
Disturbo ossessivo da relazione
E’ la persona giusta oppure no? M’ama non M’ama? Mi vorrà o no?
Dubbi di questo tipo circa la propria relazione sono a volte presenti nella vita di tutti i giorni e possono capitare in qualsiasi momento della relazione stessa.
Il disturbo ossessivo compulsivo da relazione è un disturbo molto diffuso che consiste nel domandarsi costantemente se siamo o meno innamorati del nostro partner; Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione è un sottotipo di DOC, Disturbo Ossessivo Compulsivo che si manifesta attraverso dubbi ossessivi e preoccupazioni riguardo le relazioni sentimentali.
Ciò che rende tali dubbi invalidanti, non sono tanto il contenuto del dubbio quanto il processo e il tempo dedicato ad esso: in presenza di questo disturbo ossessivo da relazione ti trovi di fronte alla quotidianità che è centrata su questi costanti dubbi. Il tempo, le attività, la socialità e anche il lavoro vengono pervasi da tali dubbi, rendendo per la persona che ne soffre impossibile concentrarsi su ciò che dovresti fare.
Non si parla dunque di amore ossessivo o ossessione d’amore quanto piuttosto di un vero e proprio “disturbo ossessivo-compulsivo” che ha come oggetto le relazioni.
Cosa si intende per Disturbo Ossessivo Compulsivo da relazione?
Nel disturbo ossessivo-compulsivo da relazione si distinguono due tipologie di sintomi, anche se in molti casi si presentano assieme:
- centrati sulla relazione: la persona si interroga su quanto sia “giusta” la propria relazione e ha dubbi sui propri sentimenti verso il partner o viceversa, sui sentimenti del partner verso di sè,
- focalizzati sul partner: le ossessioni consistono in preoccupazioni eccessive rispetto a difetti percepiti nel proprio partner in vari ambiti: intelligenza, moralità, socievolezza e aspetto.
Potresti giudicarlo e preoccuparti per alcune caratteristiche fisiche o per altre qualità come l’intelligenza oppure ancora la mancanza di alcune qualità sociali piuttosto che morali. Potresti osservarlo, giudicarlo e paragonarlo con altre persone per la sua pancia, per come se la cava in mezzo alle persone quando uscite, per il suo lavoro, ecc.
Quali sono i sintomi del Disturbo Ossessivo Compulsivo da relazione?
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da relazione è un disturbo invalidante e spesso le persone che ne soffrono sentono di spendere tutte le energie sulla relazione, ma non in quanto investimento ma come “pensiero”.
I sintomi tipici sono un continuo rimuginare sulla propria relazione, chiedendosi se effettivamente si ama o meno il proprio partner “lo amo o non lo amo?” a cui proviamo a dare una risposta che però non riusciamo mai a trovare, anzi, ogni volta che troviamo una risposta parte una nuova domanda.
I sintomi, nello specifico, possono essere:
- incapacità di concentrarsi
- ansia costante
- confusione mentale
- attacchi di panico
- ansia da relazione di coppia
Quali sono gli effetti del Disturbo Ossessivo da relazione?
Questo tipo di disturbo, oltre a creare alti livelli di ansia e disagio in chi ne è affetto, porta a conseguenze negative sulla relazione con il partner: la continua richiesta di rassicurazioni può creare tensioni e incomprensioni, gli evitamenti limitano la vita di coppia e nei momenti di scelte come convivenza, matrimonio, figli, i sintomi posso aumentare ed aggravarsi.
Come uscire dal Disturbo Ossessivo da Relazione?
Si pensa che per superare le cose si debba per forza capirne le origini … in parte sono d’accordo con questa idea anche se ritengo che spesso la persona che soffre di ossessioni ha maggiormente bisogno di “ridurre” il pensiero ossessivo per giungere alla genesi del motivo che ha portato a sviluppare alcune modalità relazionali.
Sicuramente la scarsa autostima, credenze disfunzionali sulla relazione e una scarsa comunicazione non aiutano la persona che soffre di queste ossessioni a tenerle sotto controllo.
Ecco che il miglior modo per superare tali ossessioni è ripartire da sè, gestendo in primis il pensiero con tecniche specifiche.
Successivamente si può lavorare attraverso EMDR e Terapia sistemica relazionale per comprenderne il significato e costruire una nuova modalità di vivere le relazioni.
Se senti di avere questa difficoltà o desideri avere maggiori informazioni, contattami al 349.7867274 o via mail a psylisasartori@gmail.com.

Quando l’altro non possiamo cambiarlo, però possiamo accettarlo.
