
Dipendenza dalle relazioni online
La dipendenza cyber-relazionale, che cos’è e come possiamo uscirne, ecco i miei consigli per superare questa nuova forma di dipendenza

Amicizia e dipendenza affettiva
L’amicizia è un rapporto affettivo e come tale si basa su credenze, scale di valori e bisogni affettivi che spesso riguardano il mondo affettivo individuale e familiare. L’amicizia non richiede costanza e continuità: si può non vedere un amico per mesi o per anni e ritrovarlo, da un giorno all’altro, senza che nulla sia cambiato. Le emozioni e la complicità restano infatti intatte. E’ un rapporto importante e, soprattutto nell’età adolescenziale, diventa una vera e propria esperienza relazionale sostitutiva alla famiglia.
L’amicizia risponde a bisogni complementari a quelli di un rapporto d’amore: con l’amico si può parlare di cose che il partner non capirebbe (i pettegolezzi e le confidenze femminili, la goliardia e il parlare di sport tra uomini). L’amicizia vive libera da obblighi e richieste, prescinde dal progetto, non ha futuro ma solo passato e presente.
Il dipendente affettivo nell’amicizia
Il dipendente affettivo ha bisogno costante di conferme e come tale nelle relazioni tende ad essere molto attento a compiacere l’altro. In particolare la dipendenza affettiva ha alla base una forte insicurezza legata alle figure infantili di attaccamento. Nel legame di amicizia il dipendente affettivo ricerca una costante conferma di sè e basa la propria autostima sulla conferma dell’altro. Come l’amore, anche l’amicizia per essere “vera” e fonte di benessere deve essere fondata sulla cooperazione e la reciprocità tra due persone in grado di mantenere la loro autonomia, nonostante un certo grado di reciproco bisogno. Ma il dipendente non riesce a vivere senza l’altro soprattutto al fine di confermare di “essere voluto” e “accettato”. Al fine di essere amato il Dipendente Affettivo si dimentica di sè stesso, mette l’amico o l’amica nel piedistallo e fa di tutto pur di conquistare la loro attenzione, li colma di attenzioni, acconsente a quasi tutte le loro richieste.
Alcuni aspetti che caratterizzano il dipendente affettivo nella relazione amicale sono:
- Gelosia
- Ossessione
- Esclusività
Quindi il dipendente affettivo è l’amico che non ha orari, è iper presente e senza confini per sè.
Anche nell’amicizia, vive relazioni asimmetriche, in cui relega sé stesso in secondo piano e impiega tutte le energie per compiacere gli amici, provvedere ai loro bisogni e guadagnarsi la loro fedeltà. Accoglie quasi tutte le loro richieste, uscendo anche quando non ne ha voglia e mettendo l’altro di fronte a sè.
Come una relazione di dipendenza differisce da un sana amicizia?
Un rapporto sano di amicizia è spontaneo e generoso. Entrambi gli amici sono desiderosi di comprendere l’altro e di riconoscerne la piena indipendenza ed autonomia. Si ha il desiderio di vedere il nostro amico raggiungere il suo pieno potenziale, lo sviluppo di nuovi interessi e competenze. Un rapporto di dipendenza è invece bloccato e possessivo, creando stagnazione reciproca e limitando la crescita personale dell’altro.
Il fattore che contraddistingue un rapporto sano è la “reciprocità” in qualsiasi tipo di legame. Ciò che purtroppo accade nella dipendenza affettiva è che tale aspetto non c’è. Il dipendente sarebbe capace di fare di tutto pur di non perdere il legame, anche venendo meno a se stesso.
Come uscire dalla dipendenza affettiva nell’amicizia?
Il dipendente affettivo non è felice nelle relazioni affettive e spesso crede di non meritare la felicità, motivo per cui si accontenta. Come puoi intuire da queste parole per uscire dalla dipendenza affettiva è importante partire da sé e da migliorare aspetti che riguardano la propria autostima e la propria storia di vita, soprattutto relazionale.
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Dipendenza sana e patologica: come distinguerle nella relazione
Dottoressa ma quella che sto vivendo nella mia relazione è una dipendenza sana o una dipendenza sbagliata?
