
Come riconoscere la manipolazione affettiva
Perché a volte il nostro partner, amico, genitore ci fanno “sentire sbagliati”? Potrebbe essere il caso di una manipolazione affettiva, scopriamo insieme come riconoscerla

Fantasticare o vivere le relazioni: la scelta è tua.
Quante volte ci siamo domandati se una relazione nascerà o no? Andiamo alla scoperta delle domande giuste da porsi e come affrontare nuove relazioni

Quando l’altro non possiamo cambiarlo, però possiamo accettarlo.
Quante volte ti è capitato di non tollerare più la persona che un tempo ti faceva battere il cuore? Di non accettare alcuni comportamenti e abitudini dell’altro? E di desiderare di cambiarlo/a?
Sicuramente almeno una volta nella vita ti è capitato e probabilmente ha dato origine a sensazioni ed emozioni vicine alla rabbia e alla frustrazione. Ecco che stai leggendo l’articolo che fa per te.
Cosa c’e’ all’origine di tali sensazioni?
Per prima cosa abbiamo tutti il desiderio di stare in una relazione soddisfacente e che porti benessere. Ci viene più spontaneo pensare a ciò che ci aspettiamo piuttosto che a quello che dovremmo fare in prima persona per tale benessere.
Nello specifico scegliere un partner vuol dire vedere molti vantaggi nello stare insieme a quella persona, esserne innamorati e immaginare che continuerà nel tempo. Ecco che nell’innamoramento sei attirato/a dall’altro per alcune caratteristiche che ti aiutano a sentirti bene, a svolgere un ruolo, a soddisfare un tuo bisogno come il prenderti cura, l’affidarti, dare o ricevere protezione e tanto altro.
Con il passare del tempo ciò che accade a tutte le coppie e in tutte le relazioni è la “disillusione” di ciò che ti aspettavi verso ciò che in realtà è l’altro. Accettarlo diventa un processo indispensabile per la prosecuzione del rapporto di coppia.
Cosa ti serve per accettare l’altro?
Rapportarsi agli altri significa lasciarsi sorprendere, vivere in modo nuovo i sentimenti, le abitudini e le emozioni, che però non sempre siamo pronti ad affrontare per la paura del passato o del cambiamento.
Un vero incontro amoroso è rivoluzionario, è una forza che trasforma, e amore non è fondersi con l’altro e nemmeno assorbirlo, ma produrre qualcosa di nuovo, lasciandosi sorprendere.
Il modo migliore è confrontarsi e chiedersi dove si è sbagliato, che cosa non abbiamo capito e cosa possiamo fare per entrare in sintonia. Insomma una sana autocritica che porta alla crescita del rapporto.
Accettare l’altro vuol dire:
- imparare che non tutto va come desideri
- mediare i tuoi bisogni
- comunicare
- ascoltare
- costruire insieme
- gestire la frustrazione
Inoltre ricorda che la coppia è un progetto fatto da un “Noi” non da un “Io” e accettare l’altro è indispensabile per costruire insieme e non divisi. La capacità di costruire progetti insieme dipende molto dalla tua famiglia d’origine e da come hai vissuto le relazioni affettive.
Se senti che come coppia o nelle tue relazioni hai delle difficoltà ad accettare e vivi come attacco personale e intimo ciò che nelle relazioni non funziona, non esitare a contattarmi, via mail Psylisasartori@gmail.com o via telefono 3497867274

Ti racconto la storia di Anna e della sua dipendenza affettiva.
“E’ meglio una delusione vera di una gioia finta”
(Neffa)
Quando incontro Anna (nome inventato) lei si trova in una situazione all’apparenza semplice ma non per lei che la vive da diverso tempo: è stata lasciata da una persona che per lei era tutto e che rappresentava la sua unica ragione di vita.
Fino a qui dirai che cosa c’è di strano? Non molto perchè ci aspettiamo che l’amore sia questo, che se non c’è la persona che ritieni di amare la tua vita non continui. Diciamo che soffrire per amore è scontato perchè ti metti in gioco quando ami e provi dei sentimenti, assumendoti un rischio “sano” per la tua vita.
