
Quando la relazione ti mette ansia
Quando la relazione affettiva genera ansia, come dico spesso in psicoterapia, non c’è da spaventarsi anzi. L’ansia ti dice che qualcosa deve cambiare e se riesci ad affrontarla al meglio, potresti scoprire molto su di te e sul tuo sistema relazionale.

Quando la paura dell’abbandono diventa dipendenza affettiva?
La paura dell’abbandono non è spesso consapevole ma influenza fortemente la vita relazionale di chi ne soffre. Le strategie relazionali più adottate per evitare tale abbandono sono il controllo e il distacco: attraverso il controllo il dipendente affettivo cerca di esserci per l’altro e rendersi insostituibile anche a costo della propria serenità, mentre il distacco a volte aiuta a riprendere apparentemente il potere nella relazione e a sentirsi importanti perché ricercati.

Anno nuovo, vita affettiva nuova? Costruisci i tuoi obiettivi relazionali
Ho scelto di iniziare questo 2023 parlando di relazioni, perchè sono ciò di cui vivo e ciò che affronto nella mia vita quotidiana, ovvero nello studio di psicoterapia.
Ascolto persone che vivono rapporti con molta ansia, persone che curano all’eccesso il rapporto affettivo, altri che lo danno per scontato. Ascolto persone che mi chiedono come poter vivere meglio il loro rapporto affettivo, come salvare un rapporto giunto ormai alla fine e come cambiare per stare meglio con l’altro. Tutto questo spesso in maniera diretta e consapevole altre volte, come una richiesta che si esprime attraverso un sintomo come ansia, depressione, dipendenza.

Quando l’altro non possiamo cambiarlo, però possiamo accettarlo.
Quante volte ti è capitato di non tollerare più la persona che un tempo ti faceva battere il cuore? Di non accettare alcuni comportamenti e abitudini dell’altro? E di desiderare di cambiarlo/a?
Sicuramente almeno una volta nella vita ti è capitato e probabilmente ha dato origine a sensazioni ed emozioni vicine alla rabbia e alla frustrazione. Ecco che stai leggendo l’articolo che fa per te.
Cosa c’e’ all’origine di tali sensazioni?
Per prima cosa abbiamo tutti il desiderio di stare in una relazione soddisfacente e che porti benessere. Ci viene più spontaneo pensare a ciò che ci aspettiamo piuttosto che a quello che dovremmo fare in prima persona per tale benessere.
Nello specifico scegliere un partner vuol dire vedere molti vantaggi nello stare insieme a quella persona, esserne innamorati e immaginare che continuerà nel tempo. Ecco che nell’innamoramento sei attirato/a dall’altro per alcune caratteristiche che ti aiutano a sentirti bene, a svolgere un ruolo, a soddisfare un tuo bisogno come il prenderti cura, l’affidarti, dare o ricevere protezione e tanto altro.
Con il passare del tempo ciò che accade a tutte le coppie e in tutte le relazioni è la “disillusione” di ciò che ti aspettavi verso ciò che in realtà è l’altro. Accettarlo diventa un processo indispensabile per la prosecuzione del rapporto di coppia.
Cosa ti serve per accettare l’altro?
Rapportarsi agli altri significa lasciarsi sorprendere, vivere in modo nuovo i sentimenti, le abitudini e le emozioni, che però non sempre siamo pronti ad affrontare per la paura del passato o del cambiamento.
Un vero incontro amoroso è rivoluzionario, è una forza che trasforma, e amore non è fondersi con l’altro e nemmeno assorbirlo, ma produrre qualcosa di nuovo, lasciandosi sorprendere.
Il modo migliore è confrontarsi e chiedersi dove si è sbagliato, che cosa non abbiamo capito e cosa possiamo fare per entrare in sintonia. Insomma una sana autocritica che porta alla crescita del rapporto.