Questa è la domanda che più spesso mi viene fatta in terapia e che mi ha spinto oggi a scegliere di parlare di questo argomento. La dipendenza patologica, ahimè, può nuocere alla persona: ecco perché è importante distinguere la dipendenza sana dalla dipendenza affettiva così come imparare ad accettare anche un certo livello di dipendenza “sana” in un rapporto affettivo.
La dipendenza nelle relazioni
A “dipendere” lo impariamo a fare fin da piccolissimi. Siamo dipendenti, ad esempio, dalla la figura primaria genitoriale perché da bambini necessitiamo di cura e di nutrizione. Questa fase di “dipendenza” è indispensabile per lo sviluppo della nostra “base sicura” ed è proprio questa dipendenza che ci consentirà gradualmente di sviluppare una sana e futura indipendenza. Ecco perché le relazioni primarie sono importanti: condizionano infatti il nostro futuro.
Cosa succede se non siamo in grado di sviluppare l’indipendenza?
In questo caso, sicuramente, la persona svilupperà sintomi quali ansia, paura dell’abbandono, instabilità emotiva nel momento in cui il processo di separazione non è accompagnato da una base sicura… come se da un momento all’altro si potesse essere soli, abbandonati o fare qualcosa di sbagliato. Nella vita ovviamente questo può alimentare relazioni instabili con la ricerca di una dipendenza compensatoria.
Quali differenze tra una dipendenza sana e una patologica?
- La dipendenza sana è il naturale desiderio di poter contare sull’altro, è consapevole, basata sulla fiducia e sul desiderio di condividere e costruire con l’altro. Il rapporto con il partner accresce le proprie potenzialità e lo sviluppo della persona. L’eventuale rottura di una relazione è tollerata e non da vita a reazioni patologiche (depressione, ansia, angoscia, altri comportamenti di dipendenza).
- La dipendenza patologica è una dipendenza assoluta basata sulla sfiducia, sul controllo e sul costante bisogno dell’altro per “sentire di esistere”. Il rapporto con il partner non permette la crescita limitando le potenzialità. La rottura non è tollerata poiché l’assenza dell’altro riconduce al vuoto interiore, dando vita a reazioni patologiche.
Il concetto di dipendenza si colloca su un continuum che partendo dalla dipendenza sana, capace di favorire la crescita, può culminare nella dipendenza patologica che impedisce lo sviluppo della persona.
Esiste una dipendenza sana nelle relazioni?
Certo che si. Una relazione affettiva ma soprattutto amorosa necessita di un certo quantitativo di dipendenza che si caratterizza da sentimenti corrisposti ed equilibrati. Questa dipendenza è del tutto naturale e non viene spesso sentita o vissuta proprio per la sua naturalezza. Si sente di essere reciprocamente attenti alla relazione, di costruire un noi di coppia e di desiderare di condividere con l’altro. A differenza dalla “dipendenza patologica”, in questo caso la dipendenza è naturale e nasce nella relazione senza pensarci. Per coloro che dipendono in maniera totalitaria e malsana sarà impossibile pensare di non dipendere dall’altro e saranno quotidiani i tentativi di dipendere sempre di più a tal punto da rinunciare a se stessi per avere l’altro con sé e questo spesso non sarà corrisposto.
Ricordati che la dipendenza affettiva è una forma patologica di relazione e che dipendenti affettivi non si nasce, ma si diventa. Come? Attraverso la ricerca costante e assidua di un posto sicuro che “ripari” le proprie esperienze relazionali con i nostri genitori.
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Dipendenza o amore? Scopri i tipi di dipendenza affettiva
La dipendenza affettiva è una forma di dipendenza che ha come oggetto la relazione affettiva che assume il ruolo della più classica “sostanza”. Spesso si fa uso delle sostanze stupefacenti fine di “sentirsi in un certo modo” o per “automedicarsi”. La stessa cosa vale per la Dipendenza Affettiva, per il bisogno di avere l’altro non tanto per l’amore quanto per il bisogno di avere con sé un altra persona. Il Dipendente Affettivo non si riesce a vedere da solo e indipendente dall’altro e ovviamente questa idea si è costruita nel corso del tempo.
Dipendenza o amore?
C’è un limite sottile tra amare una persona ed avere una dipendenza affettiva. Se si ama è naturale, soprattutto durante la prima fase, vivere in simbiosi e condizionarsi reciprocamente.
