
Il conflitto di coppia diventa opportunità per la coppia: una proposta di intervento clinica efficace!
“Alle volte, un litigio può essere la scintilla che accende la fiamma. Lo scontro, due strattoni, spesso finiscono in inebrianti notti d’amore”.
Paolo Crepet, Sull’amore, 200
Il pensare alla coppia include sia aspetti di romanticismo, illusione e amore ma anche disillusioni, conflitti e separazioni. In questo articolo affronterò il tema del conflitto ma come utile alla coppia perché evolutivo e trasformativo. Il senso comune porta a spaventarsi di fronte al conflitto, perché porta con sé aspetti aggressivi, imprevedibili e catastrofici. Ma è nel conflitto che si formano i sistemi e nelle battaglie che si scoprono le risorse.
Prima di entrare nel vivo del conflitto è importante sottolineare che la scelta del partner non diventa casuale ma ha una forte implicazione da parte della famiglia d’origine. Possiamo infatti scegliere il partner al fine di “Ripetere” un copione familiare o per ” Compensazione/Riparazione”.
Tale scelta determina l’incastro di coppia, i bisogni e le aspettative che i partner si riversano reciprocamente e spesso determinano situazioni paradossali: ad esempio una persona può ricercare protezione e cura nell’altra che al momento della nascita della coppia è ben disposta a farlo. La difficoltà nasce nel momento in cui uno dei due partners, per fasi della vita o eventi, cambia bisogni, priorità o aspettative ma esse non trovano spazio di comunicazione e condivisione con l’altro, a volta soprattutto perché il tutto avviene in maniera inconsapevole. Quello di cui qui sopra ho parlato come incastro di coppia, più specificatamente viene detto ” quid pro quo di coppia” ed è anche una possibilità di lettura da utilizzare in psicoterapia di coppia e individuale. Ecco che il conflitto che può generarsi nella coppia non avviene a casa ma per la perdita spesso della dimensione coppia e per la mancata comunicazione.
Cosa rende un conflitto negoziabile?
Nella mia ricerca si evidenzia che alla base di un conflitto “insanabile” ci siano storie di partner con il mito del riscatto ( sociale e famigliare) e che vivono il cambiamento della coppia ( ad esempio con la nascita del figlio) come se nulla fosse cambiato prima, quando invece ciò che è importante è il fare un nuovo “patto di coppia” che includa l’aspetto di genitorialità. Invece, ciò che rende un conflitto “sanabile” sembra essere il raggiungimento dello svincolo dalla famiglia d’origine e il mito del sacrificio che tiene insieme la famiglia con il rischio, se non adeguatamente trattato, di bloccare i figli al momento dello svincolo all’interno del conflitto.
Come rendere il conflitto opportunità?
Per prima cosa è utile uscire da una dimensione di colpa e pensare alle responsabilità individuali e vedere il conflitto come l’opportunità per evolvere, cambiare e migliorare anche rispetto ai bisogni, alle aspettative e ai desideri del singolo e della nuova coppia.
Il contesto di psicoterapia di coppia è uno spazio di terapia nel quale, si esce da una logica di colpa e giudizio, per accedere ad una dimensione di cura e di narrazione diversa, attraverso l’utilizzo di storie familiari, individuali e adeguati strumenti per attivare la comunicazione e rendere la relazione più soddisfacente e il sistema famiglia flessibile. Ovviamente affinché sia possibile lavorare in maniera sana e utile nel conflitto e renderlo opportunità entrambi i partner devono esserne convinti e disposti a mettersi in discussione.
“Non possiamo pensare di mandare indietro il tempo o di cambiare l’altro ma solo di comprendere noi stessi e trasformare questa comprensione in comunicazione verso l’altro”.
Dott.ssa Lisa Sartori_ Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico – Familiare

Come superare il conflitto di coppia.
In amore non esiste un vincitore o un perdente, ma o si vince entrambi o si perde entrambi (G.Nardone)
Il conflitto di coppia è inevitabile ed è presente nella vita di coppia soprattutto quando la relazione non è più alla fase iniziale di innamoramento ma quando si avvicina la fase della disillusione: ecco che la persona amata, desiderata e idealizzata viene vista con gli occhi ” reali” ed “obiettivi”, emergono aspetti che fino a quel momento non si erano percepiti.
Ecco che in questo articolo desidero affrontare tale tematica non solo da un punto di vista teorico, ma soprattutto pratico, cercando di sollecitare riflessioni e visioni differenti del conflitto, soffermandomi su alcuni aspetti che elencherò qui di seguito.
