
Ossessioni affettive: il doc da relazione. Quando pensi alla relazione anziché viverla.
Ossessioni affettive: quando pensi alla relazione anziché viverla.

3 passi per ripartire dopo la fine di una relazione
Le relazioni non sono solo fonte di benessere e di gioia, possono diventare anche spiacevoli soprattutto quando ti si spezza il cuore.
Il dolore affettivo non lascia scampo alla mente e al cuore e, come per tutte le ferite della vita, è il come le si affronta che può aiutare nella guarigione. Tu non sei le tue ferite. …ma se lo diventi, anche la tua vita e la tua persona ne risentirà. In questo articolo ti accompagnerò alla ricerca del senso del dolore e delle ferite attraverso anche la mia modalità di affrontarle in terapia.
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Autostima e relazioni, quali effetti?
L’autostima è alla base dell’idea che hai di te e, come tale, da un lato influenza la tua percezione ma dall’altro ti lascia anche possibilità di scegliere come vuoi essere. Cosa succede quindi se non hai una buona idea di te? Se non ti stimi e ti squalifichi? Se non ti guardi allo specchio e fai di tutto per non incontrarti?
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Come riconoscere la manipolazione affettiva
Perché a volte il nostro partner, amico, genitore ci fanno “sentire sbagliati”? Potrebbe essere il caso di una manipolazione affettiva, scopriamo insieme come riconoscerla

Fantasticare o vivere le relazioni: la scelta è tua.
Quante volte ci siamo domandati se una relazione nascerà o no? Andiamo alla scoperta delle domande giuste da porsi e come affrontare nuove relazioni

Quando l’altro non possiamo cambiarlo, però possiamo accettarlo.
Quante volte ti è capitato di non tollerare più la persona che un tempo ti faceva battere il cuore? Di non accettare alcuni comportamenti e abitudini dell’altro? E di desiderare di cambiarlo/a?
Sicuramente almeno una volta nella vita ti è capitato e probabilmente ha dato origine a sensazioni ed emozioni vicine alla rabbia e alla frustrazione. Ecco che stai leggendo l’articolo che fa per te.
Cosa c’e’ all’origine di tali sensazioni?
Per prima cosa abbiamo tutti il desiderio di stare in una relazione soddisfacente e che porti benessere. Ci viene più spontaneo pensare a ciò che ci aspettiamo piuttosto che a quello che dovremmo fare in prima persona per tale benessere.
Nello specifico scegliere un partner vuol dire vedere molti vantaggi nello stare insieme a quella persona, esserne innamorati e immaginare che continuerà nel tempo. Ecco che nell’innamoramento sei attirato/a dall’altro per alcune caratteristiche che ti aiutano a sentirti bene, a svolgere un ruolo, a soddisfare un tuo bisogno come il prenderti cura, l’affidarti, dare o ricevere protezione e tanto altro.
Con il passare del tempo ciò che accade a tutte le coppie e in tutte le relazioni è la “disillusione” di ciò che ti aspettavi verso ciò che in realtà è l’altro. Accettarlo diventa un processo indispensabile per la prosecuzione del rapporto di coppia.
Cosa ti serve per accettare l’altro?
Rapportarsi agli altri significa lasciarsi sorprendere, vivere in modo nuovo i sentimenti, le abitudini e le emozioni, che però non sempre siamo pronti ad affrontare per la paura del passato o del cambiamento.
Un vero incontro amoroso è rivoluzionario, è una forza che trasforma, e amore non è fondersi con l’altro e nemmeno assorbirlo, ma produrre qualcosa di nuovo, lasciandosi sorprendere.
Il modo migliore è confrontarsi e chiedersi dove si è sbagliato, che cosa non abbiamo capito e cosa possiamo fare per entrare in sintonia. Insomma una sana autocritica che porta alla crescita del rapporto.
Accettare l’altro vuol dire:
- imparare che non tutto va come desideri
- mediare i tuoi bisogni
- comunicare
- ascoltare
- costruire insieme
- gestire la frustrazione
Inoltre ricorda che la coppia è un progetto fatto da un “Noi” non da un “Io” e accettare l’altro è indispensabile per costruire insieme e non divisi. La capacità di costruire progetti insieme dipende molto dalla tua famiglia d’origine e da come hai vissuto le relazioni affettive.
