
Dipendenze patologiche e relazioni: la dipendenza diventa una modalità relazionale
Il mondo delle dipendenze è un mondo complesso e ricco di possibili manifestazioni della dipendenza: sostanze, gioco, sesso, alimentazione, shopping, relazioni; ecco dove la dipendenza si manifesta. Per DIPENDENZA si intende un’alterazione del comportamento che da semplice e comune abitudine diventa una ricerca esagerata del piacere attraverso sostanze o comportamenti che sfociano in una condizione patologica.
La persona dipendente perde ogni possibilità di controllo sull’abitudine, sempre. La dipendenza si sviluppa in maniera sottile e progressiva, di solito in momenti della vita di difficoltà e di ansia o depressione, a seguito anche di eventi traumatici e di fallimenti esperienziali.

Le emozioni ti aiutano a capire le tue relazioni
Chi come me lavora con tematiche affettive sa che, nella maggior parte dei casi, le relazioni sollecitano anche le emozioni: si pensi alla fase dell’innamoramento e alle “farfalle sullo stomaco”, alle “montagne russe” dei momenti in cui la relazione non è stabile e/o sicura.
Ma cosa succede quindi alle emozioni dentro relazioni tossiche? in questo articolo ti aiuterò a comprendere l’utilità delle emozioni nelle relazioni e cosa accade ad esse nelle relazioni distruttive.
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5 caratteristiche tipiche di un legame tossico
Come funziona una relazione tossica? Cosa deve accadere perché una relazione sia tossica? Che caratteristiche ha un legame tossico?
Vivere un legame tossico ti logora, ti imprigiona e spesso ti confonde. Ma come si finisce in tale situazione? Il senso comune spesso attribuisce una sorta di “colpa” a ci la vive, pensando che è proprio lui che ha scelto questa relazione. A livello psicologico non avviene una vera e propria scelta, perché il più delle volte le dinamiche tossiche non sono evidenti fin da subito. Ecco perché è molto importante per me spiegare, e per te comprendere, come si sviluppa una relazione tossica e a quali segnali è bene stare attenti.
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5 caratteristiche di una “relazione sana”
Sai davvero riconoscere una relazione sana? Ecco alcuni consigli e segnali a cui fare attenzione per migliorare le tue relazioni

Costruire relazioni efficaci in 5 passi
Essere efficaci nelle relazioni significa raggiungere il proprio obiettivo in termini di soddisfazione dei bisogni e desideri. Ma quanti di noi sanno effettivamente li conoscono?
Sembra una risposta banale, ma per chi come me lavora con le persone si accorge sempre di più della difficoltà ad identificare i propri bisogni e a dar loro voce. Infatti conoscere se stessi è il primo passo per costruire relazioni efficaci; se sai di cosa hai bisogno sarà più facile per te raggiungere tale scopo o obiettivo. Le relazioni occupano la maggior parte dei contesi di vita sia sociali, che familiari e lavorativi e, se non vi è un benessere psicologico, la qualità della vita peggiora.
“Di relazioni ci si ammala ma di relazioni si guarisce”
Patrizia Adami Rock
Conflitti lavorativi o amicali, litigate di coppia, aspettative non realizzate e delusioni amicali o affettive possono spesso nuocere alla salute psicologica, portando la persona ad avere anche delle difficoltà.
Ma perché le relazioni sono così importanti?
L’essere umano è un animale sociale e sperimenta continuamente relazioni interpersonali nei vari contesti in cui si trova (famiglia, scuola, lavoro, amicizia ecc.).
Essere consapevoli delle proprie abilità nelle relazioni ci permette di potere esprimere le potenzialità per raggiungere una migliore salute sociale.
Sentirsi liberi di esprimere il proprio punto di vista con un amico o con un familiare piuttosto che essere sinceramente interessati a comprendere le istanze altrui anche se divergenti, senza per questo entrare in conflitto, sono abilità che generano relazioni autentiche e alimentano la fiducia in se stessi e negli altri.
Se pensiamo ai sintomi che possono presentarsi nella vita come depressione, ansia, fobie, dipendenze, panico… molte di esse hanno origine spesso da relazioni, dalla famiglia d’origine e dai ruoli che tutti i giorni rivestiamo.
Cosa significa costruire relazioni efficaci?
Per avere buone relazioni è importante avere buoni confini con l’altro, cioè una buona consapevolezza di se stessi e dell’altro in modo da distinguere
- i propri bisogni
- le proprie emozioni
- i propri pensieri
da quelli dell’altro.
Essere capaci di avere relazioni efficaci significa:
- creare e mantenere relazioni importanti, ma anche essere in grado di interrompere relazioni inadeguate
- essere assertivi, cioè capaci di affermare se stessi, dichiarare i propri bisogni e le proprie opinioni nel rispetto degli altri, delle loro idee e dei loro bisogni, senza prevaricazioni o sottomissioni
- saper scegliere e/o creare relazioni in cui ci siano diritti e doveri ma in termini di reciprocità;
Come imparare a costruire relazioni efficaci?
per imparare nella vita a costruire relazioni efficaci è importante lavorare su alcuni aspetti:
- migliora la consapevolezza di te: inizia a porti domande come “che cosa penso, provo e sento”, vedrai che ti aiuteranno a capire anche cosa ti serve e che cosa ti suscitano alcune situazioni o relazioni;
- aumenta la comunicazione: per riuscire a stare in relazioni in maniera sana una certa quantità di comunicazione efficace è importante. Diventerà indispensabile per te riuscire a comunicare come ti senti, che cosa provi e cosa desideri. Solo così metterai l’altro nella possibilità di conoscere veramente chi sei;
- impara a dire NO; nella vita è più facile dire si piuttosto che no. Perché il primo è accondiscendente il secondo pone un limite, ed è spesso evitato o temuto soprattutto per gli effetti che potrebbe generare. Invece le relazioni funzionano meglio se la persona impara a dire no quando ovviamente è necessario e per rispettare anche alcuni bisogni individuali;
- ascolta senza giudizio te stesso e focalizza i tuoi bisogni;
- chiudi quando la relazione è dannosa o tossica.