- Il conflitto di coppia è prima di tutto un problema di comunicazione;
- E’ IMPOSSIBILE NON CONFLIGGERE nella relazione di coppia. Il conflitto non è sempre negativo, a volte è evolutivo, produttivo e necessario al migliora e migliorarsi individualmente e nella coppia. Ecco però che capita di imbattersi in coppia che sono in una fase di stallo, ovvero in una sorta di blocco, quasi come se fossero paralizzati dal conflitto. Il partner è concentrato nel trovare la conferma alla sua visione, opinione ed emozioni, alimentando posizioni poco produttive nei confronti del conflitto;
- Il conflitto và letto all’interno della FASE DEL CICLO DI VITA della coppia e/o della famiglia. Ad esempio è molto frequente che una coppia che si è dedicata tutta la vita ad accudire i figli e a coltivare la genitorialità, al momento dello svincolo dei figli ormai giovani adulti, la coppia si trovi a rimettersi in discussione con molte emozioni anche contraddittorie;
- Il conflitto ci comunica molto rispetto ai singoli partner: bisogni, aspettative, paure, ferite antiche prendono vita all’interno della dinamica del conflitto e trovano la loro massima espressione.
Ciò che accade quando ciascuno dei due membri della coppia punta a difendere a spada tratta la propria posizione è un blocco, o impasse, che a volte può apparire senza soluzione. Tuttavia è possibile recuperare qualsiasi incomprensione ed andare avanti assieme nel progetto di coppia gestendo in modo diverso e più accurato la comunicazione tra le due parti in causa.
Come riuscire dunque a superare il conflitto di coppia?
- Ascoltate il conflitto e ciò che in esso si esprime: non è facile ma è un buon modo per valorizzare ciò che accade e per dare voce ad emozioni e sentimenti che solo con il conflitto possono emergere, anche se in modo sbagliato. Dunque questo vi aiuta ad accettare il conflitto e l’esistenza del problema;
- Interrompere il circolo vizioso e prendere tempo: per uscire dal circolo vizioso ciò che almeno uno dei due partner può fare è lasciare andare, mollare la lotta non lasciando il campo d’azione ma chiedendosi : “ cosa stiamo facendo?”, “Per cosa stiamo litigando in realtà?;
- Lasciate fuori i figli dalle vostre discussioni: capita che i figli siano il braccio armato dei conflitti e che, per la posizione difficile che si trovano a dover sostenere e per la paura di far soffrire entrambi i genitori, emergano dei sintomi come ansia, tristezza, iperattività che distrae i genitori dai conflitti;
- Prendetevi del tempo con il vostro partner per parlare e discutere di questioni che comunemente evitate;
- Dimenticatevi come eravate e pensate a come potreste essere in un futuro vicino: non si può tornare al passato perché le cose cambiano e le persone evolvono, ma si può costruire un presente più sereno e nuovo;
- Ultimo punto ma non per questo meno importante, la terapia di coppia è consigliata per migliorare la comunicazione e lavorare su aspetti familiari ed emotivi che possono interferire con l’armonia e il benessere della coppia. La terapia maggiormente indicata è la terapia sistemico – relazionale che consente di comprendere la coppia da maggiori punti di vista, osservando il ciclo di vita, le famiglie d’origine e le relazioni. Inoltre verranno forniti esercizi e compiti da svolgere a casa in modo che ognuno dei partner riesca a fare uscire il terapeuta che è in lui.
Nel conflitto ognuno porta la porta storia familiare e il come si è percepito nelle relazioni passate. Provare a trasformare il circolo vizioso in virtuoso è importante e possibile ma a volte può essere necessario rivolgersi ad uno psicoterapeuta.
Dott.ssa Lisa Sartori_ Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale.

Gruppo creativo sulle relazioni affettive

Quando la rabbia diventa utile: una trasformazione terapeutica!
“Trattenere la rabbia e il rancore è come tenere in mano un carbone ardente con l’intento di getterlo a qualcun altro: sei tu quello che viene bruciato” ( Buddha).
Questo articolo nasce dal mio desiderio di dedicare del tempo alla rabbia e alla sua utilità. Spesso ascolto storie di persone che giudicano negativamente tale emozione, la rifiutano, non la nominano , insomma le danno una sorta di super potere perché, come disse una persona, “ da essa è meglio prendere le distanze“.