Quante volte ti è capitato di non tollerare più la persona che un tempo ti faceva battere il cuore? Di non accettare alcuni comportamenti e abitudini dell’altro? E di desiderare di cambiarlo/a?
Sicuramente almeno una volta nella vita ti è capitato e probabilmente ha dato origine a sensazioni ed emozioni vicine alla rabbia e alla frustrazione. Ecco che stai leggendo l’articolo che fa per te.
Cosa c’e’ all’origine di tali sensazioni?
Per prima cosa abbiamo tutti il desiderio di stare in una relazione soddisfacente e che porti benessere. Ci viene più spontaneo pensare a ciò che ci aspettiamo piuttosto che a quello che dovremmo fare in prima persona per tale benessere.
Nello specifico scegliere un partner vuol dire vedere molti vantaggi nello stare insieme a quella persona, esserne innamorati e immaginare che continuerà nel tempo. Ecco che nell’innamoramento sei attirato/a dall’altro per alcune caratteristiche che ti aiutano a sentirti bene, a svolgere un ruolo, a soddisfare un tuo bisogno come il prenderti cura, l’affidarti, dare o ricevere protezione e tanto altro.
Con il passare del tempo ciò che accade a tutte le coppie e in tutte le relazioni è la “disillusione” di ciò che ti aspettavi verso ciò che in realtà è l’altro. Accettarlo diventa un processo indispensabile per la prosecuzione del rapporto di coppia.
Cosa ti serve per accettare l’altro?
Rapportarsi agli altri significa lasciarsi sorprendere, vivere in modo nuovo i sentimenti, le abitudini e le emozioni, che però non sempre siamo pronti ad affrontare per la paura del passato o del cambiamento.
Un vero incontro amoroso è rivoluzionario, è una forza che trasforma, e amore non è fondersi con l’altro e nemmeno assorbirlo, ma produrre qualcosa di nuovo, lasciandosi sorprendere.
Il modo migliore è confrontarsi e chiedersi dove si è sbagliato, che cosa non abbiamo capito e cosa possiamo fare per entrare in sintonia. Insomma una sana autocritica che porta alla crescita del rapporto.
Accettare l’altro vuol dire:
- imparare che non tutto va come desideri
- mediare i tuoi bisogni
- comunicare
- ascoltare
- costruire insieme
- gestire la frustrazione
Inoltre ricorda che la coppia è un progetto fatto da un “Noi” non da un “Io” e accettare l’altro è indispensabile per costruire insieme e non divisi. La capacità di costruire progetti insieme dipende molto dalla tua famiglia d’origine e da come hai vissuto le relazioni affettive.
Se senti che come coppia o nelle tue relazioni hai delle difficoltà ad accettare e vivi come attacco personale e intimo ciò che nelle relazioni non funziona, non esitare a contattarmi, via mail Psylisasartori@gmail.com o via telefono 3497867274

7 vantaggi del conflitto nelle relazioni
Come esseri umani siamo portati a non apprezzare il litigio e ad evitarlo. Così facendo, però, ci perdiamo la vera essenza delle relazioni umane. Attenzione: questo non vuol dire che puoi permetterti insulti, atteggiamenti prevaricatori e bullizzanti nei confronti dell’altro.

In questo articolo desidero accompagnarti verso una visione differente del conflitto più arricchente che distruttivo, più avvicinante che distanziante. Ecco perché imparare a confliggere in maniera efficace può portarti enormi vantaggi in qualsiasi tipo di relazione, da quella affettive e familiari a quelle sociali e lavorative.
Per prima cosa è importante parlare di COMUNICAZIONE, in quanto la relazione è di fatto COMUNICAZIONE: si pensi ad esempio ad un assioma della comunicazione che dice che “è impossibile non comunicare“. Si comunica sempre anche nel silenzio, in una smorfia e in una postura, soprattutto nel litigio.
Pensa ai social network e all’impossibilità di litigare costruttivamente su questo mezzo, così come alla libertà di decidere di interrompere bruscamente ogni tipo di conversazione con l’altro. Questa modalità potrebbe essere utile, a volte, soprattutto nelle relazioni distruttive. Gli effetti negativi sul lungo termine sono però legati all’incapacità nel gestire le frustrazioni. Ecco perché affrontare il conflitto diventa ancor più importante.
Come si costruisce un conflitto utile?