I rapporti di intimità sono molto influenzati dagli schemi di attaccamento dell’infanzia, in un certo modo riusciamo ad amare ed a farci amare come siamo stati amati dai nostri genitori.
In una relazione sana quindi i due partner riusciranno ad amarsi reciprocamente, a prendersi cura l’uno dell’altro.
Durante una relazione, una coppia passa attraverso diverse fasi:
- luna di miele,
- innamoramento,
- disillusione e passaggio verso una dimensione più matura
Se i partner sono flessibili saranno in grado di attraversare tutti questi momenti insieme, di crescere, rafforzarsi e superare le varie difficoltà.
Il dipendente affettivo si blocca in un’idealizzazione dell’altro che porterà molta sofferenza in lui e nella coppia, vivendo l’angoscia che qualcosa possa cambiare da un momento all’altro e quindi di venire abbandonato.
Ecco perchè conoscere la dipendenza affettiva è fondamentale per sapere come superarla.
Quali sono i vari tipi di dipendenza affettiva?
In America esiste l’associazione dei dipendenti affettivi detta “Love Addicted Anonymous” che ha delineato alcuni profili tipici dei dipendenti affettivi:
Dipendente affettivo ossessivo
Non riesce a distaccarsi dalla propria relazione, anche se il partner non è emotivamente o sessualmente disponibile o se ha delle caratteristiche che non portano la persona a sentirsi apprezzato. Questa tipologia di dipendente ha come modalità di dipendenza il pensiero ossessivo; ovvero si dedica molto tempo alla persona dalla quale si dipende anche se la relazione è esclusivamente “ mentale” o “ipotetica”.
Dipendente dalla relazione
Al contrario delle altre tipologie, non è più innamorato del partner, ma non riesce comunque a lasciarlo. Di solito, sono persone estremamente infelici e spaventati dal cambiamento e dalla possibilità di rimanere da soli. Ecco che l’idea di avere una relazione seppur “insoddisfacente” è per queste persone di gran lunga meglio della solitudine.
Dipendente affettivo codipendente
Nella maggior parte dei casi, soffre di mancanza di autostima e cerca, con ogni mezzo, di trattenere con sé la persona da cui dipende, ad esempio prendendosene cura, controllandola con strategie passivo – aggressive, o accettandone gli abusi. In genere, il dipendente affettivo codipendente farebbe qualsiasi cosa per “prendersi cura” del proprio partner, nella speranza che, un giorno, venga ricambiato. In linea generale il co-dipendente ha un bisogno estremo di cura e accudimento ma è come se avesse imparato a darlo senza alcune reciprocità.
Dipendente affettivo narcisista
Questa tipologia di dipendente usa la seduzione e la dominazione per controllare il proprio partner. Al contrario del codipendente, che accetta la sofferenza, il narcisista non lascia che qualcosa interferisca col proprio benessere e non appare in alcun modo preoccupato della relazione. Quando, però, si trova di fronte alla minaccia di un abbandono, cerca con ogni mezzo di mantenere la relazione, fino ad arrivare alla violenza. Qui spesso quando ci si trova nella relazione a codipendere da un narcisita è frequente il senso di “essere sbagliati” e non all’altezza dell’atro. Il narcisita cercherà con tutte le sue forze di mirare l’autostima dell’altro/a al fine di renderlo/a succube.
Dipendente affettivo ambivalente
Questa categoria, generalmente, soffre di un disturbo di personalità evitante, che causa una ricerca estenuante dell’amore, ma allo stesso tempo il terrore dell’intimità. Questa combinazione può portare, in alcuni casi, a ricercare l’amore di persone non disponibili mentre, in altri, a interrompere le relazioni non appena queste iniziano a diventare più intime e serie.
Seduttore rifiutante
Questo dipendente affettivo ricerca un partner per ottenere affetto, compagnia o sesso per poi, quando si sente insicuro, rifiutarlo, in un ciclo continuo di disponibilità e indisponibilità. Questo ciclo continuo indispone l’altro facendolo oscillare tra il senso di “essere importante” e la sensazione di “non valere nulla”.