Ma è proprio così?
La rabbia fa parte delle emozioni primarie insieme a tristezza, disgusto, felicità, gioia, sorpresa e disprezzo. Queste sono emozioni innate e sono riscontrabili in qualsiasi popolazione, per questo sono definite primarie ovvero universali. Le emozioni secondarie, invece, sono quelle che originano dalla combinazione delle emozioni primarie e si sviluppano con la crescita dell’individuo e con l’interazione sociali. Emerge che culturalmente ci saranno delle differenze nell’espressione delle emozioni in quanto spesso esse possono essere inibite dalla cultura di appartenenza. In questo articolo guarderemo nello specifico alla rabbia, non tanto soffermandoci sugli aspetti di aggressività, di paura e di pericolo che da essa può scaturire ma introducendo l’idea di rabbia come ” utile”. Per la maggior parte delle teorie la rabbia rappresenta la tipica reazione alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica ma contemporaneamente può assumere valenza comunicativa. E’ in tale chiave che essa viene intesa e restituita alla persona all’interno di un percorso di psicoterapia.
La rabbia quindi può essere utile per svariati motivi che elencherò qui di seguito:
- La rabbia è essenziale e benefica in quanto ci fornisce informazioni su ciò che è sbagliato;
- E’ una risposta protettiva biologica in quanto contribuisce alla sopravvivenza della specie e ci permette di difenderci in maniera adeguata;
- Può diventare uno stimolo di cambiamento perché ci fornisce informazioni su ciò che ci arreca rabbia e che quindi ci procura frustrazione;
- E’ utile perché energia vitale che spesso , se usata in maniera utile ed efficace, aiuta la persona a prendersi qualcosa per sé di positivo.
Ecco gli aspetti di utilità della rabbia ed è importante, alla luce anche di quanto scritto, non soffocarla, negarla o allontanarla perché ci fornisce molte informazioni sulla nostra vita sociale, familiare e con noi stessi. Essa può diventare una sorta di onda colma di energia positiva e di creatività.
Come si lavora in Psicoterapia sulla rabbia?
Il lavoro di psicoterapia sulla rabbia può vertere su due aspetti: la gestione di essa al fine di ridurla o il riconoscimento di essa per farla emergere in maniera utile per la persona e per il sistema di persone in cui è inserita. Ovviamente la psicoterapia è una sorta di allenamento mentale a guardare la realtà con occhi diversi, creando scenari differenti e maggiormenti confrotevoli per la persona che porta la difficoltà, essa però ci tengo a sottolineare che non è magia ma ristrutturazione e cambiamento. Ecco perché la rabbia e il lavoro su di essa generalmente parte dal ragionare insieme sul significato di questa rabbia, andando ad individuare situazioni, luoghi o persone con cui emerge maggiormente. Proviamo a collegarla al nostro modo di percepirla e viverla sia psicologicamente che fisicamente, cercando di gestirla piuttosto che controllarla. Dal punto di vista sistemico è interessante come il lavoro si sofferma anche ad analizzare come mai la rabbia sia diventata così invalidante, da quando e verso chi essa è maggiormente presente per provare ad inserirla all’interno del sistema familiare di appartenenza, riconoscendone un ruolo e una funzione comunicativa.
E’ importante non spaventarsi di fronte alla rabbia e alla sua energia ma coglierne l’aspetto più evolutivo e costruttivo, come ad esempio la rabbia per qualcuno che ci ha lasciato o per un lavoro che non ci soddisfa. Esse sono tutte informazioni utili e che se ascoltare aiutano l’individuo, la coppia o la famiglia a prendere strade diverse, magari nuove.
Molte difficoltà adolescenziali come l‘autolesionismo, le dipendenze, l’aggressività, l’isolamento, la depressione possono presentare componenti significative di rabbia ed è importante che essa possa trovare un luogo dove emergere ed acquisire nuovi significati.
Attraverso la Psicoterapia sistemico – familiare non si lavora solo sull’individuo ma anche sui diversi sistemi nei quali esso è inserito.
Contattatemi per maggiori informazioni.
Dott.ssa Lisa Sartori _ Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico – Familiare.

7 modi per costruire relazioni sane
“Mettere in discussione se stessi è il modo migliore per capire gli altri.”