La dipendenza affettiva però è qualcosa di più subdolo, che si insinua nella vita e che sembra incatenarti.
Ecco perchè desidero raccontarti la storia di Anna.
Anna è in una relazione affettiva da circa 5 anni caratterizzata da tira e molla senza una reale prospettiva di continuità ma non riesce a fare a meno della presenza di quest persona seppur nella sua vita diventa nociva. Gli effetti di questa “relazione” sono invalidanti nella sua vita, ovvero non riesce a fare le cose che vorrebbe perchè desidera esserci se lui arriva, ha trascurato amicizie e rotto con alcune persone che dimostravano dei dubbi sulla relazione. Ciò che ha spinto Anna a contattarmi è l’ennesimo attacco di panico che si trova a dover vivere con la paura di non uscirne più e avvenuto all’ennesima minaccia di abbandono da parte di Fabio.
Ecco che ci troviamo in terapia, con iniziale desiderio di Anna di trovare delle risposte immediate ai suoi dubbi e rassicurazione in me per la sofferenza che stava attraversando. A poco a poco, con la costruzione della relazione terapeutica e con la comprensione reale di che cosa aspettarsi dal terapeuta, Anna si conosce e prova a sperimentare una dimensione sana di relazione nella quale poter pensarsi come non malata o problematica ma semplicemente come una persona che desidera superare la sua dipendenza.
Dire NO è stato il prima passo, ovviamente con tutto il tempo necessario e soggettivo, Anna sperimenta la solitudine e la necessità di prendersi cura di sè. Ritrova nelle amicizie un tempo allontanate un vero e proprio aiuto e sostiene delle attività che l’aiutano a non cedere al bisogno di sentire Fabio. Più passa il tempo senza di lui e più sente di potercela fare perchè la relazione era tossica e diventava un circolo vizioso.
Anna inoltre ha dato un senso a questa difficoltà collegandola ad alcune esperienze familiari che le hanno consentito di sentirsi meno sbagliata.
Quali sono stati i passaggi fondamentali per Anna?

- Dire NO… nelle dipendenze affettive così come nelle dipendenze in generale finchè non si dice NO tutto può succedere
- Accettarsi senza dover essere diversa
- Bastarsi anche nelle piccole cose
- Ripercorrere la sua storia familiare andando alla ricerca dei suoi ruoli e scoprendo che quello che stava vivendo nella relazione con Fabio non era poi così diverso da quello che aveva già provato
- EMDR per superare idee negative su di sè e per ritrovare l’autostima…
Com’è finita la terapia?
Anna ora si sente libera perchè ha ripreso il controllo della sua vita e riesce a dire NO a Fabio. Ovviamente ha preso delle decisioni importanti che la portano a trasferirsi in una città che ha sempre pensato di raggiungere ma mai realizzata perchè non credeva in sè. Peccato che ci siamo conosciute con la mascherina e ci siamo anche salutate con lei.
Se senti di avere una sotria simile ad Anna e vuoi provare ad uscirne contattami via mail a psylisasartori@gmail.com o al cellulare 349-7867274
Gli effetti dell’ansia sulla relazione di coppia: come superarli
L’ansia è un sintomo dal significato relazionale. Cioè il senso di malessere che provi può essere spiegato dall’analisi di alcuni tue dinamiche relazionali o di alcuni tuoi legami.
L’ansia è il sintomo per eccellenza, insieme alla dipendenza, ed ha come effetto la ricerca di una vicinanza “supportiva” ovvero “di sostegno” da parte di un’altra persona. Nel caso di un bambino adolescente si può instaurare un particolare legame di sostegno con la madre. Nel caso di una coppia si può instaurare questo particolare tipo di legame con il partner.
Che cos’è l’ansia?
Per prima cosa è importante definire l’ansia. Possiamo intendere l’ansia come una sensazione che si attiva a livello fisiologico nel momento in cui si avverte una sorta di pericolo, reale o immaginario, che ci porta a provare emozioni di paura.