Dipendente romantico
La dipendenza, in questo caso, riguarda partner multipli. Al contrario, però, dei dipendenti sessuali, che cercano di evitare i legami, i dipendenti romantici instaurano legami con tutti i loro partner, in gradi diversi, anche se le relazioni sono di breve durata o si sviluppano contemporaneamente.
Come puoi vedere le modalità di dipendenza sono molteplici e spesso anche con differenze molto sottili. Per ciò che compete la mia modalità di lavoro clinico, non è importante la categoria quanto l’essere dipendenti. Ecco che queste sono linee guida anche per chi, alle prime armi, cerca di farsi un’idea dei diversi tipi di legami dipendenti. Ovviamente anche le diverse modalità hanno a che vedere con la storia d’origine e familiare.
Nella maggior parte dei casi c’è uno squilibrio relazionale, dove il dipendente è completamente dedito all’altro, si aggrappa all’altro perché pensa che solo in questa maniera riuscirà a riempire un vuoto profondo.
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Il ciclo della dipendenza affettiva
La dipendenza affettiva è una forma di relazione patologica, detta anche tossica, che ti fa sentire imprigionata. Parlo al femminile perchè è una forma di dipendenza maggiormente presente nel mondo femminile, sicuramenti per aspetti di vissuti emotivi e familiari.
Come tutte le dipendenza per sconfiggerle è importante riconoscere il problema e conoscere il processo che si attiva.
Le 9 fasi emotive nella Dipendenza Affettiva:
- Fase dell’attrazione e della seduzione che tanto attrae il dipendente affettivo. Infatti il partner che esercita la seduzione fa sentire il Dipendente Affettivo forte e importante;
- Fase della fantasia del salvatore che fa vedere il partner come il salvatore, come se fosse idealizzato e spesso perfetto così come lo si ricercava;
- Fase del sollievo dal dolore che porta il Dipendente Affettivo a sentire che le dolorose sensazioni di vuoto, solitudine e assenza di valore ed importanza, cessano momentaneamente. Questa fase del ciclo viene chiamata «romance».
- Fase dell’incremento del bisogno e di negazione della realtà nella quale il Dipendente Affettivo inizia a percepire e manifestare un crescente bisogno di attenzioni, contatto e presenza e diventa maggiormente richiedente. Il partner evitante inizia a sfuggire diventando sempre meno presente nella relazione, ma il Dipendente Affettivo non vuole vedere questi segnali e ne nega l’evidenza giustificando il partner: «è molto impegnato a lavoro», «ha il diritto di stare un po’ con gli amici», ecc.
- Fase del crollo della negazione ovvero, gradualmente, il Dipendente Affettivo realizza i comportamenti di allontanamento e la distanza posta dal partner evitante. Inizia a guardare la realtà e la negazione cessa, si accorge di non essere centrale nella vita del partner. Iniziano litigi e conflitti così come scelta di chiusura del legame che viene subita dal Dipendente Affettivo.
E’ qui che iniziano i comportamenti ossessivi del controllo del partner, soprattuto perché il Dipendente Affettivo nega la realtà al fine di mantenere il legame. - La fase del ritiro: il Dipendente Affettivo finalmente comprende di essere stato lasciato per qualcuno o qualcosa più importante per il partner. Entra nella fase del ritiro in seguito alla rimozione della «droga» (partner).
Ma se nelle dipendenze da sostanza la cessazione dell’assunzione porta al recupero, nella Dipendenza Affettiva no: si riattivano le antiche emozioni di vuoto, abbandono, paura, gelosia, rabbia e insieme ad esse, quelle più concrete e relative al momento presente di perdita di una persona, della sicurezza economica, di una casa o altri beni materiali, di un ruolo sociale ecc.
E’ qui che si crea il SOVRACCARICO EMOTIVO che porta la persona a non vivere bene con pensieri depressivi. Ansia e panico, insonnia, ossessione… - La fase dell’ossessione dove il Dipendente Affettivo sposta il fuoco dell’ossessione dal partner idealizzato a come riportare indietro il partner o su come vendicarsi.