(Michelangelo)
Le relazioni sono parte della nostra vita ed è molto probabile che esse siano alla base sia della felcità che della difficoltà che le persone vivono e che spesso arrivano nello studio di psicoterapia. In questo articolo tratterò le relazioni con la speranza di riuscire a fornire alcuni spunti di riflessione utili nel valutare e nel comprendere tale mondo relazionale. Vivere delle relazioni affettive sane e soddisfacenti, può essere considerato uno degli aspetti che incide maggiormente sulla qualità della vita, tanto che può condizionare il tono dell’umore e l’energia che riusciamo a mettere nei diversi contesti della vita, come la famiglia, il lavoro e le relazioni sociali.
Tutto ha inizio nelle famiglie d’origine essendo il primo luogo di sperimentazione, di crescita e di incontro tra persone: crescendo le modalità e l’intensità delle relazioni sociali e affettive cambia, così come cambia la persona grazie all’acquisizione della propria identità in costante formazione fino alla giovane età adulta. La capacità di comprendere che tipo di relazioni ogni individuo costruisce e valutarne la soddisfazione o meno, necessita di un livello di consapevolezza di sè e del mondo emotivo e affettivo che caratterizza l’individuo. Meno ci soffermeremo a riflettere su ciò che abbiamo e meno saremo in grado, se necessario, di migliorare o modificare qualcosa.
E’ inoltre fondamentale sapere cosa noi stessi mettiamo nella relazioni e qual’è il nostro contributo nel momento in cui entriamo in relazione con l’altro: sarà proprio in queste relazioni che alcuni pezzi di storia personale e familiare emergeranno, condizionando la costruzione della relazione. Quindi, nel momento in cui le relazioni non soddisfano bisogni e aspettative individuali, legate spesso anche ad aspetti ideali, possono dare origine a conflitti sia interiori che relazionali, di coppia o familiari.
Di seguito alcuni suggerimenti per costruire relazioni sane che possono, se eseguiti, migliorare le relazioni e la capacità di costruirne sane.
- Non far dipendere la tua autostima dalle tue relazioni: le relazioni più sane sono quelle tra individui in equilibrio. La maniera in cui ci comportiamo con gli altri, infatti, è direttamente legata al modo in cui ci relazioniamo con noi stessi;
- Lascia andare il giudizio: per creare relazioni sane e poter imparare dagli altri è importante lasciare andare il giudizio
- Pensa positivo: per la legge dell’attrazione, noi attiriamo sempre quello che pensiamo.
- Controllo qualità: fermati per un attimo a esaminare le relazioni che hai in questo momento
- Relazioni inter-dipendenti: sii tu il primo a dare e non aspettarti niente in cambio. Le aspettative sono la radice della delusione. Le relazioni sane sono quelle tra individui che stanno in piedi da soli.
- Sviluppa l’empatia: l’empatia è un ingrediente necessario nelle nostre relazioni;
- Avere idea di che tipi di relazioni abbiamo sperimentato nella nostra storia relazionale.
Come lavoro in psicoterapia per le difficoltà relazionali?
Per prima cosa si dedica del tempo per la comprensione delle difficoltà e per focalizzare quale sia il ruolo che la persona occupa nella relazione o nelle relazioni da essa riportate. Successivamente si procede cercando di connettere alcuni aspetti relazionali presenti nel qui e ora con la storia familiare e reazionale, costruendo un ipotesi alla base della difficoltà riportata, costruendo strumenti di cambiamento efficace per le relazioni future.
Cio che è importante sottolineare è che ogni percorso di psicoterapia è diverso in quanto diverse sono le persone e le loro storie, così come le loro esigenze e desideri.
Dott.ssa Lisa Sartori, Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico – familiare.

“Gli incastri di coppia”: una lettura sistemico -familiare.
“Ci proiettiamo nel presente alla ricerca del passato”.
In questo articolo affronterò il tema da me trattato nella tesi di specializzaizone come Psicoterapeuta dal titolo: ” Il quid pro quo di coppia incontra la crisi di coppia: confronto tra casi ad invio coatto e casi ad invio spontaneo presso il Consultorio Familiare. “
L’ottica sistemica familiare sarà la chiave di lettura per tali incastri di coppia detti anche “quid pro quo di coppia“ovvero “qualcosa per qualcosa altro” e si riferisce a un accordo o a un contratto, in cui ogni parte deve ricevere qualcosa per ciò che dà o crede di dare. In psicoterapia si parla di “incastro di coppia” quando ci si sofferma, spesso al fine di aiutare la coppia nel momento di conflitto, a comprendere il motivo per il quale si sono scelti ed essa è anche una delle prime domande in psicoterapia. Spesso tale domanda lascia perplessi perchè, sopratutto nel momento del conflitto, essa consente di ritornare indietro ai tempi della scelta e dunque andrà a smuovere la memoria e l’emozione passata.
