
Colmare i vuoti affettivi con le compulsioni
Colmare un vuoto affettivo può diventare la missione per alcune persone che sentono un costante ed invasivo senso di vuoto. L’origine di tale sensazione va spesso ricercata nelle relazioni familiari e nelle dinamiche relazionali

Costruire relazioni efficaci in 5 passi
Essere efficaci nelle relazioni significa raggiungere il proprio obiettivo in termini di soddisfazione dei bisogni e desideri. Ma quanti di noi sanno effettivamente li conoscono?
Sembra una risposta banale, ma per chi come me lavora con le persone si accorge sempre di più della difficoltà ad identificare i propri bisogni e a dar loro voce. Infatti conoscere se stessi è il primo passo per costruire relazioni efficaci; se sai di cosa hai bisogno sarà più facile per te raggiungere tale scopo o obiettivo. Le relazioni occupano la maggior parte dei contesi di vita sia sociali, che familiari e lavorativi e, se non vi è un benessere psicologico, la qualità della vita peggiora.
“Di relazioni ci si ammala ma di relazioni si guarisce”
Patrizia Adami Rock
Conflitti lavorativi o amicali, litigate di coppia, aspettative non realizzate e delusioni amicali o affettive possono spesso nuocere alla salute psicologica, portando la persona ad avere anche delle difficoltà.
Ma perché le relazioni sono così importanti?
L’essere umano è un animale sociale e sperimenta continuamente relazioni interpersonali nei vari contesti in cui si trova (famiglia, scuola, lavoro, amicizia ecc.).
Essere consapevoli delle proprie abilità nelle relazioni ci permette di potere esprimere le potenzialità per raggiungere una migliore salute sociale.
Sentirsi liberi di esprimere il proprio punto di vista con un amico o con un familiare piuttosto che essere sinceramente interessati a comprendere le istanze altrui anche se divergenti, senza per questo entrare in conflitto, sono abilità che generano relazioni autentiche e alimentano la fiducia in se stessi e negli altri.
Se pensiamo ai sintomi che possono presentarsi nella vita come depressione, ansia, fobie, dipendenze, panico… molte di esse hanno origine spesso da relazioni, dalla famiglia d’origine e dai ruoli che tutti i giorni rivestiamo.
Cosa significa costruire relazioni efficaci?
Per avere buone relazioni è importante avere buoni confini con l’altro, cioè una buona consapevolezza di se stessi e dell’altro in modo da distinguere
- i propri bisogni
- le proprie emozioni
- i propri pensieri
da quelli dell’altro.
Essere capaci di avere relazioni efficaci significa:
- creare e mantenere relazioni importanti, ma anche essere in grado di interrompere relazioni inadeguate
- essere assertivi, cioè capaci di affermare se stessi, dichiarare i propri bisogni e le proprie opinioni nel rispetto degli altri, delle loro idee e dei loro bisogni, senza prevaricazioni o sottomissioni
- saper scegliere e/o creare relazioni in cui ci siano diritti e doveri ma in termini di reciprocità;
Come imparare a costruire relazioni efficaci?
per imparare nella vita a costruire relazioni efficaci è importante lavorare su alcuni aspetti:
- migliora la consapevolezza di te: inizia a porti domande come “che cosa penso, provo e sento”, vedrai che ti aiuteranno a capire anche cosa ti serve e che cosa ti suscitano alcune situazioni o relazioni;
- aumenta la comunicazione: per riuscire a stare in relazioni in maniera sana una certa quantità di comunicazione efficace è importante. Diventerà indispensabile per te riuscire a comunicare come ti senti, che cosa provi e cosa desideri. Solo così metterai l’altro nella possibilità di conoscere veramente chi sei;
- impara a dire NO; nella vita è più facile dire si piuttosto che no. Perché il primo è accondiscendente il secondo pone un limite, ed è spesso evitato o temuto soprattutto per gli effetti che potrebbe generare. Invece le relazioni funzionano meglio se la persona impara a dire no quando ovviamente è necessario e per rispettare anche alcuni bisogni individuali;
- ascolta senza giudizio te stesso e focalizza i tuoi bisogni;
- chiudi quando la relazione è dannosa o tossica.