Per prima cosa ci sono delle piccole regole di comunicazione che possono aiutarti a fare la tua parte nel conflitto e in maniera positiva. Perché, ad esempio, evitare di dire ciò che ti ferisce, che ti blocca o che ti rende insoddisfatto non è utile al fine della relazione, a prescindere dalla sua natura: credo sia importate aiutarti a migliorare questo aspetto della comunicazione.
Come puoi migliorare la tua comunicazione nel conflitto?
- non usare il TU nella comunicazione questo ti porta a sollecitare l’altro e ad assumere un tono accusatorio;
- parla di come ti senti anziché dell’altro, questo ti aiuterà ad abbassare la rabbia ed a fare in modo che l’altro si connetta alla tua emotività senza sentirsi attaccato;
- se senti che la tua emotività è alta (su una scala da 0 a 10 dove 0 è assente e 10 altissima) ad esempio da 7 a 10, temporeggia comunicandolo in modo da non lasciare fraintendimenti per affrontare l’argomento quando l’emotività sarà scesa;
- ascolta il punto di vista dell’altro e metti in discussione le tue ragioni, che con esse non si va molto distanti.
Quali sono dunque i vantaggi del conflitto costruttivo?
- esprimi te stesso e i tuoi bisogni così da poter vivere bene un rapporto, definendo cosa puoi accettare e cosa no,
- impari ad ascoltare in maniera attiva lavorando sul tuo giudizio, così facendo potrai sentirti meno attaccato nei conflitti;
- ti definisci nella relazione e dunque sarai anche più chiaro agli occhi dell’altro;
- agisci sul presente determinando il tuo futuro;
- dai un segnale all’altro del tuo confine sano e che più in là non può spingersi;
- ti assumi la tua responsabilità nella relazione senza delegare all’altro ed impari a trovare strategie di risoluzione del conflitto;
- cresci nella relazione.
Ma quali sono i fattori che ti possono portare a perpetuare un conflitto distruttivo?
Spesso la tua storia familiare e le esperienze pregresse della vita ti formano sia come essere umano che come comunicatore. Ad esempio, essere cresciuto in una famiglia con forti livelli di conflitto distruttivo spesso ti accecano dal vedere altre possibilità. Inoltre vi sono idee su di te (ad esempio quella di essere buono, passivo, vittima ecc…) che non ti aiutano a definirti in maniera flessibile nelle relazioni e che quindi non sono utili per te.
Grazie alla psicoterapia potrai migliorare molte cose. Lavorando ad esempio sulla comunicazione, puoi migliorare la relazione sia con te stesso che con gli altri.
Per fissare appuntamento o per maggiori informazioni contattami al 349.7867274 o psylisasartori@gmail.com.

E’ amore: ecco i 7 segnali che te lo fanno capire
Non c’è cosa più complessa di capire se lui o lei ti ama davvero. Per capirlo devi avere le idee ben chiare su cos’è l’amore ed in questo articolo voglio aiutarti a chiaritele!
L’amore non è innamoramento e questo perchè, in primis, siamo tutti capaci di innamoraci ma lo siamo molto meno di amare e di accogliere l’amore. La capacità individuale dipende molto dalla nostra capacità di giocare con le nostre emozioni e con l’incontro dell’altro.
Per amare è necessario “accettare” l’altro per quello che è anziché per quello che tu vorresti che fosse (e sappi che in realtà questo è un desiderio più che normale). Ciò che fa la differenza è quanto tu riesca ad essere “flessibile” rispetto ai tuoi bisogni, aspettative e desideri e questo vale anche per il partner.
Cosa ti aiuta ad amare e ad essere amato?
Per costruire una coppia sufficientemente sana è importante tenere in considerazione alcuni fattori:
- essere separati dalle famiglie d’origine e quindi non essere “sposati” con la propria famiglia d’origine
- riconoscere l’altro e se stessi nella relazione
- rinunciare ad essere salvati dall’altro ma provare a salvarti da solo/a
- essere aperto all’evoluzione e al cambiamento
Quali sono i segnali che ti dicono che è amore?
- ti fa sentire bene : l’amore è fatto di alti e bassi come in tutte le relazioni anche di amicizia, però, in linea generale, in questo legame ti senti bene
- ti senti libero/a, ti ha visto nei momenti di gioia e di dolore come spesso poche persone ti hanno conosciuto e non provi vergogna.
- non c’è il possesso dell’altro ma la libertà dell’altro
- apprezza ciò che conta per te
- è orgoglioso e ha stima di te
- c’è nel momento del bisogno
- le parole non sono distanti dai fatti
Puoi riflettere a questi fattori anche riferiti a te stesso nei confronti del partner, per capire se sei davvero innamorato. Ricorda: per essere una coppia serve una vicinanza emotiva, sociale e sessuale ed è importante che questi ingredienti ci siano nella tua coppia. Non sempre possono essere di uguale entità o presenza, l’importante però è che tu li porti con te e che tu riesca a ricordarteli.