Accettare l’altro vuol dire:
- imparare che non tutto va come desideri
- mediare i tuoi bisogni
- comunicare
- ascoltare
- costruire insieme
- gestire la frustrazione
Inoltre ricorda che la coppia è un progetto fatto da un “Noi” non da un “Io” e accettare l’altro è indispensabile per costruire insieme e non divisi. La capacità di costruire progetti insieme dipende molto dalla tua famiglia d’origine e da come hai vissuto le relazioni affettive.
Se senti che come coppia o nelle tue relazioni hai delle difficoltà ad accettare e vivi come attacco personale e intimo ciò che nelle relazioni non funziona, non esitare a contattarmi, via mail Psylisasartori@gmail.com o via telefono 3497867274

Coltivare la “resilienza” trasformando le difficoltà

Parlare di “resilienza” è sempre utile perché le difficoltà fanno parte della vita di ogni persona e ogni famiglia, quello che sicuramente cambiare è come esse vengono affrontate e utilizzate dall’individuo. La resilienza non è altro che la capacità di risolvere e affrontare le difficoltà e situazioni traumatiche della vita, riorganizzandole in positivo. Nessuno nasce con tale capacità ma si sviluppa nel corso della vita e anche attraverso la psicoterapia. Non stiamo parlando, dunque, di una resistenza passiva, di una reazione inconsapevole e automatica, ma di una risposta cosciente e ponderata che presuppone un orientamento alla crescita. Sviluppare resilienza e coltivarla è utile sia a livello relazionale, familiare, lavorativo e personale.
Se pensate a persone come Martin Luter King piuttosto che Van Gogh e vi interessate alla loro storia personale sicuramente vi accorgerete della forte dose di difficoltà che hanno dovuto affrontare e che probabilmente hanno gettato le basi delle loro conquiste, umanitarie e artistiche. Ecco che trasformare ciò che ci accade in ciò che ci trasforma e ci aggiunge un valore in più è possibile, attraverso alcune strategie facili da iniziare ad utilizzare.

Cosa ci consente di superare le difficoltà?
Problem solving. Voi vi starete chiedendo, cosa intendo per Problem Solving? Risolvere i problemi è una delle abilità sociali richieste per riuscire a migliorare la nostra vita. Più siamo flessibili maggiore sarà la nostra capacità di reinventarci e riorganizzarci rispetto agli eventi della vita. Per imparare a risolvere i problemi in maniera costruttiva, partite non da un problema gigantesco, piuttosto da piccole questioni. Prendete carta e penna e scrivete di impeto come affrontereste voi il problema e, successivamente, pensate ad altre persone e a come loro potrebbero risolverlo. Fate andare la creatività e l’immaginazione.
Obiettivi. Porvi obiettivi raggiungibili a breve vi consente di mantenere il focus sul presente e sul futuro e sperimentare l’autostima. Ogni scalino superato è un tassello in più per la vostra autostima. Nono ponetevi grandi obiettivi ma partite da piccole cose, pensate alla quotidianità.
Risorse. Ognuno di noi ha e che forse però non tutti conoscono di se stessi. Le risorse sono quelle capacità che siamo riusciti ad usare nel momento del bisogno e che ci caratterizzano. Ovviamente chi spesso non ha una buona stima di sé tende anche a non valorizzarsi e a non prestare attenzione alle proprie capacità. Quindi è importante pensare a momenti in cui siete riusciti a farcela, situazioni che avete superato o che sentite di aver gestito bene. Come per i precedenti punti sono le piccole cose che fanno da punto di partenza.
Relazioni. Sperimentarne di positive aumentano il benessere, ed averle non è sempre facile perché esse sono strettamente connesse a come ci siamo sperimentati nella vita familiare e come ci orientiamo nel mondo esterno. Ovviamente se abbiamo una bassa autostima probabilmente maggiore saranno le probabilità di vivere relazioni nocive.