Già S.Freud nell’ “Introduzione al Narcisismo” (1914) sottolinea che la scelta del partner avviene secondo modalità che hanno a che fare con la relazione che ognuno ha avuto con la propria famiglia di origine. Ecco il come mai dell’importanza dell’orientamento sistemico familiare nel trattamento delle difficoltà di coppia, dal momento che da un punto di vista relazionale emergono due modalità di possibile scelta del partner ( Mosconi A):
- che ci permetta di ripetere o proseguire una esperienza se questa è stata soddisfacente;
- che ci faccia vivere una esperienza compensatoria e/o di risarcimento se questa è stata insoddisfacente.
Quindi si intuisce l’importanza che la famiglia d’origine e le relazioni in esse vissute hanno nella formazione della coppia ed è importante averlo presente in modo da riuscire a leggere il conflitto in maniera utile ed evolutiva. Infatti in terapia ognuno porta la propria storia ed ognuno porta tutte le persone che per lui sono significative.
Per entrare nel vivo dell’incastro di coppia è utile parlare anche delle relazioni e del modo che ognuno di noi ha di definirsi in esse. Gran parte del mio lavoro di tesi si è soffermato ad analizzare 10 casi di coppie e ad analizzarle il come si sono incastrare, a partire dalle loro storie familiari, ed emergono alcune possibilità:
1. relazioni di dipendenza : ovvero uno dei due partner decide di dipendere ( posizione down) mentre l’altro decide di guidare (posizione up). Tendenzialmente questa scelta può essere per compensazione o rivendicazione, ad esempio posso “innamormi dell’altro perchè ha la famiglia che avrei sempre desiderato avere”;
2.relazioni di paritaria down-down: ovvero i due coniugi hanno storie di poco prestigio familiare e hanno vissuto posizioni non importanti , quando ad esempio entrambi non sono stati visti nelle famiglie d’origine. Spesso queste coppie fanno fatica a manifestare conflitti accesi ed è più probabile che manifestano alcuni sintomi come dolori fisici, insonnia, ansia;
3. relazioni paritarie up-up: ovvero entrambi escono con posizioni importanti nella famiglia d’origine e spesso con un forte legame con i rispettivi genitori. I partner vivono come perdente colui che lascia, cede o scende a compromessi e tale aspetto deriva anche da come, colui che perde, viene visto nella famiglia d’origine. In questo incastro entrambi non sono disposti a mettere qualcosa da parte per il funzionamento della coppia ed arrivano più facilmente ai tribunali.
Queste modalità up o down di definirsi nelle relazioni sono presenti non solo nelle coppie ma anche in contesti lavorativi, familiari e sociali. E’ importante, al fine di lavorare per costruire il benessere, che tali posizioni non siano rigide ma flessibili.
Il mio lavoro di ricerca ha evidenziato come ci siano, nel corso della vita della coppia, degli eventi importanti e che incidono con possibili cambiamenti che mettono i partner alla prova, come ad esempio la genitorialità. E’ spesso in questo momento che le coppie più burrascose arrivano presso i tribunali perchè uno dei due non è riuscito a comprensare o risarcire le aspettative presenti nell’altro e che sono intoccabili. Anche la famiglia d’origine ha un ruolo chiave nel conflitto di coppia ma di tale argomento parlerò nei prossimi articoli.
Alla luce di quanto detto risulta importante per la coppia sviluppare uno spazio nel quale poter lavorare su alcuni modi di mettersi nella relazione e pensare al conflitto non come una sorta di ” tribunale nel quale trovare la verità e giudicare colui che è colpa” ma vedere il conflitto come utile, perchè quando si litiga spesso emergono tutti gli aspetti familiari di cui abbiamo parlato in questo articolo e che portano i coniugi/partner a sottovalutare o ipitizzare come sbagliata la scelta del compagno/a.
Attraverso un percorso di psicoterapia di coppia ad orientamento sistemico familiare si lavoro su tali aspetti relazional, familiari, e di comunicaizone, non giudicando ma accettando le storie che vengono portate in terapia e sollecitando la coppia a trovare delle nuovi narrazioni possibili più utili per il loro benessere.