Per avere maggiori informazioni o per chiedere un appuntamento contattami al 349.7867274 o via mail a psylisasartori@gmail.com

Ti racconto la storia di Anna e della sua dipendenza affettiva.
“E’ meglio una delusione vera di una gioia finta”
(Neffa)
Quando incontro Anna (nome inventato) lei si trova in una situazione all’apparenza semplice ma non per lei che la vive da diverso tempo: è stata lasciata da una persona che per lei era tutto e che rappresentava la sua unica ragione di vita.
Fino a qui dirai che cosa c’è di strano? Non molto perchè ci aspettiamo che l’amore sia questo, che se non c’è la persona che ritieni di amare la tua vita non continui. Diciamo che soffrire per amore è scontato perchè ti metti in gioco quando ami e provi dei sentimenti, assumendoti un rischio “sano” per la tua vita.
La dipendenza affettiva però è qualcosa di più subdolo, che si insinua nella vita e che sembra incatenarti.
Ecco perchè desidero raccontarti la storia di Anna.
Anna è in una relazione affettiva da circa 5 anni caratterizzata da tira e molla senza una reale prospettiva di continuità ma non riesce a fare a meno della presenza di quest persona seppur nella sua vita diventa nociva. Gli effetti di questa “relazione” sono invalidanti nella sua vita, ovvero non riesce a fare le cose che vorrebbe perchè desidera esserci se lui arriva, ha trascurato amicizie e rotto con alcune persone che dimostravano dei dubbi sulla relazione. Ciò che ha spinto Anna a contattarmi è l’ennesimo attacco di panico che si trova a dover vivere con la paura di non uscirne più e avvenuto all’ennesima minaccia di abbandono da parte di Fabio.
Ecco che ci troviamo in terapia, con iniziale desiderio di Anna di trovare delle risposte immediate ai suoi dubbi e rassicurazione in me per la sofferenza che stava attraversando. A poco a poco, con la costruzione della relazione terapeutica e con la comprensione reale di che cosa aspettarsi dal terapeuta, Anna si conosce e prova a sperimentare una dimensione sana di relazione nella quale poter pensarsi come non malata o problematica ma semplicemente come una persona che desidera superare la sua dipendenza.
Dire NO è stato il prima passo, ovviamente con tutto il tempo necessario e soggettivo, Anna sperimenta la solitudine e la necessità di prendersi cura di sè. Ritrova nelle amicizie un tempo allontanate un vero e proprio aiuto e sostiene delle attività che l’aiutano a non cedere al bisogno di sentire Fabio. Più passa il tempo senza di lui e più sente di potercela fare perchè la relazione era tossica e diventava un circolo vizioso.
Anna inoltre ha dato un senso a questa difficoltà collegandola ad alcune esperienze familiari che le hanno consentito di sentirsi meno sbagliata.
Quali sono stati i passaggi fondamentali per Anna?

- Dire NO… nelle dipendenze affettive così come nelle dipendenze in generale finchè non si dice NO tutto può succedere
- Accettarsi senza dover essere diversa
- Bastarsi anche nelle piccole cose
- Ripercorrere la sua storia familiare andando alla ricerca dei suoi ruoli e scoprendo che quello che stava vivendo nella relazione con Fabio non era poi così diverso da quello che aveva già provato
- EMDR per superare idee negative su di sè e per ritrovare l’autostima…
Com’è finita la terapia?
Anna ora si sente libera perchè ha ripreso il controllo della sua vita e riesce a dire NO a Fabio. Ovviamente ha preso delle decisioni importanti che la portano a trasferirsi in una città che ha sempre pensato di raggiungere ma mai realizzata perchè non credeva in sè. Peccato che ci siamo conosciute con la mascherina e ci siamo anche salutate con lei.
Se senti di avere una sotria simile ad Anna e vuoi provare ad uscirne contattami via mail a psylisasartori@gmail.com o al cellulare 349-7867274

Come rendere una coppia duratura nel tempo
Quando si inizia una relazione non si pensa a quando finirà ma a quanto durerà, soprattutto nelle fasi iniziale di vita della coppia. Si è invincibili, si viaggia su un mondo parallelo fatto di aspettative, desideri e fantasie che sembrano fin troppo reali.