Ecco alcuni elementi che possono aiutarti a potenziare la resilienza psicologica e che puoi provare a coltivare e sviluppare partendo da piccole azioni quotidiane come sopra riportate:
- Coltivare una visione positiva di te stesso
- Avere fiducia nei tuoi punti di forza e abilità e migliorare la conspevolezza
- Essere capace di fissare obiettivi realistici e misurabili
- Gestire le emozioni
- Comunicazione efficace
- Sviluppare abilità di problem solving
- Non giudicatevi
Non sempre è facile da sviluppare da soli, perché spesso sono troppe le idee disfunzionali che le persone sviluppano nella vita di sé e le esperienze vissute come negative. Ecco perché grazie ad un percorso di psicoterapia relazionale è possibile ripartire da sé e riscoprirsi con nuovi occhi.
Se vuoi altre informazioni o fissare appuntamento anche via online, scrivetemi!
Dott.ssa Lisa Sartori-Psicologa e Psicoterapeuta sistemico-relazionale.
Emdr: una tecnica utile per aumentare l’autostima
“Impara a piacere a te stesso. Quello che pensi tu di te stesso è molto più importante di quello che gli altri pensano di te. ”
Seneca
L’autostima si costruisce nel tempo con le esperienze quotidiane e di vita che ogni individuo intraprende sia a livello individuale sia rispetto ad alcuni aspetti sociali ed ambientali. Risulta impossibile tralasciare come gli aspetti “familiari” incidano sull’idea di sé.
Infatti attraverso le esperienze familiari e il ruolo che ogni individuo assume nella propria famiglia tendono ad incidere su come ci muoveremo nelle future relazioni e nel mondo. Pensiamo ad esempio ad un figlio definito dalla famiglia come “incapace” e che , probabilmente, lo accompagnerà nella vita di tutti i giorni.
L’autostima è un concetto comunque complesso che si struttura per alcuni aspetti:
- La presenza nell’individuo di un sistema che consente di auto-osservarsi e quindi di auto-conoscersi;
- L’aspetto valutativo che permette un giudizio generale di se stessi;
- L’aspetto affettivo che permette di valutare e considerare in modo positivo o negativo gli elementi descrittivi.
Il ruolo del trauma nella scarsa autostima
E’ stato dimostrato che coloro che hanno scarsa autostima presentano una storia traumatica alle spalle laddove per trauma si intende non solo lutti, incidenti ma anche esperienze soggettive che si possono ripresentare nel corso della vita e che sviluppano idee di sé negative.
Tra gli adolescenti aver subito bullismo in età precoce, sia fisico che verbale, non li aiuta rispetto alla possibilità di costruire identità positiva e utile alla scelta, anche nel futuro, di realtà positive. Anche il bullismo è una forma di trauma perché crea una linea di rottura tra il “prima e il dopo”.
Come lavorare per migliorare l’autostima?
Attraverso un percorso di psicoterapia quello che accade è che si identificano le situazioni, credenze cognitive e i pensieri che sono alla base della scarsa autostima. Si ripercorre la storia di vita alla ricerche di quelle che sono le esperienze “traumatiche” presenti e si lavora sugli aspetti relazionali collegati ad essi.
Inoltre, per attuare un lavoro specifico, si possono individuare esperienze traumatiche utili all’elaborazione attraverso la tecnica emdr, specifica per il superamento del trauma e la costruzione della propria autostima.
In particolare infatti, a seguito di una terapia con emdr la persona rafforza:
- Idea di sé
- Capacità di stare sul presente
- Punti di forza
- Risorse
- Valore di sé come persona
Quello che accadrà dopo Emdr e successivamente alla psicoterapia, quello che accade è che la persona riconoscerà che il passato non può essere cambiato, ma che può essere compreso, sentito ed elaborato al fine di sentirlo meno presente e riporlo effettivamente nel passato, che è il posto dove deve stare.
Contattami per maggiori informazioni e per fissare appuntamento.
Dott.ssa Lisa Sartori, Psicologa e Psicoterapeuta sistemico-relazionle e Terapeuta EMDR
Che cos’è il trauma psicologico e come superarlo con emdr.

Dopo un’esperienza traumatica, il sistema umano di auto-conservazione sembra essere in uno stato di allerta permanente, come se il pericolo potesse tornare da un momento all’altro.
