Il Natale come ogni altra festività ci fornisce l’occasione di rallentare e rievocare il passato grazie alle tradizioni e ai miti che porta con sé.
Molte persone vivono questo momento dell’anno con la presenza di sentimenti positivi come gioia e speranza, attendendo con trepidazione tutto ciò che il Natale porta con sé.
Altri, invece, non vedono l’ora che tutto finisca il più in fretta possibile.
Non c’è poi da dimenticare l’impatto che questo Natale 2020 ha nello spirito e nella psiche di tutti noi. Ma, al di là dell’emergenza sanitaria in corso, il Natale è sempre un periodo intenso, sempre vissuto a livello psicologico con molteplici sfaccettature, nel bene o nel male.
Vivere in pieno spirito Natalizio non è da tutti
La considerazione che ognuno di noi può sviluppare verso il Natale o verso le festività in generale dipende in grande misura dalle nostre esperienze infantili, dalle relazioni e dalla nostra famiglia.
L’avvicinarsi del Natale porta spesso con sé sentimenti differenti: possiamo ritrovarci a desiderarne l’arrivo oppure sperare che passi il più in fretta possibile.
A tal proposito negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare di Christmas Blues, ovvero di depressione natalizia, caratterizzata da una tristezza generalizzata, mista a malinconia e nostalgia, ma ben diversa dalla depressione descritta dal DSM5 (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) per durata, intensità e implicazioni psicologici.
Il Christmas Blues si circoscrive al periodo Natalizio ed è legato ad alcuni aspetti che in esso prendono vita. La persona che ne soffre si sente in pieno contrasto con l’aspettativa che questa festività porta con sé: magia, felicità e gioia.
In base a come la persona vive e mentalizza queste festività, possono manifestarsi alcuni elementi di natura psicologica come ansia e stress, i quali possono sfociare in sintomi psicosomatici. Tra questi i più frequenti sono l’insonnia, i disturbi gastrointestinali e il mal di testa.
Le persone spesso associano questi sintomi ai numerosi pranzi o spostamenti che si effettuano in questo periodo dell’anno, tralasciando invece la possibile causa emotiva imputabile a queste festività.
Cosa ci porta ad amare od odiare il Natale?
La famiglia e la sua storia giocano un ruolo fondamentale perché i sentimenti che prendono vita nell’età adulta sono collegati a ciò che abbiamo vissuto in età infantile. Ad esempio, aver vissuto e respirato positività e spirito Natalizio, ci porta da adulti a desiderare maggiormente di replicare tale vissuto. Al contrari, se ci troviamo ad aver vissuto esperienze conflittuali, di solitudine o anche senza un particolare trasporto natalizio, probabilmente in età adulta potremmo essere più restii verso questa festività.
Non dimentichiamo che il Natale è la festività che per eccellenza ricorda la famiglia: ricongiungimenti familiari, tradizioni, incontri e scontri caratterizzano questo giorno e spesso ci obbligano a fare i conti con le nostre relazioni familiari che, a differenza delle altre relazioni, non ci scegliamo.
Chi arriva ad odiare il Natale spesso sono persone che in questo particolare momento dell’anno vivono forti sentimenti di ansia e nostalgia, sempre collegati ai vissuti familiari.
Tra gli eventi della vita maggiormente connessi a vissuti di questo tipo si trovano lutti e separazioni. A chi ha perso un familiare o una persona cara, a chi ha interrotto una relazione o subito una separazione può passare letteralmente la voglia di festeggiare il Natale.
Di per sé, però, il Natale potrebbe essere un’occasione anche per imparare a fare i conti con emozioni e sentimenti che ci generano frustrazione: laddove consapevoli noi possiamo sempre cambiare il modo con il quale affrontiamo le situazioni, Natale incluso.
Lisa Sartori, psicologa psicoterapeuta