- La fase dell’acting-out compulsivo: il Dipendente Affettivo a questo punto agisce compulsivamente comportamenti atti a avere sollievo dal dolore come un Nuovo ciclo emotivo con un altro partner, Recupera la relazione con il partner evitante e ricomincia il ciclo precedente, Comportamenti provocatori per avere l’attenzione dell’ex, Tentativi di seduzione dell’ex, Minacce per ottenere attenzioni…
- La fase di Re-Innesco dove si riprende il ciclo con lo stesso partner iniziale o si attiva per ricercare altro partner.
Questo ciclo ti aiuta a capire come si arriva alla dipendenza affettiva e anche come i suoi sintomi si nutrono di alcune attivazioni emotive che risultano di difficile gestione per la persona. Ovviamente il tutto può presentarsi con diverse intensità. La capacità del terapeuta deve essere quella di accompagnare la persona a spezzare questo circolo vizioso attivando altre strategie di gestione emotiva.
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Quando l’altro non possiamo cambiarlo, però possiamo accettarlo.
Quante volte ti è capitato di non tollerare più la persona che un tempo ti faceva battere il cuore? Di non accettare alcuni comportamenti e abitudini dell’altro? E di desiderare di cambiarlo/a?
Sicuramente almeno una volta nella vita ti è capitato e probabilmente ha dato origine a sensazioni ed emozioni vicine alla rabbia e alla frustrazione. Ecco che stai leggendo l’articolo che fa per te.
Cosa c’e’ all’origine di tali sensazioni?
Per prima cosa abbiamo tutti il desiderio di stare in una relazione soddisfacente e che porti benessere. Ci viene più spontaneo pensare a ciò che ci aspettiamo piuttosto che a quello che dovremmo fare in prima persona per tale benessere.
Nello specifico scegliere un partner vuol dire vedere molti vantaggi nello stare insieme a quella persona, esserne innamorati e immaginare che continuerà nel tempo. Ecco che nell’innamoramento sei attirato/a dall’altro per alcune caratteristiche che ti aiutano a sentirti bene, a svolgere un ruolo, a soddisfare un tuo bisogno come il prenderti cura, l’affidarti, dare o ricevere protezione e tanto altro.
Con il passare del tempo ciò che accade a tutte le coppie e in tutte le relazioni è la “disillusione” di ciò che ti aspettavi verso ciò che in realtà è l’altro. Accettarlo diventa un processo indispensabile per la prosecuzione del rapporto di coppia.
Cosa ti serve per accettare l’altro?
Rapportarsi agli altri significa lasciarsi sorprendere, vivere in modo nuovo i sentimenti, le abitudini e le emozioni, che però non sempre siamo pronti ad affrontare per la paura del passato o del cambiamento.
Un vero incontro amoroso è rivoluzionario, è una forza che trasforma, e amore non è fondersi con l’altro e nemmeno assorbirlo, ma produrre qualcosa di nuovo, lasciandosi sorprendere.
Il modo migliore è confrontarsi e chiedersi dove si è sbagliato, che cosa non abbiamo capito e cosa possiamo fare per entrare in sintonia. Insomma una sana autocritica che porta alla crescita del rapporto.
Accettare l’altro vuol dire:
- imparare che non tutto va come desideri
- mediare i tuoi bisogni
- comunicare
- ascoltare
- costruire insieme
- gestire la frustrazione
Inoltre ricorda che la coppia è un progetto fatto da un “Noi” non da un “Io” e accettare l’altro è indispensabile per costruire insieme e non divisi. La capacità di costruire progetti insieme dipende molto dalla tua famiglia d’origine e da come hai vissuto le relazioni affettive.
Se senti che come coppia o nelle tue relazioni hai delle difficoltà ad accettare e vivi come attacco personale e intimo ciò che nelle relazioni non funziona, non esitare a contattarmi, via mail Psylisasartori@gmail.com o via telefono 3497867274

Ti racconto la storia di Anna e della sua dipendenza affettiva.
“E’ meglio una delusione vera di una gioia finta”
(Neffa)
Quando incontro Anna (nome inventato) lei si trova in una situazione all’apparenza semplice ma non per lei che la vive da diverso tempo: è stata lasciata da una persona che per lei era tutto e che rappresentava la sua unica ragione di vita.
Fino a qui dirai che cosa c’è di strano? Non molto perchè ci aspettiamo che l’amore sia questo, che se non c’è la persona che ritieni di amare la tua vita non continui. Diciamo che soffrire per amore è scontato perchè ti metti in gioco quando ami e provi dei sentimenti, assumendoti un rischio “sano” per la tua vita.