Se senti che come coppia o nelle tue relazioni hai delle difficoltà ad accettare e vivi come attacco personale e intimo ciò che nelle relazioni non funziona, non esitare a contattarmi, via mail Psylisasartori@gmail.com o via telefono 3497867274

Ti racconto la storia di Anna e della sua dipendenza affettiva.
“E’ meglio una delusione vera di una gioia finta”
(Neffa)
Quando incontro Anna (nome inventato) lei si trova in una situazione all’apparenza semplice ma non per lei che la vive da diverso tempo: è stata lasciata da una persona che per lei era tutto e che rappresentava la sua unica ragione di vita.
Fino a qui dirai che cosa c’è di strano? Non molto perchè ci aspettiamo che l’amore sia questo, che se non c’è la persona che ritieni di amare la tua vita non continui. Diciamo che soffrire per amore è scontato perchè ti metti in gioco quando ami e provi dei sentimenti, assumendoti un rischio “sano” per la tua vita.
La dipendenza affettiva però è qualcosa di più subdolo, che si insinua nella vita e che sembra incatenarti.
Ecco perchè desidero raccontarti la storia di Anna.
Anna è in una relazione affettiva da circa 5 anni caratterizzata da tira e molla senza una reale prospettiva di continuità ma non riesce a fare a meno della presenza di quest persona seppur nella sua vita diventa nociva. Gli effetti di questa “relazione” sono invalidanti nella sua vita, ovvero non riesce a fare le cose che vorrebbe perchè desidera esserci se lui arriva, ha trascurato amicizie e rotto con alcune persone che dimostravano dei dubbi sulla relazione. Ciò che ha spinto Anna a contattarmi è l’ennesimo attacco di panico che si trova a dover vivere con la paura di non uscirne più e avvenuto all’ennesima minaccia di abbandono da parte di Fabio.
Ecco che ci troviamo in terapia, con iniziale desiderio di Anna di trovare delle risposte immediate ai suoi dubbi e rassicurazione in me per la sofferenza che stava attraversando. A poco a poco, con la costruzione della relazione terapeutica e con la comprensione reale di che cosa aspettarsi dal terapeuta, Anna si conosce e prova a sperimentare una dimensione sana di relazione nella quale poter pensarsi come non malata o problematica ma semplicemente come una persona che desidera superare la sua dipendenza.
Dire NO è stato il prima passo, ovviamente con tutto il tempo necessario e soggettivo, Anna sperimenta la solitudine e la necessità di prendersi cura di sè. Ritrova nelle amicizie un tempo allontanate un vero e proprio aiuto e sostiene delle attività che l’aiutano a non cedere al bisogno di sentire Fabio. Più passa il tempo senza di lui e più sente di potercela fare perchè la relazione era tossica e diventava un circolo vizioso.
Anna inoltre ha dato un senso a questa difficoltà collegandola ad alcune esperienze familiari che le hanno consentito di sentirsi meno sbagliata.
Quali sono stati i passaggi fondamentali per Anna?

- Dire NO… nelle dipendenze affettive così come nelle dipendenze in generale finchè non si dice NO tutto può succedere
- Accettarsi senza dover essere diversa
- Bastarsi anche nelle piccole cose
- Ripercorrere la sua storia familiare andando alla ricerca dei suoi ruoli e scoprendo che quello che stava vivendo nella relazione con Fabio non era poi così diverso da quello che aveva già provato
- EMDR per superare idee negative su di sè e per ritrovare l’autostima…
Com’è finita la terapia?
Anna ora si sente libera perchè ha ripreso il controllo della sua vita e riesce a dire NO a Fabio. Ovviamente ha preso delle decisioni importanti che la portano a trasferirsi in una città che ha sempre pensato di raggiungere ma mai realizzata perchè non credeva in sè. Peccato che ci siamo conosciute con la mascherina e ci siamo anche salutate con lei.
Se senti di avere una sotria simile ad Anna e vuoi provare ad uscirne contattami via mail a psylisasartori@gmail.com o al cellulare 349-7867274
Gli effetti dell’ansia sulla relazione di coppia: come superarli
L’ansia è un sintomo dal significato relazionale. Cioè il senso di malessere che provi può essere spiegato dall’analisi di alcuni tue dinamiche relazionali o di alcuni tuoi legami.