In psicoterapia per spiegare bene cos’è l’ansia, la descrivo come un amica e non come un nemica. Questo perché l’ansia ti può fornire importanti informazioni! Ti dice se tieni ad un progetto, se hai paura di prendere l’aereo o se la relazione di coppia è poco benefica o c’è qualcosa che ti spaventa.
Ecco che al pensiero di paura, il tuo corpo risponde con un segnale fisiologico (tachicardia, sudorazione, tremori, nausea…) così da darti un segnale che è frutto in buona parte dei tuoi pensieri.
Spiegata in questo modo ecco che possiamo capire facilmente come l’ansia abbia una funzione adattiva per l’uomo.
Quali sono le cause dell’ansia?
Come appena detto, le cause sono dovute ai pensieri che formuli e al modo di affrontare le situazioni.
L’ansia è utile in una certa quantità, è vincolante quando diventa eccessiva.
Nella coppia l’ansia può essere dovuta ad un periodo di particolare preoccupazione o stress da parte di uno dei due partner ma assume un significato a livello relazione, perché grazie all’ansia accade qualcosa dentro le dinamiche di coppia.
Ad esempio, se ti mostri ansioso puoi avere imparato che gli altri si prenderanno cura di te, oppure nel momento in cui vi è una situazione di elevata conflittualità l’ansia può spostare l’attenzione dal conflitto al malessere, evitando di affrontare qualcosa di importante.
Colui che manifesta l’ansia non è colui che ha problemi, ma in ottica sistemica diventa colui che si prende carico di un messaggio da dare alla coppia, che consenta di esprimere ciò che a parole non arriva.
Quali effetti sulla coppia può avere l’ansia?
Esistono le coppie ansiose perché esistono persone che come sintomo manifestano l’ansia e questa va ad influenzare poi l’andamento relazionale e familiare. L’ansia si trasmette e si impara a conviverci soprattutto se è associata a vantaggi positivi come il “tenere qualcuno legato a sé”, il “rendersi dipendenti dall’altro” o “l’avere una stampella sulla quale appoggiarsi”.
Nel partner “non ansioso”, però, si può instaurare un senso di responsabilità e di oppressione a tal punto da attivare una sorta di rifiuto piuttosto che di vicinanza. L’ansia nella coppia potrebbe essere anche una manifestazione che qualche meccanismo di coppia non funziona, potrebbe essere una richiesta implicita di aiuto.
Come superare l’ansia?
L’ansia si sconfigge, basta conoscerla e guardarla in faccia. Ovviamente nella coppia, laddove diventasse invalidante e vissuta come troppo forte, è importante superarla come coppia, dando voce ad un problema che non è solo della persona che ne soffre ma, nella maggior parte dei casi, ha un significato relazionale. Ecco che se l’ansia viene accolta può insegnare molto su chi si è, su cosa ci fa bene e su che tipo di relazioni sono sane per noi.
Ecco qui alcuni suggerimenti che mi sento di trasmetterti per gestire al meglio l’ansia:
1. Vedi l’ansia come un sistema per comunicarti qualcosa e che anche per chi è con te ha un significato e un valore;
2. Comunica ed esterna la tua ansia, non tenere tutto dentro;
3. Chiedi aiuto e concediti il tempo necessario per riprederti: più impari a gestire l’ansia più impari ad affrontarla.
Se desideri affrontare tale difficoltà e renderla una tua risorsa anziché un tuo limite, per te o per la coppia, contattami via mail a psylisasartori@gmail.com o via cellulare al 349.7867274
Essere genitori quando si smette di essere coppia
Le difficoltà di coppia incidono in maniera importante nella relazione genitoriale rendendola, a volte, complicata e luogo di conflitti e rivendicazione.
Imparare a gestire la genitorialità è un fattore protettivo al benessere della famiglia e dei figli.
Leggi l’articolo per saperne di più e contattami per informazioni.