La dipendenza affettiva però è qualcosa di più subdolo, che si insinua nella vita e che sembra incatenarti.
Ecco perchè desidero raccontarti la storia di Anna.
Anna è in una relazione affettiva da circa 5 anni caratterizzata da tira e molla senza una reale prospettiva di continuità ma non riesce a fare a meno della presenza di quest persona seppur nella sua vita diventa nociva. Gli effetti di questa “relazione” sono invalidanti nella sua vita, ovvero non riesce a fare le cose che vorrebbe perchè desidera esserci se lui arriva, ha trascurato amicizie e rotto con alcune persone che dimostravano dei dubbi sulla relazione. Ciò che ha spinto Anna a contattarmi è l’ennesimo attacco di panico che si trova a dover vivere con la paura di non uscirne più e avvenuto all’ennesima minaccia di abbandono da parte di Fabio.
Ecco che ci troviamo in terapia, con iniziale desiderio di Anna di trovare delle risposte immediate ai suoi dubbi e rassicurazione in me per la sofferenza che stava attraversando. A poco a poco, con la costruzione della relazione terapeutica e con la comprensione reale di che cosa aspettarsi dal terapeuta, Anna si conosce e prova a sperimentare una dimensione sana di relazione nella quale poter pensarsi come non malata o problematica ma semplicemente come una persona che desidera superare la sua dipendenza.
Dire NO è stato il prima passo, ovviamente con tutto il tempo necessario e soggettivo, Anna sperimenta la solitudine e la necessità di prendersi cura di sè. Ritrova nelle amicizie un tempo allontanate un vero e proprio aiuto e sostiene delle attività che l’aiutano a non cedere al bisogno di sentire Fabio. Più passa il tempo senza di lui e più sente di potercela fare perchè la relazione era tossica e diventava un circolo vizioso.
Anna inoltre ha dato un senso a questa difficoltà collegandola ad alcune esperienze familiari che le hanno consentito di sentirsi meno sbagliata.
Quali sono stati i passaggi fondamentali per Anna?

- Dire NO… nelle dipendenze affettive così come nelle dipendenze in generale finchè non si dice NO tutto può succedere
- Accettarsi senza dover essere diversa
- Bastarsi anche nelle piccole cose
- Ripercorrere la sua storia familiare andando alla ricerca dei suoi ruoli e scoprendo che quello che stava vivendo nella relazione con Fabio non era poi così diverso da quello che aveva già provato
- EMDR per superare idee negative su di sè e per ritrovare l’autostima…
Com’è finita la terapia?
Anna ora si sente libera perchè ha ripreso il controllo della sua vita e riesce a dire NO a Fabio. Ovviamente ha preso delle decisioni importanti che la portano a trasferirsi in una città che ha sempre pensato di raggiungere ma mai realizzata perchè non credeva in sè. Peccato che ci siamo conosciute con la mascherina e ci siamo anche salutate con lei.
Se senti di avere una sotria simile ad Anna e vuoi provare ad uscirne contattami via mail a psylisasartori@gmail.com o al cellulare 349-7867274
Come liberarsi delle relazioni tossiche
Che cos’è una relazione tossica e come la riconosco? Rispondere a queste domande non è sempre semplice perché parlare di relazioni vuol dire parlare anche di una storia relazionale. Essere in relazione è necessario ed inevitabile ma spesso il malessere che ne può derivare è significativo. Ecco perché in questo articolo ti spiegherò come riconoscere una relazione tossica e come uscirne.
Che cos’è una relazione tossica?
La relazione diventa tossica quando ti ferisce, quando senti che non trovi benessere in essa e quando le dinamiche che prendono vita sono tossiche. Tipicamente si parla di relazioni amorose ma può avvenire anche nelle relazioni amicali e familiari, seppur con intensità e dinamiche diverse. Apparentemente nella relazione d’amore tossica, le cose sembrano funzionare bene, si parte con buone premesse (spesso magiche) e si arriva a vivere una relazione del tutto inaspettata.
Ma come mai si finisce in relazioni sbagliate e tossiche?