Però, sicuramente dopo anche soli 6 mesi, la magia sembra affievolirsi e progressivamente ti potresti trovare a chiederti come mai sei finito/a in questa relazione fino a temerne o desiderarne la fine.
Ecco perché in questo articolo desidero raccontarti gli ingredienti essenziali per una vita di coppia duratura… perché esistono realmente. La coppia è come una casa: immagina di dover vivere in una casa con alcune stanze trasandate e poco curate, non credo che ti sentiresti a tuo agio. Invece se immagini una casa omogenea anche nella cura, magari anche partendo solo da piccole cose senza troppo sfarzo o arredamento , immagino la sensazione di benessere che lascerà non solo a te che vivi ma anche a chi verrà in visita. Ecco che la coppia è cosi composta da tre stanze:
intimità-passione-impegno
Ovviamente, nella vita quotidiana non potrai essere sempre attento/a a tutte le stanze ma potrai, se ne hai consapevolezza, accorgerti che qualcosa non va o che dovresti curare meglio una di queste.
Quali sono gli ingredienti essenziali per una coppia duratura?
- esserti svincolato dalla tua famiglia d’origine ti aiuterà a vivere con completezza la tua vita di coppia e/o famigliare senza dover entrare in dinamiche passate e che, per ciclo di vita, non ti appartengono
- rinunciare ad altri “matrimoni” con lavoro e/o vita sociale ti consentirà di valorizzare la coppia e l’altro dando le corrette priorità in base al valore affettivo per la vita di coppia
- avere la capacità di rispettare te stesso rispettando l’altro
- conoscere i bisogni della coppia e coltivarli
- essere flessibili e curiosi alla coppia che evolverà nella vita senza restare rigidi al passato o al presente.
- riuscire a comunicare in maniera efficace e gestire il conflitto inevitabile per una vita di coppia duratura.
- avere stima e amore per l’altro, coltivando tutte le stanza della coppia
Questi sono alcuni ingredienti indispensabili per la durata di una relazione di coppia: riconoscere il desiderio di vivere una relazione soddisfacente è necessario per preservare la coppia e la tua felicità in essa. Ovviamente, saper chiudere quando la coppia non funziona è anch’esso indice di serenità e di salute per se stesso e spesso anche per i figli che, come dico sempre, non hanno bisogno di genitori che stanno insieme e basta, ma di genitori felici.
Tutte queste capacità si acquisiscono dalla storia familiare e anche dalla storia di vita, ma potrai pensare di imparare a stare nella coppia come meglio desideri, sempre. Basta desideralo.
Se desideri avere altre informazioni o fissare appuntamento chiamami al 349.7867274 o via mail a psylisasartori@gmail.com

Dimmi come vivi il Natale e ti dirò che relazioni hai vissuto

Il Natale come ogni altra festività ci fornisce l’occasione di rallentare e rievocare il passato grazie alle tradizioni e ai miti che porta con sé.
Molte persone vivono questo momento dell’anno con la presenza di sentimenti positivi come gioia e speranza, attendendo con trepidazione tutto ciò che il Natale porta con sé.
Altri, invece, non vedono l’ora che tutto finisca il più in fretta possibile.
Non c’è poi da dimenticare l’impatto che questo Natale 2020 ha nello spirito e nella psiche di tutti noi. Ma, al di là dell’emergenza sanitaria in corso, il Natale è sempre un periodo intenso, sempre vissuto a livello psicologico con molteplici sfaccettature, nel bene o nel male.
Vivere in pieno spirito Natalizio non è da tutti
La considerazione che ognuno di noi può sviluppare verso il Natale o verso le festività in generale dipende in grande misura dalle nostre esperienze infantili, dalle relazioni e dalla nostra famiglia.
L’avvicinarsi del Natale porta spesso con sé sentimenti differenti: possiamo ritrovarci a desiderarne l’arrivo oppure sperare che passi il più in fretta possibile.
A tal proposito negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare di Christmas Blues, ovvero di depressione natalizia, caratterizzata da una tristezza generalizzata, mista a malinconia e nostalgia, ma ben diversa dalla depressione descritta dal DSM5 (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) per durata, intensità e implicazioni psicologici.
Il Christmas Blues si circoscrive al periodo Natalizio ed è legato ad alcuni aspetti che in esso prendono vita. La persona che ne soffre si sente in pieno contrasto con l’aspettativa che questa festività porta con sé: magia, felicità e gioia.
In base a come la persona vive e mentalizza queste festività, possono manifestarsi alcuni elementi di natura psicologica come ansia e stress, i quali possono sfociare in sintomi psicosomatici. Tra questi i più frequenti sono l’insonnia, i disturbi gastrointestinali e il mal di testa.