La coppia tra legami inscindibili e separazioni possibili

La vita di coppia è spesso travagliata, altalenante e messa a dura prova dalle sfide evolutive. Cambiamenti, lavoro, trasferimenti, figli e genitori sono solo alcuni di questi possibili cambiamenti che mettono la coppia di fronte alla necessità di riorganizzarsi o, quantomeno, di adattarsi.
In questo articolo tratterò alcuni aspetti collegati alle relazioni tossiche e all’impossibilità di “interrompere” il legame, vissuto come esclusivo e quasi di possesso.
Quello che accade in queste relazioni è che l‘altro non viene visto per ciò che è. L’altro viene piuttosto vissuto solo in funzione alla realizzazione del proprio sé.
Quando viene minacciato l’abbandono, la persona che nella coppia vive la relazione con più dipendenza, sarà messa a dura prova. Questo sia nel reagire ai conflitti, sia nel riuscire a risolverli.
La fine di un rapporto, invece, non deve essere vista sempre come negativa. A livello evolutivo può essere infatti anche fonte di benessere, nel momento in cui riusciamo ad accettare che è venuto meno il tempo per lo stare in coppia e che entrambi i partner sono sono liberi di ricostruirsi una vita.
Nonostante questa riflessione, la fine di un rapporto viene spesso vissuta come una sorta di “lutto“, come un fallimento del proprio progetto di vita.
Quando ci troviamo di fronte a coppie che, nonostante siano oggettivamente giunte al “capolinea”, continuano la loro relazione in modo indissolubile, possiamo parlare di “legame disperante“.
Questo tipo di legame impedisce, di fatto, alla coppia di giungere ad una fine.
Nonostante in molti casi vi sia di mezzo una separazione o un divorzio, quello che accade nei “legami disperanti” è che non si riesce a mettere in campo anche il necessario “divorzio emotivo“. L’ex coniuge, infatti, continua a riemergere nel corso del tempo e viene mantenuto/a in vita da costanti conflitti e ricorsi legali e giudiziari.
Spesso in questo legame vi sono nel mezzo dei figli che, di certo, non trascorrono del tempo sereno dentro le mura domestiche. Questo proprio a causa della difficoltà genitoriale nel mettere limiti e confini ai propri litigi chiedono, sia direttamente che implicitamente ai figli, di schierarsi dalla parte di uno dei due genitori.
Sicuramente non vi è mai l’intendo di far del male ai propri figli ma, così facendo, il genitore lo sta di fatto danneggiando giorno dopo giorno.
In questo contesto i figli diventano spesso i “sostenitori” o i “postini” della coppia, con il rischio, a loro volta, di ripercussioni anche nella propria vita relazionale.
Non meno importante riveste il ruolo della famiglia d’origine, la quale in questo legame spesso ha avuto un ruolo decisivo: sono infatti famiglie invischianti e che tendono a considerare i figli (ovvero i membri della coppia) ancora troppo figli propri.
Cosa caratterizza un legame disperante?
• Impossibilità ad accedere al divorzio emotivo
• Essere intrappolati nel legame anche a distanza di anni
• Affidarsi alle vie legali Difficoltà a ricostruirsi una vita
• Rabbia e frustrazione anche a lungo
Cosa ci vuole per costruire una sana separazione?
Per giungere ad una sana separazione è fondamentale la capacità di negoziare il conflitto, la capacità di fare un passo indietro e di giungere ad una sorta di “resa”. Queste capacità dipendono da molti aspetti tra cui:
• le caratteristiche personali e la capacità introspettiva del singolo partner;
• la capacità di mettere dei confini familiari che tutelino la coppia anche nel momento della separazione e che consentano di mantenere lontana la famiglia d’origine in questa scelta;
• la capacità di realizzazione personale e l’autostima;
• i miti familiari e i valori.
Non è facile mettere da parte sentimenti, emozioni, frustrazioni legati al fallimento del legame di coppia. Grazie ad una psicoterapia di coppia, però, si può lavorare per giungere a tale decisione con un maggior livello di consapevolezza.
