
Come riconoscere un partner evitante
Avere a che fare con un partner evitante può diventare decisamente frustrante: silenzi, distanze, evitamenti diventano modalità relazionali quotidiane. Chi vive una relazione affettiva desidera, il più delle volte, attenzioni, cure, presenza e investimento nel rapporto. Ma quando ci si trova ad interagire con un partner con aspetti evitanti, risulta tutto il contrario di tutto. In questo articolo ti accompagno alla scoperta delle caratteristiche del partner evitante e delle dinamiche, anche tossiche, che possono prendere vita nel rapporto.

7 passi per uscire dalla dipendenza affettiva
Ascoltando le storie di chi la dipendenza la vive tutti i giorni sulla sua pelle, ho avuto modo di apprendere ciò che è utile a chi dipende, ovvero vedere la luce alla fine del tunnel e senza sentirsi troppo in colpa. Parlo di colpa perché è spesso il sentimento che accompagna i Dipendenti Affettivi: si sentono in colpa per non aver fatto o per aver fatto troppo, per aver detto qualcosa di potenzialmente sbagliato e per non aver risposto adeguatamente.

5 segnali che ti dicono che “non ami” ma sei in una dipendenza affettiva
Riconoscere la dipendenza affettiva non è semplice, perché non si dipende da una sostanza ma da un legame, da una relazione, da una persona, dall’idea di amore, e il dipendente affettivo confonde spesso tutto questo per amore.

Dipendenze patologiche e relazioni: la dipendenza diventa una modalità relazionale
Il mondo delle dipendenze è un mondo complesso e ricco di possibili manifestazioni della dipendenza: sostanze, gioco, sesso, alimentazione, shopping, relazioni; ecco dove la dipendenza si manifesta. Per DIPENDENZA si intende un’alterazione del comportamento che da semplice e comune abitudine diventa una ricerca esagerata del piacere attraverso sostanze o comportamenti che sfociano in una condizione patologica.
La persona dipendente perde ogni possibilità di controllo sull’abitudine, sempre. La dipendenza si sviluppa in maniera sottile e progressiva, di solito in momenti della vita di difficoltà e di ansia o depressione, a seguito anche di eventi traumatici e di fallimenti esperienziali.

Le emozioni ti aiutano a capire le tue relazioni
Chi come me lavora con tematiche affettive sa che, nella maggior parte dei casi, le relazioni sollecitano anche le emozioni: si pensi alla fase dell’innamoramento e alle “farfalle sullo stomaco”, alle “montagne russe” dei momenti in cui la relazione non è stabile e/o sicura.
Ma cosa succede quindi alle emozioni dentro relazioni tossiche? in questo articolo ti aiuterò a comprendere l’utilità delle emozioni nelle relazioni e cosa accade ad esse nelle relazioni distruttive.
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5 caratteristiche tipiche di un legame tossico
Come funziona una relazione tossica? Cosa deve accadere perché una relazione sia tossica? Che caratteristiche ha un legame tossico?
Vivere un legame tossico ti logora, ti imprigiona e spesso ti confonde. Ma come si finisce in tale situazione? Il senso comune spesso attribuisce una sorta di “colpa” a ci la vive, pensando che è proprio lui che ha scelto questa relazione. A livello psicologico non avviene una vera e propria scelta, perché il più delle volte le dinamiche tossiche non sono evidenti fin da subito. Ecco perché è molto importante per me spiegare, e per te comprendere, come si sviluppa una relazione tossica e a quali segnali è bene stare attenti.
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5 caratteristiche di una “relazione sana”
Sai davvero riconoscere una relazione sana? Ecco alcuni consigli e segnali a cui fare attenzione per migliorare le tue relazioni