L’ansia è il sintomo per eccellenza, insieme alla dipendenza, ed ha come effetto la ricerca di una vicinanza “supportiva” ovvero “di sostegno” da parte di un’altra persona. Nel caso di un bambino adolescente si può instaurare un particolare legame di sostegno con la madre. Nel caso di una coppia si può instaurare questo particolare tipo di legame con il partner.
Che cos’è l’ansia?
Per prima cosa è importante definire l’ansia. Possiamo intendere l’ansia come una sensazione che si attiva a livello fisiologico nel momento in cui si avverte una sorta di pericolo, reale o immaginario, che ci porta a provare emozioni di paura.
In psicoterapia per spiegare bene cos’è l’ansia, la descrivo come un amica e non come un nemica. Questo perché l’ansia ti può fornire importanti informazioni! Ti dice se tieni ad un progetto, se hai paura di prendere l’aereo o se la relazione di coppia è poco benefica o c’è qualcosa che ti spaventa.
Ecco che al pensiero di paura, il tuo corpo risponde con un segnale fisiologico (tachicardia, sudorazione, tremori, nausea…) così da darti un segnale che è frutto in buona parte dei tuoi pensieri.
Spiegata in questo modo ecco che possiamo capire facilmente come l’ansia abbia una funzione adattiva per l’uomo.
Quali sono le cause dell’ansia?
Come appena detto, le cause sono dovute ai pensieri che formuli e al modo di affrontare le situazioni.
L’ansia è utile in una certa quantità, è vincolante quando diventa eccessiva.
Nella coppia l’ansia può essere dovuta ad un periodo di particolare preoccupazione o stress da parte di uno dei due partner ma assume un significato a livello relazione, perché grazie all’ansia accade qualcosa dentro le dinamiche di coppia.
Ad esempio, se ti mostri ansioso puoi avere imparato che gli altri si prenderanno cura di te, oppure nel momento in cui vi è una situazione di elevata conflittualità l’ansia può spostare l’attenzione dal conflitto al malessere, evitando di affrontare qualcosa di importante.
Colui che manifesta l’ansia non è colui che ha problemi, ma in ottica sistemica diventa colui che si prende carico di un messaggio da dare alla coppia, che consenta di esprimere ciò che a parole non arriva.
Quali effetti sulla coppia può avere l’ansia?
Esistono le coppie ansiose perché esistono persone che come sintomo manifestano l’ansia e questa va ad influenzare poi l’andamento relazionale e familiare. L’ansia si trasmette e si impara a conviverci soprattutto se è associata a vantaggi positivi come il “tenere qualcuno legato a sé”, il “rendersi dipendenti dall’altro” o “l’avere una stampella sulla quale appoggiarsi”.
Nel partner “non ansioso”, però, si può instaurare un senso di responsabilità e di oppressione a tal punto da attivare una sorta di rifiuto piuttosto che di vicinanza. L’ansia nella coppia potrebbe essere anche una manifestazione che qualche meccanismo di coppia non funziona, potrebbe essere una richiesta implicita di aiuto.
Come superare l’ansia?
L’ansia si sconfigge, basta conoscerla e guardarla in faccia. Ovviamente nella coppia, laddove diventasse invalidante e vissuta come troppo forte, è importante superarla come coppia, dando voce ad un problema che non è solo della persona che ne soffre ma, nella maggior parte dei casi, ha un significato relazionale. Ecco che se l’ansia viene accolta può insegnare molto su chi si è, su cosa ci fa bene e su che tipo di relazioni sono sane per noi.
Ecco qui alcuni suggerimenti che mi sento di trasmetterti per gestire al meglio l’ansia:
1. Vedi l’ansia come un sistema per comunicarti qualcosa e che anche per chi è con te ha un significato e un valore;
2. Comunica ed esterna la tua ansia, non tenere tutto dentro;
3. Chiedi aiuto e concediti il tempo necessario per riprederti: più impari a gestire l’ansia più impari ad affrontarla.
Se desideri affrontare tale difficoltà e renderla una tua risorsa anziché un tuo limite, per te o per la coppia, contattami via mail a psylisasartori@gmail.com o via cellulare al 349.7867274
Essere genitori quando si smette di essere coppia
Le difficoltà di coppia incidono in maniera importante nella relazione genitoriale rendendola, a volte, complicata e luogo di conflitti e rivendicazione.
Imparare a gestire la genitorialità è un fattore protettivo al benessere della famiglia e dei figli.