Come dico spesso: quando si intraprende un percorso di psicoterapia di coppia, la separazione è una delle opzioni possibili e non l’unica. Sta poi alla coppia la facoltà di valutare quella più fattibile.
Se ritieni che un percorso di psicoterapia di coppia possa esserti utile, contattami. Scrivi o chiama il: 349.786.7274

Relazioni Tossiche: riconoscerle ed uscirne

“Le relazioni sono uno specchio di come ci vediamo, pensiamo e comunichiamo”
Si sa che le relazioni non sono sempre facili. Spesso addirittura ci si può trovare immersi in relazioni di coppia o familiari anche molto complesse e poco soddisfacenti, a tratti anche pericolose.
Oggi vi parlerò dunque di “relazioni tossiche”. Partiremo dalla loro definizione passando a come poterle riconoscere e superare.
Le relazioni sono lo specchio di come ci percepiamo, pensiamo e viviamo ed è per questo che è importante non darle per scontate.
Per “relazioni tossiche” si intende una relazione disfunzionale che persiste nel tempo e che sopravvive anche ai tentativi di interruzione. Esse possono minare la salute, limitare la libertà della persona e dar vita ad un circolo vizioso dal quale non è facile uscirne. Ecco che ci si ritrova in relazioni insoddisfacenti e con un legame di coppia spesso logorato, come una corda che si è tirata troppo e che è in procinto di spezzarsi, anche se ciò poi non accade mai.
Come si sviluppano le relazioni tossiche?
Cadere in relazioni tossiche non è poi così difficile. Si inizia infatti con legami d’amore, quindi relazioni che un tempo hanno anche avuto, seppur a livello spesso solo illusorio, un effetto benefico sulla persona.
Spesso le due persone si sentono affini, simili e quasi “fatti l’uno per l’altro”. Sono per lo più relazioni basate su di un benessere apparente, spesso frutto di unioni di coppia (incastri di coppia in termini psicologici) che sfruttano una relazione di potere da parte di uno dei due partner, tendenzialmente quello vissuto come il più forte.
Ne sono un esempio il sadismo e il masochismo, o la relazione tra un narcisista e una persona insicura (due quadri che spesso si sovrappongono). Sono relazioni in cui vige un’asimmetria di potere e responsabilità, e dove la sofferenza è strettamente legata al piacere. Ovviamente è bene sottolineare che l’unione di coppia e la scelta del partner, non è mai casuale ma è dettata da modalità relazionali acquisite dalla propria famiglia d’origine.
Quali sono le relazioni tossiche?
Dipendenza affettiva: è una relazione nella quale l’oggetto della dipendenza è “l’altro”. La persona che soffre di tale dipendenza tenderà a mettersi da parte e a vivere in totale dedizione all’altro, così come un tossicodipendente fa con la sostanza. Ecco che la persona dipendente spesso ridurrà le sue attività per vivere per l’altro, anche se la relazione è fonte di insoddisfazione.
Lotta di potere: sono relazioni basate sulla “distruzione dell’altro” e sul concetto di “vittoria”. In queste relazioni non si giunge mai ad un confronto positivo. Si basa tutto sull’affermazione di se stessi e spesso anche sull’affermare la propria famiglia d’origine. In questo caso non c’è una asimmetria di ruoli, ma piuttosto la tendenza di entrambi i membri della coppia ad assumere un ruolo dominante.
Anche se la relazione di questa coppia sembra giunta al termine, i due continuano comunque a stare insieme. Non c’è davvero una progettualità e la gioia di stare insieme è ormai scemata. Si parla di ” legame disperante” con delle ripercussioni gravi anche sui figli. I continui conflitti spesso celano vissuti depressivi latenti: insomma, tra rabbia e disperazione, i due scelgono di esternare la rabbia.
Il ricatto e la paura come aspetti dominanti nella coppia: sono coppie che utilizzano il ricatto emotivo come strumento di controllo dell’altro e la paura sappiamo che, se sfruttata, blocca la persona e la rende schiava anche solo a livello emotivo.