Costruire relazioni efficaci in 5 passi
Essere efficaci nelle relazioni significa raggiungere il proprio obiettivo in termini di soddisfazione dei bisogni e desideri. Ma quanti di noi sanno effettivamente li conoscono?
Sembra una risposta banale, ma per chi come me lavora con le persone si accorge sempre di più della difficoltà ad identificare i propri bisogni e a dar loro voce. Infatti conoscere se stessi è il primo passo per costruire relazioni efficaci; se sai di cosa hai bisogno sarà più facile per te raggiungere tale scopo o obiettivo. Le relazioni occupano la maggior parte dei contesi di vita sia sociali, che familiari e lavorativi e, se non vi è un benessere psicologico, la qualità della vita peggiora.
“Di relazioni ci si ammala ma di relazioni si guarisce”
Patrizia Adami Rock
Conflitti lavorativi o amicali, litigate di coppia, aspettative non realizzate e delusioni amicali o affettive possono spesso nuocere alla salute psicologica, portando la persona ad avere anche delle difficoltà.
Ma perché le relazioni sono così importanti?
L’essere umano è un animale sociale e sperimenta continuamente relazioni interpersonali nei vari contesti in cui si trova (famiglia, scuola, lavoro, amicizia ecc.).
Essere consapevoli delle proprie abilità nelle relazioni ci permette di potere esprimere le potenzialità per raggiungere una migliore salute sociale.
Sentirsi liberi di esprimere il proprio punto di vista con un amico o con un familiare piuttosto che essere sinceramente interessati a comprendere le istanze altrui anche se divergenti, senza per questo entrare in conflitto, sono abilità che generano relazioni autentiche e alimentano la fiducia in se stessi e negli altri.
Se pensiamo ai sintomi che possono presentarsi nella vita come depressione, ansia, fobie, dipendenze, panico… molte di esse hanno origine spesso da relazioni, dalla famiglia d’origine e dai ruoli che tutti i giorni rivestiamo.
Cosa significa costruire relazioni efficaci?
Per avere buone relazioni è importante avere buoni confini con l’altro, cioè una buona consapevolezza di se stessi e dell’altro in modo da distinguere
- i propri bisogni
- le proprie emozioni
- i propri pensieri
da quelli dell’altro.
Essere capaci di avere relazioni efficaci significa:
- creare e mantenere relazioni importanti, ma anche essere in grado di interrompere relazioni inadeguate
- essere assertivi, cioè capaci di affermare se stessi, dichiarare i propri bisogni e le proprie opinioni nel rispetto degli altri, delle loro idee e dei loro bisogni, senza prevaricazioni o sottomissioni
- saper scegliere e/o creare relazioni in cui ci siano diritti e doveri ma in termini di reciprocità;
Come imparare a costruire relazioni efficaci?
per imparare nella vita a costruire relazioni efficaci è importante lavorare su alcuni aspetti:
- migliora la consapevolezza di te: inizia a porti domande come “che cosa penso, provo e sento”, vedrai che ti aiuteranno a capire anche cosa ti serve e che cosa ti suscitano alcune situazioni o relazioni;
- aumenta la comunicazione: per riuscire a stare in relazioni in maniera sana una certa quantità di comunicazione efficace è importante. Diventerà indispensabile per te riuscire a comunicare come ti senti, che cosa provi e cosa desideri. Solo così metterai l’altro nella possibilità di conoscere veramente chi sei;
- impara a dire NO; nella vita è più facile dire si piuttosto che no. Perché il primo è accondiscendente il secondo pone un limite, ed è spesso evitato o temuto soprattutto per gli effetti che potrebbe generare. Invece le relazioni funzionano meglio se la persona impara a dire no quando ovviamente è necessario e per rispettare anche alcuni bisogni individuali;
- ascolta senza giudizio te stesso e focalizza i tuoi bisogni;
- chiudi quando la relazione è dannosa o tossica.

Dipendenza sana e patologica: come distinguerle nella relazione
Dottoressa ma quella che sto vivendo nella mia relazione è una dipendenza sana o una dipendenza sbagliata?
Questa è la domanda che più spesso mi viene fatta in terapia e che mi ha spinto oggi a scegliere di parlare di questo argomento. La dipendenza patologica, ahimè, può nuocere alla persona: ecco perché è importante distinguere la dipendenza sana dalla dipendenza affettiva così come imparare ad accettare anche un certo livello di dipendenza “sana” in un rapporto affettivo.
La dipendenza nelle relazioni
A “dipendere” lo impariamo a fare fin da piccolissimi. Siamo dipendenti, ad esempio, dalla la figura primaria genitoriale perché da bambini necessitiamo di cura e di nutrizione. Questa fase di “dipendenza” è indispensabile per lo sviluppo della nostra “base sicura” ed è proprio questa dipendenza che ci consentirà gradualmente di sviluppare una sana e futura indipendenza. Ecco perché le relazioni primarie sono importanti: condizionano infatti il nostro futuro.
Cosa succede se non siamo in grado di sviluppare l’indipendenza?
In questo caso, sicuramente, la persona svilupperà sintomi quali ansia, paura dell’abbandono, instabilità emotiva nel momento in cui il processo di separazione non è accompagnato da una base sicura… come se da un momento all’altro si potesse essere soli, abbandonati o fare qualcosa di sbagliato. Nella vita ovviamente questo può alimentare relazioni instabili con la ricerca di una dipendenza compensatoria.
Quali differenze tra una dipendenza sana e una patologica?
- La dipendenza sana è il naturale desiderio di poter contare sull’altro, è consapevole, basata sulla fiducia e sul desiderio di condividere e costruire con l’altro. Il rapporto con il partner accresce le proprie potenzialità e lo sviluppo della persona. L’eventuale rottura di una relazione è tollerata e non da vita a reazioni patologiche (depressione, ansia, angoscia, altri comportamenti di dipendenza).
- La dipendenza patologica è una dipendenza assoluta basata sulla sfiducia, sul controllo e sul costante bisogno dell’altro per “sentire di esistere”. Il rapporto con il partner non permette la crescita limitando le potenzialità. La rottura non è tollerata poiché l’assenza dell’altro riconduce al vuoto interiore, dando vita a reazioni patologiche.
Il concetto di dipendenza si colloca su un continuum che partendo dalla dipendenza sana, capace di favorire la crescita, può culminare nella dipendenza patologica che impedisce lo sviluppo della persona.
Esiste una dipendenza sana nelle relazioni?
Certo che si. Una relazione affettiva ma soprattutto amorosa necessita di un certo quantitativo di dipendenza che si caratterizza da sentimenti corrisposti ed equilibrati. Questa dipendenza è del tutto naturale e non viene spesso sentita o vissuta proprio per la sua naturalezza. Si sente di essere reciprocamente attenti alla relazione, di costruire un noi di coppia e di desiderare di condividere con l’altro. A differenza dalla “dipendenza patologica”, in questo caso la dipendenza è naturale e nasce nella relazione senza pensarci. Per coloro che dipendono in maniera totalitaria e malsana sarà impossibile pensare di non dipendere dall’altro e saranno quotidiani i tentativi di dipendere sempre di più a tal punto da rinunciare a se stessi per avere l’altro con sé e questo spesso non sarà corrisposto.
Ricordati che la dipendenza affettiva è una forma patologica di relazione e che dipendenti affettivi non si nasce, ma si diventa. Come? Attraverso la ricerca costante e assidua di un posto sicuro che “ripari” le proprie esperienze relazionali con i nostri genitori.
Se senti di voler migliorare la tua relazione o vuoi liberarti dalla dipendenza affettiva, compila il form qui sotto e contattami!