Le persone spesso associano questi sintomi ai numerosi pranzi o spostamenti che si effettuano in questo periodo dell’anno, tralasciando invece la possibile causa emotiva imputabile a queste festività.
Cosa ci porta ad amare od odiare il Natale?
La famiglia e la sua storia giocano un ruolo fondamentale perché i sentimenti che prendono vita nell’età adulta sono collegati a ciò che abbiamo vissuto in età infantile. Ad esempio, aver vissuto e respirato positività e spirito Natalizio, ci porta da adulti a desiderare maggiormente di replicare tale vissuto. Al contrari, se ci troviamo ad aver vissuto esperienze conflittuali, di solitudine o anche senza un particolare trasporto natalizio, probabilmente in età adulta potremmo essere più restii verso questa festività.
Non dimentichiamo che il Natale è la festività che per eccellenza ricorda la famiglia: ricongiungimenti familiari, tradizioni, incontri e scontri caratterizzano questo giorno e spesso ci obbligano a fare i conti con le nostre relazioni familiari che, a differenza delle altre relazioni, non ci scegliamo.
Chi arriva ad odiare il Natale spesso sono persone che in questo particolare momento dell’anno vivono forti sentimenti di ansia e nostalgia, sempre collegati ai vissuti familiari.
Tra gli eventi della vita maggiormente connessi a vissuti di questo tipo si trovano lutti e separazioni. A chi ha perso un familiare o una persona cara, a chi ha interrotto una relazione o subito una separazione può passare letteralmente la voglia di festeggiare il Natale.
Di per sé, però, il Natale potrebbe essere un’occasione anche per imparare a fare i conti con emozioni e sentimenti che ci generano frustrazione: laddove consapevoli noi possiamo sempre cambiare il modo con il quale affrontiamo le situazioni, Natale incluso.
Lisa Sartori, psicologa psicoterapeuta

Effetti della fine di una relazione: ansia e depressione

Pensare che nulla possa finire e che una relazione duri per sempre, come dico in psicoterapia, non è utile perché ti porta ad adagiarti e non curare la relazione e mantenere vivo il sentimento. Questo perché come esseri umani siamo portati a trovare la via più semplice e pensare che tutto resterà fermo, immobile. Il cambiamento culturale porta con sé anche un cambiamento nella capacità di restare o meno dentro una relazione, con tempi totalmente diversi anche nel vivere le relazioni.
Come si può vivere la separazione?
La fine di una relazione non passa inosservata perché può portarti a vivere una reazione emotivamente importante con il susseguirsi di diverse emozioni come tristezza, paura , rabbia e disgusto.
La reazione ad essa dipende da vari fattori: la personalità, la modalità che porta alla fine, la storia di coppia, la fase del ciclo di vita, la presenza o meno di una rete di sostegno e di figli. Infatti per chi vive una relazione di coppia non è inconsueto chiudersi nella coppia o nella famiglia e lasciare meno spazio all’individualità, senza però considerare l’effetto di ciò di fronte alla fine della relazione.
Quali sono i sintomi più comuni?
Ansia e Depressione sono alcuni sintomi psicologici che emergono con maggior frequenza in caso di separazione, non solo per chi la subisce (laddove non sia consensuale) ma anche per chi l’agisce.
Per la psicoterapia sistemica relazione qualsiasi sintomo non è altro che una forma di comunicazione che ha uno o più destinatari: il compito dello psicoterapeuta è anche di riuscire a cogliere questa sfaccettatura comunicativa e renderla esplicita.
L’ansia è collegata spesso alla separazione anche nella relazione genitori-figli, infatti è tipico dell’adolescenza manifestare sintomi ansiosi in corrispondenza di una maggiore autonomia. Nella relazione di coppia l’ansia può avere come effetto sulla relazione, la possibilità di impedire la separazione, un movimento spesso inconsapevole per tenere l’altro a te vicino.
La depressione è spesso presente in storie di appartenenze negate ovvero di persone che hanno perso il proprio ruolo, posto o gruppo di riferimento. Questo succede anche nel momento in cui avviene la perdita di qualcuno come nel lutto e per la separazione può essere anche la stessa cosa. Ovviamente ci sono processi diversi per superare le due situazioni ma il senso di abbandono e di perdita è molto simile anche nella separazione. E’ un vero e proprio cambio di status , da coppia a individuo e questo ha degli effetti anche sulla tua identità.