Dott.ssa Lisa Sartori_ Psicologa-Psicoterapeuta Sistemica Familiare.

Il quid pro quo di coppia incontra la crisi di coppia: una lettura sistemica al conflitto.
“Non si può essere uguali a quando ci si è innamorati ma ci si può innamorare di ciò che si è diventati”.
Dott.ssa Lisa Sartori
“Il quid pro quo di coppia incontra la crisi di coppia” è stato il titolo della mia tesi di specializzazione come Psicoterapeuta sistemico – relazionale e si basa su una ricerca condotta su coppie in crisi e sul come mai alcune coppie riescono a lavorare sul conflitto e altre invece sembrano nutrirsi del conflitto e non riuscire a mediarlo, includendo l’importanza della famiglia d’origine.
In questo articolo non mi addenterò in tutti gli aspetti analizzati nel mio lavoro di ricerca ma solo sul quid pro quo di coppia inteso come un’ipotesi del conflitto di coppia e che si adatta alla lettura complessa della coppia dalla fase di scelta del partner, alla trasformazione della coppia in base alle tappe previste dal ciclo di vita.
Cosa si intende in particolare per Quid pro quo di coppia? Esso, così come descritto e teorizzato dal Dott. Mosconi, significa “ qualcosa per qualcosa altro” e si riferisce ad un accordo o contratto in cui ogni parte deve ricevere qualcosa per ciò che dà o crede di dare. Alla base di tale patto il paradosso di partenza sembra essere “ ci scegliamo un partner utile a definire i rapporti con la nostra famiglia d’origine” e quindi la scelta dell’altro non avviene solo per aspetti consapevoli ma include aspettative e bisogni che sembrano avere origine dall’idea con cui si esce dalla propria famiglia d’origine. In particolare per quid si intende “ ciò che penso di dare o di ricevere dall’altro” mentre il pro quo include tre aspetti:
- l’idea cosciente di ciò che mi aspetto di condividere con l’altro;
- L’aspettativa affettiva di cui investo l’altro;
- L’aspetto di definizione della relazione implicito a tale aspettativa affettiva.
Come possiamo quindi utilizzare il quid pro quo di coppia in terapia di coppia?
Esso è importante perché aiuta a creare un’ipotesi di origine del conflitto che spesso pone le basi su tali aspetti di unione, consapevoli e inconsapevoli e che spesso danno vita ad unioni che sfociano in aspetti paradossali: ad esempio un partner che vede nell’altro il bisogno di cure ma che poi nel corso della vita di coppia si aspetta che sia indipendente.
Questi aspetti non assumono valenza di giusto o sbagliato, ma diventano importanti fonte di costruzioni di significati possibili in sede di terapia in quanto consentono ai partners di comprendere che, ai tempi della scelta, entrambi avevano i propri buoni motivi per essersi reciprocamente scelti ma che è impossibile pensare che le cose non si cambiano nel tempo, relazioni incluse. “Non si può essere uguali a quando ci si è innamorati ma ci si può innamorare di ciò che si è diventati, insieme“, questo a mio avviso diventa la chiave di incontro per una coppia che è in fase di crisi di coppia.
Sorge dunque spontanea una domanda: come si può lavorare sulla coppia che attraversa un periodo di crisi?
Lo spazio di terapia diventa dunque uno spazio indispensabile al fine di poter rinegoziare gli aspetti di unione e di conflitto che necessariamente prendono vita, inserendoli in una chiave di lettura sistemica relazionale, che considera la famiglia d’origine come significativa nella vita di ogni singolo membro della coppia. Per questo si dice che la coppia quando si forma è composta da un incontro non solo di persone ma si di storie. Nella terapia verranno dunque considerati non solo aspetti comunicativi ma anche legati alle singole storie familiare e a come esse si siano poi intrecciate e abbiamo contribuito a formare la storia della coppia. A volte si percepisce il conflitto come qualcosa di sbagliato e di negativo ma è attraverso esso che spesso si giunge ad un cambiamento, tutto dipende da come si reagisce ad esso e a che significato viene attribuito.
Come mai scegliere una terapia di coppia sistemica relazione?
Perché l’ottica sistemica considera l’individuo come inserito all’interno di un sistema di relazioni e di significato con un’importanza data alla comunicazione e alla relazione come motore della coppia, non dimenticando che vi sono almeno due storie che prendo vita all’interno dello spazio di terapia.
Dott.ssa Lisa Sartori, Psicologa_Psicoterapeuta sistemica relazionale.