L’utilità della rabbia nelle relazioni
La rabbia è un’emozione prima e come tale è impossibile non provarla nella vita. Nonostante la sua natura innata è curioso il fatto che spesso alcune persone riferiscono di non riuscire ad arrabbiarsi, di non essere in grado di reagire. La vita nelle relazioni è spesso turbolenta come in parte è giusto che sia, perché le relazioni spesso diventano il luogo metaforico dove “scaricare” dolori e gioie della vita.
Cos’è la rabbia ed a cosa serve
La rabbia è un sentimento primordiale, di base, che è determinato dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova. Quindi, possiamo dire che la rabbia inizialmente ha una funzione adattiva. La rabbia è dunque utile ma spesso viene percepita come negativa, ovvero da evitare. Questo accade perché la gestione della rabbia viene spesso meno e le persone manifestano atteggiamenti aggressivi spesso verso oggetti e/o persone. Nella maggior parte dei casi, quindi, non è la rabbia il problema ma lo è la sua gestione che può sfociare, se inesistente, ad agiti distruttivi.
Questa tendenza a confondere rabbia con aggressività ha portato alla tendenza a “rifiutarla” o “nasconderla” perché ritenuta sbagliata o negativa. D. mi riferiva a colloquio che a casa sua non ci si poteva arrabbiare perché sembrava brutto. Piuttosto si sopportava e si sperava che passasse tutto.
Ho scelto di scrivere questo pensiero di D., persona che ho seguito per difficoltà relazionali, al fine di introdurre il tema della famiglia d’origine e del suo ruolo nella gestione ed espressione emotiva.
La famiglia d’origine gioca un ruolo determinante nel mondo delle emozioni: alcune sono permesse, altre vietate spesso implicitamente nel corso delle azioni quotidiane. Ad esempio messaggi come “non piangere perché lo fanno i deboli” è un messaggio che ti lascia intendere che piangere non sia per persone forti…
Perché la rabbia è necessaria nelle relazioni
E’ impossibile avere una relazione e non arrabbiarsi, a prescindere dalla sua natura che sia amicale, affettiva, familiare o lavorativa.
Se però prendiamo le relazioni tossiche, la rabbia ti aiuta a mettere un confine tra te e l’altro, a permetterti di sentire ciò che ti ferisce e difendere la tua persona. Saper dire “Quello che hai detto/fatto/pensato mi fa star male/mi fa arrabbiare” può essere un forte strumento contro le incomprensioni e l’impotenza nella relazione.
La rabbia, affinché ci regali il suo lato positivo, è necessario saperla gestire. Ecco alcuni passi che ti consentiranno di utilizzare al meglio la rabbia nelle tue relazioni:
- temporeggia, non rispondere immediatamente alla rabbia
- ascolta te stesso, mentre prendi tempo chiediti cosa ti fa arrabbiare e come ti senti (spesso se ascolti la rabbia sentirai altre emozioni/sensazioni come tristezza, paura, solitudine, delusione ecc…)
- comunicala successivamente e esprimi chiaramente come ti sei sentita/o nel momento della rabbia
A tutti coloro che affermano di non riuscire a sentire la rabbia, ricordo che tutti, prima o poi la proviamo. E’ necessario però allenarci a riconoscerla. Per chi vive spesso momenti di tristezza e di rassegnazione, ad esempio, allenarsi a sentire la rabbia è un buon modo per recuperare anche energie utili per riuscire a cambiare la situazione.
Come puoi fare dunque per imparare a riconoscere la rabbia? Basta una semplice domanda che potrai iniziare a farti: “Avrei dei buoni motivi per arrabbiarmi?”
Ricorda: la rabbia ti è utile e se la ascolterai saprai anche riuscire a prendere delle migliori decisioni a tuo beneficio e non a quello degli altri. Chi non si concede di esprimere la rabbia, spesso non conosce i propri bisogni.