Come superare la fine di una relazione?
Ecco alcuni passaggi importanti:
- La separazione si può superare: tutto dipende anche dal tuo livello di flessibilità e di capacità a riorganizzarti che comunque puoi sviluppare a qualsiasi età.
- Pensa che non sei il solo a la sola a soffrire.
- Il come vivi la fine ha molto a che vedere anche con le tue relazioni e l’idea che hai di te: ecco che quindi puoi usare questo momento per rivedere alcuni tuoi funzionamenti.
- Ricostruire la tua identità è un passaggio utile sempre, quando devi riorganizzarti ancora di più.
- Se sei genitore ricorda che il legame genitoriale non si scioglie nella vita ma è un dovere che continua anche nel conflitto
Ecco che in questo articolo ho voluto parlarti di quello che puoi vivere se attraversi una separazione: come viverla sta a te!
Se desideri avere un aiuto in questo momento oppure alcune informazioni, contattami per fissare un’appuntamento chiamandomi al 349.7867274 o via mail.

La tua relazione non funziona: ecco i 3 segnali
Ascolta o la tua lingua ti renderà sordo.
Proverbio Cherokee
Le relazioni sono all’ordine della vita di tutti i giorni e come tali hanno un peso importante nella nostra quotidianità. Vivere in relazioni distruttive diventa logorante ed è spesso difficile accorgersi di questo continuo logorio proprio perché si parla di emozioni e sensazioni.
Capire che una relazione non funziona è importante al fine di aiutarti a mettere ordine nella tua vita e a provare a realizzare il tuo benessere: io in psicoterapia e anche in alcuni miei post uso spesso la frase “di relazioni ci si ammala, di relazioni si guarisce“.
A prescindere dal tipo di relazione, dalla durata e dall’intensità, ci sono relazioni che non funzionano e potranno mai funzionare. I fattori che causano tale malfunzionamento sono molteplici ma spesso si parte da un presupposto molto semplice e basico: semplicemente non si è fatti per stare insieme.
Valori e priorità differenti, famiglie in opposizione, obiettivi discordanti rispetto al percorso di coppia: sono solo alcune delle difficoltà che spesso causano difficoltà. Oltre a questi elementi vi è anche il sentimento ovvero l’indicatore per eccellenza che ci indica se una storia potrebbe funzionare o meno.
Una relazione che non funziona: ecco i 3 segnali
- manca la comunicazione, elemento indispensabile per farti incontrare con lui o con lei
- assenza di condivisione di progetti che sono spesso il motore della vita di coppia o relazionale
- intolleranza al contatto fisico ed evitamento sono spesso segnali che la passione o l’attrazione non è più qualcosa di positivo o almeno non è più vissuto come tale
Questi sono alcuni segnali che fungono da indicatori che qualcosa potrebbe non funzionare nella tua relazione. Se li stai sperimentando sarebbe opportuno che tu iniziassi a porti delle domande sulla tua relazione.
Prima ancora di questo indicatori ci sono almeno altre 5 situazioni, pregresse, che possono portare a difficoltà nella coppia. Vediamole:
- L’amore verso l’altra persona non viene dimostrato correttamente
- Un partner ostacola la realizzazione dell’altro
- Vengono lesi i propri principi o valori
- Perdita della propria autonomia: si è creata una situazione di squilibrio tale per cui ci si trova addirittura a dover chiedere all’altro il permesso per esistere e per essere se stessi. Niente di più alienante.
- Non posso però, come psicoterapeuta sistemica, non considerare anche il tuo ruolo in questa dinamica di coppia non soddisfacente. Poniti la domanda “cosa faccio io per contribuire a mantenere viva questa insoddisfazione? Vedrai che la risposta può aiutarti a prendere maggiore consapevolezza della tua “componente”, ” deresponsabilizzando l’altro e centrandoti di più su te stesso/a.
Prendere una decisione, ma quale?
Per decidere se una relazione deve continuare o meno, non bastano solo i segnali ma è necessario fermarsi e porsi alcune domande utili a favorire la consapevolezza:
- Chiediti quanto tu senti di aver fatto per questa storia da 0 a 10… se la risposta è elevata allora forse puoi permetterti di non fare più nulla
- Prova a fare un elenco dei pro e dei contro nel restare nella tua relazione o nel chiuderla. Elenca anche le migliori speranze, in entrambi i casi. Valuta poi, di pancia, quale delle opzioni senti più adatta a te in quel momento
Solo tu puoi decidere di uscire da una relazione che non funziona, sapendo che saper lasciare è importante come saper iniziare qualcosa. Ma, come farlo?