La dipendenza affettiva: di relazioni ci si ammala ma di relazioni si guarisce.
“Vorrei poterti amare senza aggrapparmi, apprezzarti senza giudicarti, raggiungerti senza invaderti, invitarti senza insistere, criticarti senza biasimarti, aiutarti senza umiliarti. Se vuoi concedermi la stessa cosa, allora potremmo veramente incontrarci ed aiutarci reciprocamente a crescere“. (Virginia Satir)
La Dipendenza Affettiva (Love Addiction) viene considerata come facente parte delle Nuove Dipendenze (New Addiction), ossia le dipendenze comportamentali, dipendenze in cui, al posto di una sostanza, vi è dipendenza da un comportamento. È una situazione di sofferenza in cui possono trovarsi uomini e donne che non riescono a fare a meno del proprio partner delegando all’altro parti significative di Sè e della propria personalità in cambio di una garanzia di affetto e rassicurazione. E’ la relazione stessa che diventa oggetto di dipendenza, vista come unica risoluzione ai propri vuoti affettivi, dove il partner assume il ruolo di “salvatore” e la sua assenza, anche temporanea, da e mantiene una sensazione profonda di non esistere.
Colui che dipende dall’altro in maniera indissolubile spinge la persona ad investire totalmente nella coppia, escludendo altri e altre cose dalla propria vita, perdendo gli interessi e concentrando tutto sull’altra persona e sulla relazioni che li unisce. Il punto tuttavia è che spesso questi partner non sono affatto gratificanti ma, al contrario, si tratta di persone con le quali si instaura una relazione insoddisfacente, infelice e dolorosa. Il dipendente affettivo infatti prova un tale bisogno, assoluto e ossessivo, di rassicurazione e di certezze da indurre una sorta di “perdita dell’Io” ed una condizione in cui l’altro rappresenta il solo elemento di ebbrezza e di gratificazione possibile.
I sintomi della dipendenza affettiva sono:
- terrore dell’abbandono e della separazione
- evidente mancanza di interesse per sé e per la propria vita
- paura di perdere la persona amata
- devozione estrema
- gelosia morbosa
- isolamento
- incapacità di tollerare la solitudine
- stato di allarme e di panico davanti alla minima contrarietà
- assenza totale di confini con il partner: la relazione è simbiosi e fusione
- paura di essere se stessi
- senso di colpa e rabbia.
Quando si presentano tali sintomi è importante ricordare che essi sono indicatori che qualcosa nella relazione non funziona e dunque che è importante lavorare su tali aspetti. Chi soffre di Dipendenza Affettiva si sente inadeguato e non degno di amore e vive costantemente con il terrore di essere abbandonato dal partner. La paura dell’abbandono induce al tentativo di controllare l’altro con comportamenti compiacenti di estrema sacrificalità, disponibilità e accudimento, con la speranza di rendere la relazione stabile e duratura, alimentando di fatto il circolo vizioso.
La tendenza stessa a costruire una relazione di non mutualità, ma in cui l’altro e i suoi bisogni siano centrali, induce a lasciare spazio a personalità egocentriche e anaffettive, che finiscono per confermare in chi soffre di dipendenza affettiva la paura di non poter essere degni di amore. infatti la scarsa autostima spinge la persona che soffre di dipendenza affettiva a leggere la scarsa disponibilità dell’altro non come informazione sull’altro (“è un narciso egocentrico”), ma come informazione su di sé (“non mi ama perché io non vado bene”).
Quale le possibili terapie?
L’ottica sistemica relazionale aiuta nella comprensione di tale difficoltà in quanto è nelle relazioni spesso familiari e nella storia d’origine che si gettano le basi per tale sintomo dipendente. Spesso quando si ascoltano le storie di persone dipendenti affettive presentano storie di genitori in conflitto, esperienze di abbandono affettivo, dipendenza da sostanze e storie di abuso fisico e psicologico.
È importante aiutare colui o colei che sente tali difficoltà relazionali a dargli un significato e un senso, dal momento che essa non è frutto di una difficoltà interna alla persona ma frutto di esperienze relazionali vissute ed esperite. Grazie al lavoro di psicoterapia ciò che avviene è che tutto acquisisce un senso, attraverso connessioni e ricostruzioni. Ciò che è Importante quando si lavoro con la dipendenza affettiva è aiutare la persona a focalizzarsi su di sé, ricordarsi le proprie risorse e ciò che rende la persona tale, unica.