La scelta del partner non è una scelta casuale, è una scelta che avviene attraverso bisogni e aspettative che hanno radici nel passato, e nella propria storia di vita. Più sei consapevole della tua storia relazionale e quindi di come sono state e come hai vissuto le tue relazioni, maggiormente libero sarai nel scegliere chi avere al tuo fianco e quindi di fare una scelta il più adatta possibile a te e ai tuoi desideri.
Ma quali sono le relazioni tossiche?
- Dipendenza affettiva: una relazione patologica basata sulla dipendenza dall’altro e molto simile , per come si manifesta, alla dipendenza da sostanze. Appartiene alle nuove dipendenze e si manifesta anche a livello amicale o familiare. Sicuramente quella amorosa è la dipendenza più diffusa proprio perché tipicamente scambiata per amore ma non è tale. Per leggere qualcosa in più sulla dipendenza affettiva, SCARICA ONLINE IN MANIERA GRATUITA IL MIO EBOOK: http://bit.ly/32h5ZH4
- Lotta di potere: è una tipica dinamica di potere dettata dalla tendenza ad assumere ruoli di potere e dominanti nella relazione, a tal punto da non riuscire a scendere a compromessi. E’ una relazione distruttiva perché spesso porta a conflitti irrisolvibili, spesso alimentati reciprocamente e diventa quasi un obiettivo primario quello di dominare l’altro. Non si parla di amore infatti ma di lotta.
- Relazione sado-masochista: è una relazione di tipo autodistruttivo. Si arriva alla relazione autodistruttiva spesso per esperienza di violenza psicologica o fisica vissuta in età infantile: spesso sono le donne a scegliere uomini sadici.
- Innamorarsi delle persone sbagliate che non ricambiano l’affetto o non non sono disponibili, ma tu ti convinci che non sia così. Ovviamente l’innamoramento necessita di tempo per essere superato e colui/colei che prova tale sentimento vivrà nella speranza fino a quando non riuscirà ad accettare la realtà.
Come liberarsi dalle relazioni tossiche?
Per superare tali aspetti di relazioni difficili e patologiche è importante non andare alla ricerca del colpevole ma entrare in una logica di responsabilità personale. L’autostima è spesso la chiave di lettura, perché se non sei tu a prenderti cura di te le tue scelte rispecchieranno questo. Ecco che uscirne si può attraverso una psicoterapia sistemica-relazionale perché lavora sulla:
- storia familiare;
- idee di sé;
- relazioni;
Ecco che uscirne è possibile, è necessario ripartire da sé.
Se vuoi intraprendere un percorso di psicoterapia o se hai bisogno di maggiori informazioni contattami al 349.7867274 e via mail a psylisasartori@gmail.com
Dipendenza affettiva e amore nella coppia: quali differenze?
La dipendenza affettiva è una forma di relazione definita “tossica” proprio perché ha aspetti in comune con la dipendenza più classica (da sostanze) come l’astinenza, la tolleranza, la ricerca spasmodica della persona oggetto della dipendenza e il cambiamento del comportamento.
E’ importante affrontare tale tematica proprio perché, dalla mia esperienza clinica, mi rendo sempre più conto di quanto sia facile pensare che la dipendenza affettiva sia amore e affetto… ma in realtà così non è. Essa non rende liberi. La persona che soffre di tale dipendenza è spinta non dall’affetto ma dal bisogno di dipendere, di ricevere conferme e di attribuire un senso alla sua vita attraverso l’altro. Ovviamente, essendo una dipendenza “relazionale”, trova la sua maggiore espressione nella relazione di coppia e ne condiziona il funzionamento.
Si dice infatti che nella vita possiamo innamorarci più volte ma amiamo molto meno.
Vediamo insieme come mai e soprattutto come il vero amore sia diverso dalla dipendenza affettiva.
Che cosa si intende per amore?
Lo psicologo Sternberg definisce l’amore come quel sentimento che è composto da tre elementi:
1. L’intimità intesa come la capacità della coppia di prendersi cura uno dell’altro attraverso la condivisione e affinità;
2. La passione ovvero la vicinanza fisica;
3. L’impegno definisce l’impegno nel scegliere di stare nella relazione e decidere di amare.
Si dice che ci si innamora spesso nella vita ma si ama molto poco, proprio per la complessità di questo sentimento. Già dalle tre caratteristiche qui sopra espresse, si può notare come l’amore sia diverso dalla dipendenza, che concepisce l’altro come una mera necessità.