(Judith Lewis Herman)
Il trauma psicologico non è raro ed appartiene all’esperienza di vita di tutti noi: esso rappresenta qualsiasi evento che una persona recepisce come estremamente stressante e bloccante, che sia una minaccia reale o percepita, che riguarda noi stessi o gli altri. VI sono diversi tipi di traumi ed essi vengono suddivisi in:
- Traumi con la T maiuscola, che riguardano l’incolumità della persona ( lutto, incidenti, ferite, calamità naturali, attentati)
- Traumi con la t minuscola, che hanno a che vedere con le esperienze più soggettive che ogni persona fa nella propria vita: violenze fisiche o verbali, giudizi, critiche, fallimenti…
Il trauma psicologico, essendo esso stesso personale e intimo, non è sempre facile da superare e ha un ruolo decisivo nello sviluppo della propria identita’. Ad esempio, se ho vissuto spesso situazioni di disprezzo o di svalutazione anche nella famiglia d’origine, quello che può accadere è che l’autostima non si sviluppi al meglio, che sia più facile pensarsi come incapaci piuttosto che come capaci o come coloro che non hanno risorse.
Questi eventi producono reazioni emotive e corporee importanti, che non sempre il cervello riesce ad elaborare: quando l’elaborazione del trauma psicologico non avviene naturalmente, spesso a causa di vissuti troppo emotivi e dolorosi, le emozioni e le sensazioni corporee si bloccano, e costruiscono reti neuronali disfunzionali che compromettono il normale funzionamento psichico e il benessere della persona.
Quindi è come se il trauma restasse imprigionato nella memoria traumatica e incidesse con un malessere che continua nel tempo e che riemerge quando meno ci si aspetta, con eventi che possono richiamare anche alla lontana l’esperienza. Può quindi capitare che non si riesca sempre a trovare un collegamento tra l’esperienza traumatica e il vissuto attuale, ma ci sia bisogno di tempo e desiderio di scoprirne l’origine, detto ricordo originale.
Quindi come si può superare il trauma psicologico?
Diversamente da quanto si credeva un tempo in psicologia, non è utile il solo parlarne perché quello che è utile alla persona non è solo rievocare il ricordo ma rielaborarlo, riorganizzandolo in luoghi della memoria e delle emozioni più funzionali e meno dolorose. Ecco perché l’emdr è una tecnica che guarisce dal trauma, perché essa funziona andando a riconnettere i vissuti traumatici, i ricordi, con le emozioni e le sensazioni attraverso dei movimenti oculari bidirezionali che consentono al cervello di riattivare un processo di “auto-guarigione”.
Ecco che emdr non è una sorta di magia, ma si basa su studi scientifici e sul funzionamento di reti neuronali che consentono di mettere al centro la persona, con i propri vissuti e con le proprie fragilità andando a recuperare un processo di elaborazione del trauma che sia il più “naturale” possibile.
Inoltre l’emdr consente alla persona di sviluppare risorse e migliorare l’idea “negativa” su di sé al fine di renderla maggiormente positiva ed utile al proprio benessere.
La storia di Clara.
Clara (nome immaginario) viene in psicoterapia perché non riesce ad affrontare situazioni affettive, sente di non riuscire a decidere nelle relazioni anche perché crede di non avere nulla per cui vale la pena essere amata. Questo le genera una profonda sofferenza perché sente di non riuscire a sostenere una relazione, a portarla avanti e vorrebbe riuscire a costruire una famiglia.
Dalla raccolta della sua storia emergono esperienze traumatiche che, seppur ritenute “sottigliezze” da parte di Clara, sono la base delle sue attuali difficoltà. Costanti messaggi quotidiani dal padre rispetto a quanto non fosse brava, capace e che qualsiasi cosa facesse il risultato era che la colpa era la sua, sono un terreno fertile per un’incapacità in età adulta a costruire il proprio benessere.