Il percorso di psicoterapia diventa uno strumento importante di miglioramento e di cura, sia nell’individuo che nella coppia o nella famiglia.
Ricordate che di relazioni ci si ammala ma di relazioni si guarisce.
Dott. ssa Lisa Sartori_Psicologa è Psicoterapeuta sistemica familiare.
Il patto nella crisi di coppia.
Appartenere a qualcuno significa entrare con la propria idea nell’idea di lui o di lei e farne un sospiro di felicità (Alda Merini).
Quando la coppia in crisi arriva in terapia entrambi i partner hanno le loro buone ragioni e fremono dal desiderio di raccontarle, ma ciò che la coppia in crisi spesso dimentica è la loro storia, il come si sono conosciuti e cosa li ha uniti. Qui non si parla più di posizioni e di ragioni ma del legame di coppia che trova la sua massima espressione nel “patto di coppia”. Prima di addentrarci nella sua spiegazione è importante sottolineare che la scelta dell’altro spesso è legata ad aspetti non del tutto consapevoli e spesso ignorati, ma sono questi aspetti caratterizzati dalle aspettative, da conflitti familiari presenti nel singolo individuo, dall’illusione di trovare la propria metà che spesso trovano espressione chiara nel conflitto.
La costruzione di ruoli e regole di relazione è un processo circolare di influenza reciproca nel tempo. Ciascun membro porta un sistema di credenze e aspettative che si è strutturato a partire dalle esperienze della sua famiglia d’origine e da altre esperienze matrimoniali o di coppia e il tutto è condizionato dal contesto sociale e culturale di provenienza.
Con il tempo la coppia deve riuscire a costruire una realtà condivisa: la massa di aspettative e credenze viene modellata dal rapporto con l’altro, modificandola o rinforzandola con le esperienze condivise che la coppia vive. Questo sistema di credenze condiviso guida la coppia verso il futuro orientandone le scelte. A ogni sfida evolutiva o evento stressante il paradigma è riesaminato e ricontrattato. La capacità della coppia di evolversi in modo flessibile e di ricostruire il patto di coppia, anche attraverso discussioni e conflitti, se espliciti e tesi alla negoziazione, sono il segreto della possibilità evolutiva.
Il patto di coppia può essere dichiarato o segreto. Il primo è “coscientemente assunto, voluto ed interiorizzato da un punto di vista cognito ed affettivo. Potremmo dire che i partners si dedicano al legame. Il secondo, quello segreto, è il patto che il partner fa sull’altro, non con l’altro, ed è il patto che spesso emerge nella fasi di conflitto in quanto viene disilluso, proprio per la sua formulazione paradossale. Ad esempio una coppia è arrivata in terapia con tale patto segreto:” lei vedeva il lui chi l’accudiva, chi rispondeva meglio ai suoi bisogni di affetto e di cura disillusi dalla propria famiglia di origine, mentre lui vedeva in lei la donna indipendente e autodeterminata che può arrangiarsi e ciò lo attirava in quanto lui voleva non dover per forza accudire qualcuno”. Da questo patto segreto si nota che, quando arriva il momento della disillusione di coppia, successiva alla fase di illusione e di innamoramento, i singoli componenti della coppia si aspetteranno dall’altro proprio quello che l’altro non vuole o non può dare, in quanto convinto di poter chiedere altro e non al corrente delle aspettative dell’altro, in quanto segrete. Ecco che prende avvio il circolo della disillusione, dove la coppia ed entrambi si vedevo realmente per quello che sono e per le aspettative che hanno riversato nell’altro ma senza il suo consenso.
Dunque nella terapia di coppia il lavoro consiste anche nell’esplicitare tale patto, esprimere la disillusione che consente di poter valutare con la coppia se sia possibile una ricostruzione del patto, una rivisitazione di esso al fine di renderlo flessibile. Perché è proprio la rigidità che rende difficile l’evoluzione della coppia, che essendo composta da individui in costante evoluzione può portare alla necessità di un nuovo patto esplicito che tenga in considerazione i nuovi bisogni della coppia e che colleghi anche ciò che fino al momento della terapia era segreto, creando il Noi della coppia, quello affettivo ed emotivo.
Dott.ssa Lisa Sartori
L’aspetto che da sempre mi affascina delle coppie e della loro formazioni è il patto di coppia che ora spiegherò e che spesso emerge nelle situazioni di conflitto. Il “patto di coppia”