Come distinguere una dipendenza “sana” da una dipendenza “tossica” nella relazione?
Fin da quando siamo piccoli impariamo a dipendere dagli altri per nutrirci, per camminare, per imparare via via ad essere sempre più autonomi. Questo tipo di “dipendenze” sono sane proprio perché funzionali al nostro benessere e alla nostra evoluzione. In età adulta, quando amiamo qualcuno, sentiamo che nella relazione vi è reciprocità e siamo in un certo modo “dipendenti” anche dal benessere dell’altro ma è amore vero poiché ci sentiamo liberi e lasciamo libero l’altro, sia nei pensieri che nei sentimenti.
Una dipendenza “tossica” si sviluppa in età adulta (anche se alcune manifestazioni si possono vedere già in tarda adolescenza e prima età adulta) e colui che dipende perde tutti gli interessi, si modula in base all’altro e spesso rinuncia a tutto per questa relazione. Non è sana proprio perché è in opposizione a ciò che costruisce il benessere nella coppia, ovvero la libertà, la soddisfazione individuale e reciproca e la consapevolezza di sè.
Quali sono gli effetti della dipendenza affettiva nella coppia?
Vivere in una relazione con dipendenza affettiva non è un vivere sano e produttivo perché , a lungo andare, questa situazione diventerà distruttiva per entrambi i partner.
Inizialmente chi “dipende” trova sicurezza nella relazione, nell’altro e tende a dare tutto se stesso tanto da essere “visto” come ” accudente e presente” nella relazione. Essendo per natura delle relazioni la fase iniziale quella dell’innamoramento ed essendo una fase spesso simbiotica della relazione, qui la dipendenza apparirà funzionale alla costruzione della coppia.
Però ben presto si arriva alla fase della differenziazione, fase nella quale si tende ad allargarsi verso l’esterno, essere meno simbiotici e maggiormente individuali. Se però questo non è tollerabile da almeno uno dei due partner, iniziamo i problemi.
- assenza di libertà: la persona che è oggetto della dipendenza a lungo andare sente di essere soffocata nella relazione e spesso è la prima a minacciare la rottura.
- ricatti emotivi: per tenere a sé la persone si arriva a mettere in atto ricatti che hanno come risultato lo sviluppare il senso di colpa.
- ritiro sociale: inizialmente la coppia può vivere il ritiro sociale e viverlo come aspetto positivo in quanto ci si basta, ma quello che accade successivamente è che vi sarà sempre meno vita al di fuori della coppia. Colui che dipende sarà disposto anche a perdere il lavoro pur di stare a casa, esserci per l’altro e ridurre la rete sociale.
- rottura con i legami familiari: sono relazioni che, anche per alcune difficoltà familiari già presenti, vanno a minare i rapporti con la famiglia. Famiglia che fa da specchio ed inizia a far notare alcuni aspetti negativi o di problematicità nella coppia.
- ridotta autostima: più si dipende e meno impariamo a volerci bene, quel bene che è necessario al fine di riuscire a tutelarci nella relazione e nella vita.
Questi sono solo alcuni aspetti che possono emergere e che condizionano l’andamento di coppia andando a distruggere il vero senso di “fare coppia”. Assenza di confronto, impossibilità a pensarsi senza l’altro ci pongono in una relazione nella quale entrambi i partner vivranno una senso di costrizione, di profonda paura per l’abbandono e a volte anche un senso di soffocamento che nutre le emozioni come rabbia e impotenza.
Come nelle maggior parte delle difficoltà di coppia, chiedere aiuto è il primo passo perché si possa guarire dalla dipendenza affettiva. Non è però possibile farlo da soli.
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Essere genitori quando si smette di essere coppia
Le difficoltà di coppia incidono in maniera importante nella relazione genitoriale rendendola, a volte, complicata e luogo di conflitti e rivendicazione.
Imparare a gestire la genitorialità è un fattore protettivo al benessere della famiglia e dei figli.
Leggi l’articolo per saperne di più e contattami per informazioni.