Per prima cosa abbiamo lavorato per costruire una lista di esperienze che hanno segnato Clara, ordinandole cronologicamente e misurandone l’intensità del dolore ad esse associate. Successivamente si fornisce un “Posto Sicuro” che diventerà il luogo della persona che richiama sensazioni di calma e serenità da richiamare al momento del bisogno anche nella quotidianità. Infine si lavoro sugli aspetti traumatici e, con quanto riportato da Clara concludo questo articolo,.
” Il ricordo c’è, non lo posso cancellare, ma lo sento lontano. Prima mi accompagnava nella vita vita, nelle mie giornate e sento che ora ho la forza per superare le difficoltà.”
Dott.ssa Lisa Sartori_ Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale_ Terapeuta EMDR

Superare gli attacchi di panico
Ciò che non mi distrugge mi rende più forte
F. Nietzsche
Nell’attacco di panico la persona può sperimentare pericolo, perdita controllo e sentirsi in balia di situazioni ed eventi , anche con la paura di non uscirne più. L’attacco di panico per essere gestito e superato per prima cosa necessita di essere compreso a livello di significato e di funzionamento. Esso non è altro che la maggiore espressione dell’ansia e come tale esso a volte può essere al pari di una vera e propria esperienza traumatica. Prima di addentrarci su come superalo è importante sapere che l’ansia è il frutto di alcune componenti:
- cognitiva: ovvero i pensieri che mettiamo quotidianamente in atto e che possono influenzare il nostro modo di percepire la vita;
- somatica: il corpo si attiva al fine di proteggerci da potenziali minacce e situazioni di pericolo reale o immaginario che spesso sono il campanello d’allarme che attiva l’ansia;
- emotiva: insieme al pensiero e alla reazione corporea e somatica accade che si attivano le emozioni, come ad esempio la paura.
Nell’ansia può accadere che si attivi un circolo vizioso che porterà la persona a vivere un generale o specifico senso di preoccupazione che vincola il benessere e la ricerca di autonomia. Essendo una sorta di attivazione fisiologica spontanea di fronte al pericolo è importante, per prima cosa, ricordarci che possiamo “psico-educarci” all’ansia e cercare di gestirla. E’ utile per prima cosa comprendere che essa è frutto di pensieri, sensazioni ed emozioni che prendono il sopravvento e che assume un senso a livello relazionale. Successivamente si procede nell’elaborare e cambiare la relazione con l’attacco di panico attraverso l’emdr, una tecnica specifica ed indicata per il trattamento dell’attacco di panico in quanto esso viene considerato come “traumatico”.
Ecco che la persona vivrà con tale attivo un’esperienza che lo porta a temere che si ripresenti ed eviterà tutte le situazioni che potranno attivarlo, almeno anche a livello potenziale. Ecco che grazie alla tecnica emdr quello che accade è che andiamo a “desensibilizzare” il ricordo traumatico collegato all’attacco di panico e alla sua insorgenza partendo dal lavoro sul primo, più intenso e ultimo attacco di panico e andando a collegare emozioni, pensieri e sensazioni e riattivando un normale processo di guarigione che è previsto dal nostro funzionamento psicologico.
Questo perché l’emdr funziona attraverso movimenti oculari che consentono alla persona di riattivare la “comunicazione” tra emisferi cerebrali che di solito comunicano al fine di elaborare i vissuti traumatici ma, in presenza di un’esperienza di panico vissuta come traumatica, si blocca e si cronicizza come esperienza nella vita della persona che ne soffre.
Attraverso la psicoterapia è possibile superare l’ansia e il panico imparando a riconoscerne i segnali, mettendo in atto strategie di gestione e nuovi significati emotivi e relazionali collegati a tale esperienza, attraverso l’utilizzo di tecniche specifiche come emdr, in maniera efficace e risolutiva.
Dott.ssa Lisa Sartori Psicologa _ Psicoterapeuta sistemico relazionale

Come superare un tradimento.
“Nasce dal colore di una rosa appassita un’altra vita”.