L’altro idealizzato: Questo tipo di relazione tossica si palesa quando comincia a diventare evidente che uno o entrambi i membri della coppia non si sono innamorati della persona con cui condividono l’affetto, ma con una versione idealizzata di esso.
Sebbene questo fatto possa essere già stato intuito durante i primi mesi della relazione, è possibile che venga data poca importanza ad esso e che, in ogni caso, questa dissonanza cognitiva sia stata risolta sopravvalutando la capacità dell’altro di cambiare in futuro e conformarsi alle nostre aspettative. Questo può portare a vivere relazioni idealizzate e non reali.
Come riconoscere le relazioni tossiche?
Le relazioni tossiche hanno delle caratteristiche tipiche, tra le quali troviamo: ansia, violenza fisica o verbale, paura, elevata conflittualità di coppia, gelosia estrema, paura, senso di essere in trappola e sensazione di non valere abbastanza… Queste possono cambiare di situazione in situazione ma di norma sono quasi sempre presenti. Proprio per la pesantezza della relazione non è da escludere che possano esserci implicazioni anche per i figli, laddove coinvolti nel conflitto o nelle dinamiche disfunzionali dei genitori. Inoltre in uno dei due partner possono svilupparsi sintomatologie ansioso-depressive o fobiche.
Come uscire dalle relazioni tossiche?
E’ fondamentale anzitutto avere la consapevolezza di star vivendo una relazione tossica. Il secondo step è il chiedere aiuto a professionisti in grado di aiutare la persona ad acquisire maggiore sicurezza in se stesso e nella propria forza.
Ecco alcuni suggerimenti per iniziare a mettere in discussione la vostra relazione tossica:
Comprendere e rivedere la propria storia familiare per liberarsi di ruoli, miti ed aspettative relazionali che possono ad oggi alimentare una relazione tossica.
Rivedete i comportamenti passati. Quando siete con il vostro partner sentite che il tempo è speso bene e che ne vale la pena? O sentite le vostre energie prosciugate e state con lui/lei solo per senso del dovere?
Analizzate il presente. Come vi sentite nella relazione? Quali emozioni prevalgono (gioia, rabbia, paura o senso di colpa)?
Recuperate le attività sacrificate per la relazione tossica. Quante cose avete messo da parte per difendere questa relazione?
Cercate persone con atteggiamenti diversi e fate attenzione a non innescare di nuovo il circolo vizioso.
Lavorate sulla parte di voi che alimenta il circolo vizioso della relazione grazie ad un percorso di psicoterapia.
Elaborate i traumi psicologici e fisici collegati a tale relazione con l’EMDR al fine di aumentare l’autostima e migliorare il benessere.
Se vuoi maggiori informazioni o vuoi iniziare un percorso di psicoterapia, contattami!
Conflitti di coppia: una strategia risolutiva
la coppia, cambia e cresce, necessita di rivedere gli obiettivi e le finalità. Due innamorati di 20 anni non possono chiedere a 50 di essere come un tempo, possono però cercare di amarsi per ciò che sono ora.

5 modi per superare la crisi di coppia

( F. Dostoevskij)
L’amore è come il fuoco: non possiamo immaginare di accenderlo e non prendercene cura, di non osservarlo e lasciare che esso produca sempre lo stesso calore. A volte quello che accade nella coppia è proprio come accendere un fuoco e lasciarlo fare il suo corso, libero di spegnersi se non curato e alimentato. Vivere una vita di coppia non è facile, ha alti e bassi e sfide da superare ma anche gioie, traguardi e soddisfazioni. Saper stare in coppia richiama alcune modalità relazionali, alcune aspettative e alcuni miti che il singolo individuo sperimenta nella propria famiglia d’origine. In questo articolo affronteremo le tappe di vita della coppia e come superare possibili ostacoli.