Leggi l’articolo per saperne di più e contattami per informazioni.
La coppia tra legami inscindibili e separazioni possibili

La vita di coppia è spesso travagliata, altalenante e messa a dura prova dalle sfide evolutive. Cambiamenti, lavoro, trasferimenti, figli e genitori sono solo alcuni di questi possibili cambiamenti che mettono la coppia di fronte alla necessità di riorganizzarsi o, quantomeno, di adattarsi.
In questo articolo tratterò alcuni aspetti collegati alle relazioni tossiche e all’impossibilità di “interrompere” il legame, vissuto come esclusivo e quasi di possesso.
Quello che accade in queste relazioni è che l‘altro non viene visto per ciò che è. L’altro viene piuttosto vissuto solo in funzione alla realizzazione del proprio sé.
Quando viene minacciato l’abbandono, la persona che nella coppia vive la relazione con più dipendenza, sarà messa a dura prova. Questo sia nel reagire ai conflitti, sia nel riuscire a risolverli.
La fine di un rapporto, invece, non deve essere vista sempre come negativa. A livello evolutivo può essere infatti anche fonte di benessere, nel momento in cui riusciamo ad accettare che è venuto meno il tempo per lo stare in coppia e che entrambi i partner sono sono liberi di ricostruirsi una vita.
Nonostante questa riflessione, la fine di un rapporto viene spesso vissuta come una sorta di “lutto“, come un fallimento del proprio progetto di vita.
Quando ci troviamo di fronte a coppie che, nonostante siano oggettivamente giunte al “capolinea”, continuano la loro relazione in modo indissolubile, possiamo parlare di “legame disperante“.
Questo tipo di legame impedisce, di fatto, alla coppia di giungere ad una fine.
Nonostante in molti casi vi sia di mezzo una separazione o un divorzio, quello che accade nei “legami disperanti” è che non si riesce a mettere in campo anche il necessario “divorzio emotivo“. L’ex coniuge, infatti, continua a riemergere nel corso del tempo e viene mantenuto/a in vita da costanti conflitti e ricorsi legali e giudiziari.
Spesso in questo legame vi sono nel mezzo dei figli che, di certo, non trascorrono del tempo sereno dentro le mura domestiche. Questo proprio a causa della difficoltà genitoriale nel mettere limiti e confini ai propri litigi chiedono, sia direttamente che implicitamente ai figli, di schierarsi dalla parte di uno dei due genitori.
Sicuramente non vi è mai l’intendo di far del male ai propri figli ma, così facendo, il genitore lo sta di fatto danneggiando giorno dopo giorno.
In questo contesto i figli diventano spesso i “sostenitori” o i “postini” della coppia, con il rischio, a loro volta, di ripercussioni anche nella propria vita relazionale.
Non meno importante riveste il ruolo della famiglia d’origine, la quale in questo legame spesso ha avuto un ruolo decisivo: sono infatti famiglie invischianti e che tendono a considerare i figli (ovvero i membri della coppia) ancora troppo figli propri.
Cosa caratterizza un legame disperante?
• Impossibilità ad accedere al divorzio emotivo
• Essere intrappolati nel legame anche a distanza di anni
• Affidarsi alle vie legali Difficoltà a ricostruirsi una vita
• Rabbia e frustrazione anche a lungo
Cosa ci vuole per costruire una sana separazione?
Per giungere ad una sana separazione è fondamentale la capacità di negoziare il conflitto, la capacità di fare un passo indietro e di giungere ad una sorta di “resa”. Queste capacità dipendono da molti aspetti tra cui:
• le caratteristiche personali e la capacità introspettiva del singolo partner;
• la capacità di mettere dei confini familiari che tutelino la coppia anche nel momento della separazione e che consentano di mantenere lontana la famiglia d’origine in questa scelta;
• la capacità di realizzazione personale e l’autostima;
• i miti familiari e i valori.
Non è facile mettere da parte sentimenti, emozioni, frustrazioni legati al fallimento del legame di coppia. Grazie ad una psicoterapia di coppia, però, si può lavorare per giungere a tale decisione con un maggior livello di consapevolezza.
Come dico spesso: quando si intraprende un percorso di psicoterapia di coppia, la separazione è una delle opzioni possibili e non l’unica. Sta poi alla coppia la facoltà di valutare quella più fattibile.