(Tiziano Ferro)
“In amore si dice che nulla è per sempre o quasi” dice Angela (nome inventato) appena arrivata in terapia. Ha gli occhi colmi di lacrime e il cuore “ferito” dalla persona che più amava e da colui che reputava essere la persona che l’avrebbe accompagnata per il resto della vita. Quello che accade è che le cose non sono andate come si aspettava e che la relazione che prima era il suo posto sicuro ora era il posto da cui scappare; con lei c’è Mario ( nome inventato) avvilito e senza parole.
Questa è solo una delle tante storie di coppie in crisi a seguito di un tradimento, scoperto o dichiarato, il quale può diventare la goccia che fa traboccare il vaso. In terapia arrivano coppie che sentono di non poter “permettersi di lasciarsi” perché vi sono impegni in comune, figli e altre possibili motivazioni oppure uno dei due viene trascinato in terapia, spesso da colui che ha tradito e che però vuole recuperare la relazione. E’ in questi casi che si declina una terapia di coppia volta a comprendere la dimensione coppia, ad affrontare emozioni e pensieri che vincolano la relazione attualmente e che hanno bisogno di tempo e di essere espresse. Poi ci sono situazioni dove il tradimento diventa l’occasione per finire una relazione, ma in questo articolo ci soffermiamo su coloro che non si fermano al tradimento.
Perché si tradisce?
Rispondere a questa domanda è un compito molto importante e spesso non trova una sola risposta. Per prima cosa è importante concepire il tradimento come una sorta di “sintomo” che comunica qualcosa alla coppia. Vedere il tradimento con gli occhi di chi tradisce ci può portare a formulare differenti ipotesi:
- Problemi con il partner;
- Mancanza di attenzioni;
- Difficoltà di comunicazione;
- Insoddisfazione (emotivo, sessuale, incompatibilità caratteriale, mancanza di comunicazione, ecc.);
- Stanchezza;
- Difficoltà a ridefinire i bisogni individuali;
- Desiderio di provare emozioni forti;
- Paura di farsi coinvolgere da una relazione in particolare;
- Paura d’amare;
- accordo implicito alla coppia ( dovuto a vantaggi per entrambi).
Queste sono alcune delle motivazioni che possono spingere verso il tradimento. Ovviamente ciò che consente di fare la terapia è di trasformare tale “evento” in occasione di rinascita per la coppia laddove possibile. Una buona percentuale di tradimenti avviene per soddisfare dei propri bisogni personali, che non trovano soddisfacimento all’interno del rapporto.
Come superare il tradimento?
Per superare il tradimento, da entrambe le parti, è importante costruire uno spazio neutro nel quale affrontare le rispettive “Responsabilità” per mantenere viva la coppia anche nel momento di difficoltà. Facile è entrare in dinamiche di colpa che sono utili per scaricare l’aspetto emotivo ma sono sterili per la ricostruzione della coppia. Ecco che con un percorso di coppia è possibile affrontare differenti aspetti:
- L’aspetto emotivo e la ferita che tale evento porta con sé;
- i segnali non visti e non comunicati alla base del tradimento;
- gli obiettivi futuri e i desideri;
- la costruzione di un nuovo patto di coppia che consideri la coppia per quello che è oggi;
- vedere il tradimento come “sintomo” di una difficoltà di coppia e individuale nel momento in cui la persona usa il tradimento per non parlare di sé e delle sue difficolta.
Inoltre il tradimento intacca l’identità individuale e risuona nelle corde di ogni individuo diversamente a prescindere dalla propria storia individuale e relazionale.
Concludo con la storia di Angela e con l’ultimo incontro di coppia:
” A coloro che mi chiedono come ho fatto a perdonarlo dopo tutto quello che abbiamo costruito e che ha distrutto io ora rispondo che io dovrò perdonarlo per il tradimento ma io devo farmi perdonare da lui per ciò che prima non andava e che non vedevo. Io ho riversato tale difficoltà nella dipendenza lui nel tradimento”.
Dott.ssa Lisa Sartori, Psicologa _ Psicoterapeuta sistemico – relazionale.