Beh, non esiste un manuale per dirti cosa fare. Sarebbe anche poco utile perché ciascuno di noi, fortunatamente, è diverso e necessita di cose diverse.
Gli unici saggi suggerimenti che posso darti sono:
- ascolta te stesso
- non giudicarti
- accetta che non hai il potere di cambiare gli altri, ma solo te stesso
Per avere maggiori informazioni o per prendere appuntamento contattami al 349.7867274 oppure via mail a psylisasartori@gmail.com

Il potere positivo del dire “NO” nelle relazioni
Per molte persone non è facile dire “NO” e può portare loro anche a vivere situazioni scomode e poco utili in diversi ambiti della vita: famiglia, relazioni, coppia, ambito sociale e lavorativo. Come dico spesso in psicoterapia: “E’ fondamentale imparare a mettere un punto dove prima mettevi una virgola, perché ti consente di porre fine ad alcune sofferenze e ti permette di sviluppare autostima”.
Come mai è così difficile dire NO?
Per molte persone la parola “NO” viene vista come una sorta di “imposizione” o anche come un’affermazione negativa, il tutto spesso in contrasto con la tendenza a prediligere la “disponibilità” e la “gentilezza”che si crede siano legati al dire “SI”.
Dire “NO”, in realtà, è una capacità relazionale indispensabile per creare relazioni efficaci.
La difficoltà nel dire “NO” è però principalmente legata ad alcuni aspetti:
- La storia Familiare: se hai avuto esperienze familiari che ti hanno impedito di affermarti, oppure che ti hanno insegnato che è importante “essere accondiscendenti”, “buoni” e “sacrificarsi” è molto probabile che tu possa sentirti in difficoltà nel dire “NO”, proprio perché da un lato non sei abituato e dall’altro potrebbe farti paura.
- Il senso di colpa: è l’ingrediente indispensabile per farti fare o vivere situazioni che se potessi eviteresti. Questo lo si apprende sempre da esperienze passate, anche ripetute negli anni, laddove una decisione presa per te anche piccola, veniva bloccata dal senso di colpa.
- Dire “No” vuol dire “definirsi “ nella relazione: ovvero mettere dei confini importanti per tutelarci nella relazione con l’altro, a prescindere dalla sua natura.
- E’ collegato all’autostima: imparare a dire “No” la fa aumentare.
Il valore del “NO” nelle relazioni di coppia
Non dire “NO” può essere alla base di una difficoltà a vivere serenamente una relazione di coppia. Questa difficoltò può partire spesso da piccole cose come, ad esempio, il sentirsi in difficoltà a dire “NO” anche ad una semplice cosa che non vorresti fare per paura di dare un’immagine di te non adatta o per paura dell’abbandono.
Quello che accade però, così facendo, è che impedisci alla persona di conoscerti per quello che sei e per i tuoi confini: dicendo sempre “SI” darai all’altro il potere di abbattere qualsiasi confine nei tuoi confronti e ti renderai “disponibile”. Ovviamente per te o per l’altro questo sarà positivo e così lo sarà sicuramente, ma non può essere così a lungo termine! Soprattutto perché ciò può portare a non riuscire a “chiudere” una relazione quando non sarà più sana o quanto ti far vivere dimensioni di coppia che non hai scelto e che, a lungo andare, potresti sentire come pesanti e finire per subirle. Ad esempio, è molto importante imparare a dire “NO” per chi soffre di dipendenza affettiva.
Gli effetti positivi nel dire “NO”, validi nelle relazioni di coppia, li puoi estendere anche alle relazioni lavorative o alle relazioni amicali: non darti per scontato in qualsiasi ambito della tua vita perché se lo farai tu lo potranno fare gli altri.
Come imparare a dire “NO”?
Ecco alcuni semplici passi:
1. Ricorda che non ci vuole un buon motivo per dire di NO;
2. Accetta i tuoi limiti personali e relazionali;
3. Supera il senso di colpa;
4. Ricorda che il NO ti aiuta ad evitare il risentimento;
5. Ricorda che dire “NO” aumenta la tua autostima. Fai l’esercizio dello specchio: mettiti tutti i giorni di fronte allo specchio per almeno qualche minuto e , osservandoti, prova a dirti parole positive e dirti quali sono le tue risorse e abilità.
Ecco che, alla luce di quanto detto, nelle relazioni è importante dire “SI” così come dire “NO” laddove necessario: è il giusto mix tra queste due parole che ti aiuterà a vivere una relazione sana.