La coppia quando si forma crea quella che chiameremo “coppia coniugale” ovvero la coppia basata sulla relazione tra partners e nella fase dell’innamoramento: è qui che spesso vediamo l’altro non per quello che è ma per quello che vorremmo che fosse, con quelle caratteristiche che sono più bisogni, aspettative ed ideali che aspetti reali. Viene detta anche la fase dell’illusione proprio per l’aspetto illusorio che porta con sé. Tutte le coppie passano questa fase, a prescindere dall’età nel quale si forma la coppia, a prescindere dalle caratteristiche individuali e relazionali.
Con il passare del tempo quello che accade, a livello evolutivo, è il passaggio alla fase della disillusione di coppia nella quale l’altro si inizia a vedere con le sue caratteristiche, emergono aspetti critici e si entra nella fase più reale della coppia: spesso e’ qui che si giocano le sorti dell’andamento della coppia. Vi è chi riesce a cogliere aspetti positivi e bilanciarli con quelli negativi, chi riesce a riadattare le proprie aspettative e desideri al fine di mantenere la relazione mentre altri persistono nelle loro idee, aspettative e bisogni senza scendere a compromessi ma precludendo la possibilità alla coppia di continuare.
Ora mi concentro’ sulle coppie che scelgono di stare insieme e su come riuscire a trasformare la crisi di coppia e superarla.

Per prima cosa è importante sottolineare che il concetto di crisi non è sempre qualcosa di negativo, esso diventa un punto di rottura e quindi di cambiamento: non possiamo pensare di tornare ad essere come prima e possiamo invece lavorare per costruire un nuovo presente. La crisi di coppia quindi diventa un punto di svolta importante per la coppia, perché ci dice che ciò che funzionava prima ora non funziona più, che non viviamo più la coppia come un tempo, e che forse ciò che prima ci faceva piacere non è più attuale.
D’altronde noi stessi non siamo quelli di alcuni anni fa’ e quindi perché la coppia dovrebbe essere sempre uguale?
Questa è una domanda che mi trovo a fare in terapia e che rappresenta un paradosso perché chiediamo alla coppia di fermarsi laddove chi la compone è evoluto come adulto.
Ecco quindi che per superare la crisi di coppia dobbiamo considerare due aspetti importanti:
1. La fase di vita che la coppia vive: ovvero spesso la crisi arriva con la nascita del figlio che crea dei disequilibri del tutto normale sia nel come si intende la coppia da ora in poi sia nella genitorialità e sulle scelte educative. Inoltre la nascita di un figlio richiama alcuni funzionamenti della famiglia d’origine e dunque aspetti relazionali che riguardano, cambi di ruoli, emozioni e confini. Inoltre una successiva crisi avviene nella fase adolescenziale e di svincolo dei figli, proprio perché vi sarà progressivamente sempre maggior spazio per la “coppia” che, se si è persa di vista sarà non del tutto scontato riscoprirsi.
2.Il desiderio dei singoli partners nella coppia: ovvero vi è il desiderio di reinvestire sulla coppia oppure la crisi diventa occasione per lasciarsi?
Questi due aspetti sono salienti al fine di intraprendere un percorso di coppia che consenta di superare in maniera efficace la crisi di coppia, così da poter lavorare per ristabilire nuovi bisogni, nuovi desideri, nuove emozioni nella vita di coppia.
A livello pratico vi sono alcuni accorgimenti utili per riuscire, nelle mura domestiche, a preservare la coppia al fine di non lasciare che la crisi prenda il predominio:
- mantenere un buon livello di ascolto attivo dell’altro;
- comunicare il proprio stato d’animo e i propri bisogni e desideri;
- analizzare in primi se stessi e non tanto l’altro ( ad esempio chiedersi ” cosa ho fatto per contribuire al costruirsi di questa situazione?); sarà più utile perchè il cambiamento non parte dagli altri ma da noi stessi;
- non fermarsi al contenuto della discussione ( per cosa stiamo discutendo ) ma concentrarsi sul messaggio a livello relazionale ( mi fido, non mi fido, mi sento amato/a, mi sono non ascoltato ecc);
- fermarsi e accettare di aver, a volte, bisogno di uno spazio neutro per discutere sulla coppia e trovare nuovi significati e modalità relazionali.