Dimmi come vivi il Natale e ti dirò che relazioni hai vissuto

Il Natale come ogni altra festività ci fornisce l’occasione di rallentare e rievocare il passato grazie alle tradizioni e ai miti che porta con sé.
Molte persone vivono questo momento dell’anno con la presenza di sentimenti positivi come gioia e speranza, attendendo con trepidazione tutto ciò che il Natale porta con sé.
Altri, invece, non vedono l’ora che tutto finisca il più in fretta possibile.
Non c’è poi da dimenticare l’impatto che questo Natale 2020 ha nello spirito e nella psiche di tutti noi. Ma, al di là dell’emergenza sanitaria in corso, il Natale è sempre un periodo intenso, sempre vissuto a livello psicologico con molteplici sfaccettature, nel bene o nel male.
Vivere in pieno spirito Natalizio non è da tutti
La considerazione che ognuno di noi può sviluppare verso il Natale o verso le festività in generale dipende in grande misura dalle nostre esperienze infantili, dalle relazioni e dalla nostra famiglia.
L’avvicinarsi del Natale porta spesso con sé sentimenti differenti: possiamo ritrovarci a desiderarne l’arrivo oppure sperare che passi il più in fretta possibile.
A tal proposito negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare di Christmas Blues, ovvero di depressione natalizia, caratterizzata da una tristezza generalizzata, mista a malinconia e nostalgia, ma ben diversa dalla depressione descritta dal DSM5 (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) per durata, intensità e implicazioni psicologici.
Il Christmas Blues si circoscrive al periodo Natalizio ed è legato ad alcuni aspetti che in esso prendono vita. La persona che ne soffre si sente in pieno contrasto con l’aspettativa che questa festività porta con sé: magia, felicità e gioia.
In base a come la persona vive e mentalizza queste festività, possono manifestarsi alcuni elementi di natura psicologica come ansia e stress, i quali possono sfociare in sintomi psicosomatici. Tra questi i più frequenti sono l’insonnia, i disturbi gastrointestinali e il mal di testa.
Le persone spesso associano questi sintomi ai numerosi pranzi o spostamenti che si effettuano in questo periodo dell’anno, tralasciando invece la possibile causa emotiva imputabile a queste festività.
Cosa ci porta ad amare od odiare il Natale?
La famiglia e la sua storia giocano un ruolo fondamentale perché i sentimenti che prendono vita nell’età adulta sono collegati a ciò che abbiamo vissuto in età infantile. Ad esempio, aver vissuto e respirato positività e spirito Natalizio, ci porta da adulti a desiderare maggiormente di replicare tale vissuto. Al contrari, se ci troviamo ad aver vissuto esperienze conflittuali, di solitudine o anche senza un particolare trasporto natalizio, probabilmente in età adulta potremmo essere più restii verso questa festività.
Non dimentichiamo che il Natale è la festività che per eccellenza ricorda la famiglia: ricongiungimenti familiari, tradizioni, incontri e scontri caratterizzano questo giorno e spesso ci obbligano a fare i conti con le nostre relazioni familiari che, a differenza delle altre relazioni, non ci scegliamo.
Chi arriva ad odiare il Natale spesso sono persone che in questo particolare momento dell’anno vivono forti sentimenti di ansia e nostalgia, sempre collegati ai vissuti familiari.
Tra gli eventi della vita maggiormente connessi a vissuti di questo tipo si trovano lutti e separazioni. A chi ha perso un familiare o una persona cara, a chi ha interrotto una relazione o subito una separazione può passare letteralmente la voglia di festeggiare il Natale.
Di per sé, però, il Natale potrebbe essere un’occasione anche per imparare a fare i conti con emozioni e sentimenti che ci generano frustrazione: laddove consapevoli noi possiamo sempre cambiare il modo con il quale affrontiamo le situazioni, Natale incluso.
Lisa Sartori, psicologa psicoterapeuta