Come superare la paura delle malattie.
“Nulla intimorisce di più l’uomo delle proprie sensazioni”
Eraclito
La paura delle malattie è una paura del tutto normale ma per qualche persona diventa invalidante, difficile da gestire. Nei racconti di coloro che si definiscono “ipocondriaci” vi è una costante attenzione ad ascoltare le proprie sensazioni fisiche, come se vi fosse un costante stato di allerta frutto anche della costante attenzione: ecco che prende vita il circolo vizioso. Più mi ascolto e più avrò qualcosa da ascoltare: un respiro più faticoso del solito, un crampo, un dolore localizzato o generalizzato…
L’ipocondria è dunque una forma di “fobia” che spesso nasce da una sorta di pensiero “ossessivo” e da una ricerca costante di qualcosa da valutare e/o indagare.
Che cos’è l’ipocondria?
La caratteristica essenziale della ipocondria è la preoccupazione legata alla paura di avere, oppure alla convinzione di avere, una grave malattia. Questa è solitamente basata sulla errata interpretazione di uno o più segni o sintomi fisici.
Si può parlare di ansia di malattia (o paura delle malattie), ovviamente, solo se una valutazione medica completa ha escluso qualunque condizione medica che possa spiegare pienamente i segni o sintomi fisici. Ecco che spesso coloro che soffrono di tale difficoltà arrivano in psicoterapia inviati spesso da medici di base, oppure da familiari preoccupati.
Una lettura sistemico-relazionale..
Ovviamente tale atteggiamento verso di sé non si apprende in maniera casuale ma, secondo l’approccio sistemico- relazionale, si inserisce all’interno di un sistema relazionale di appartenenza. Malattie vissute o assistite, morti o iper attenzione all’area medica da parte dei familiari sembrano essere comuni a coloro che soffrono di ipocondria. In particolare sembra dominare la “semantica della libertà” nei pazienti con disturbi fobici, ovvero sembra che le conversazioni familiari siano organizzate attorno al concetto di dipendenza e libertà. Ecco che le persone fobiche hanno una tendenza ad aver bisogno di un altro che funga da riferimento, da ancora di salvezza ma che diventa invece un vincolo alla libertà. Si è tuttavia liberi solo quando si è in grado di fronteggiare da soli un mondo pericoloso.
Come uscirne?
Ecco che il modo di superare l’ipocondria passa per due importanti step:
- aiutare la persona che arriva in terapia a sviluppare delle strategie che inizialmente gli consentano di gestire lo stato di attivazione e di ridurlo (emdr- prescrizioni paradossali); L’emdr consente alla persona di elaborare le esperienze traumatiche collegate all’ipocondria e alla paura al fine di desensibilizzarle e installare le risorse utili per la guarigione;
- cogliere il significato relazionale della paura che spesso riporta a relazioni vissute come vincolanti, preferenziali e con un limite immaginario dal quale la persona necessita e desidera superare ma che teme di essere libero di farlo.
Paradossalmente quando una persona arriva in psicoterapia ha tentato un certo numero di soluzioni e alcune, forse, per un po’ hanno anche funzionato, come ad esempio controllare ripetutamente in google, fare esami clinici, sentire diversi pareri medici, provare medicine alternative o chiedere costanti rassicurazioni… cosi come per l’ansia questo non fa altro che rendere l’individuo ancora meno in grado di percepirsi efficace nel superare gli ostacoli e di uscire dalle trappole mentali. Ecco che nella prima parte del percorso si cercherà di fornire a lui altre possibile strategie più incentrare sulla gestione della paura piuttosto che sul suo controllo. Inoltre comprendere il significato che esso ha nella sua vita relazione può essere il punto di svolta per dare voce al sintomo e arrivare al messaggio comunicativo che in esso è sempre incluso. A chi è destinato lo si scoprirà con la psicoterapia e con un lavoro su di sé e sulle proprie relazioni.
Dott.ssa Lisa Sartori Psicologa_ Psicoterapeuta sistemico relazionale.