Dipendenza sana e patologica: come distinguerle nella relazione
Dottoressa ma quella che sto vivendo nella mia relazione è una dipendenza sana o una dipendenza sbagliata?
Questa è la domanda che più spesso mi viene fatta in terapia e che mi ha spinto oggi a scegliere di parlare di questo argomento. La dipendenza patologica, ahimè, può nuocere alla persona: ecco perché è importante distinguere la dipendenza sana dalla dipendenza affettiva così come imparare ad accettare anche un certo livello di dipendenza “sana” in un rapporto affettivo.
La dipendenza nelle relazioni
A “dipendere” lo impariamo a fare fin da piccolissimi. Siamo dipendenti, ad esempio, dalla la figura primaria genitoriale perché da bambini necessitiamo di cura e di nutrizione. Questa fase di “dipendenza” è indispensabile per lo sviluppo della nostra “base sicura” ed è proprio questa dipendenza che ci consentirà gradualmente di sviluppare una sana e futura indipendenza. Ecco perché le relazioni primarie sono importanti: condizionano infatti il nostro futuro.
Cosa succede se non siamo in grado di sviluppare l’indipendenza?
In questo caso, sicuramente, la persona svilupperà sintomi quali ansia, paura dell’abbandono, instabilità emotiva nel momento in cui il processo di separazione non è accompagnato da una base sicura… come se da un momento all’altro si potesse essere soli, abbandonati o fare qualcosa di sbagliato. Nella vita ovviamente questo può alimentare relazioni instabili con la ricerca di una dipendenza compensatoria.
Quali differenze tra una dipendenza sana e una patologica?
- La dipendenza sana è il naturale desiderio di poter contare sull’altro, è consapevole, basata sulla fiducia e sul desiderio di condividere e costruire con l’altro. Il rapporto con il partner accresce le proprie potenzialità e lo sviluppo della persona. L’eventuale rottura di una relazione è tollerata e non da vita a reazioni patologiche (depressione, ansia, angoscia, altri comportamenti di dipendenza).
- La dipendenza patologica è una dipendenza assoluta basata sulla sfiducia, sul controllo e sul costante bisogno dell’altro per “sentire di esistere”. Il rapporto con il partner non permette la crescita limitando le potenzialità. La rottura non è tollerata poiché l’assenza dell’altro riconduce al vuoto interiore, dando vita a reazioni patologiche.
Il concetto di dipendenza si colloca su un continuum che partendo dalla dipendenza sana, capace di favorire la crescita, può culminare nella dipendenza patologica che impedisce lo sviluppo della persona.
Esiste una dipendenza sana nelle relazioni?
Certo che si. Una relazione affettiva ma soprattutto amorosa necessita di un certo quantitativo di dipendenza che si caratterizza da sentimenti corrisposti ed equilibrati. Questa dipendenza è del tutto naturale e non viene spesso sentita o vissuta proprio per la sua naturalezza. Si sente di essere reciprocamente attenti alla relazione, di costruire un noi di coppia e di desiderare di condividere con l’altro. A differenza dalla “dipendenza patologica”, in questo caso la dipendenza è naturale e nasce nella relazione senza pensarci. Per coloro che dipendono in maniera totalitaria e malsana sarà impossibile pensare di non dipendere dall’altro e saranno quotidiani i tentativi di dipendere sempre di più a tal punto da rinunciare a se stessi per avere l’altro con sé e questo spesso non sarà corrisposto.
Ricordati che la dipendenza affettiva è una forma patologica di relazione e che dipendenti affettivi non si nasce, ma si diventa. Come? Attraverso la ricerca costante e assidua di un posto sicuro che “ripari” le proprie esperienze relazionali con i nostri genitori.
Se senti di voler migliorare la tua relazione o vuoi liberarti dalla dipendenza affettiva, compila il form qui sotto e contattami!

L’utilità della rabbia nelle relazioni
La rabbia è un’emozione prima e come tale è impossibile non provarla nella vita. Nonostante la sua natura innata è curioso il fatto che spesso alcune persone riferiscono di non riuscire ad arrabbiarsi, di non essere in grado di reagire. La vita nelle relazioni è spesso turbolenta come in parte è giusto che sia, perché le relazioni spesso diventano il luogo metaforico dove “scaricare” dolori e gioie della vita.
Cos’è la rabbia ed a cosa serve
La rabbia è un sentimento primordiale, di base, che è determinato dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova. Quindi, possiamo dire che la rabbia inizialmente ha una funzione adattiva. La rabbia è dunque utile ma spesso viene percepita come negativa, ovvero da evitare. Questo accade perché la gestione della rabbia viene spesso meno e le persone manifestano atteggiamenti aggressivi spesso verso oggetti e/o persone. Nella maggior parte dei casi, quindi, non è la rabbia il problema ma lo è la sua gestione che può sfociare, se inesistente, ad agiti distruttivi.
Questa tendenza a confondere rabbia con aggressività ha portato alla tendenza a “rifiutarla” o “nasconderla” perché ritenuta sbagliata o negativa. D. mi riferiva a colloquio che a casa sua non ci si poteva arrabbiare perché sembrava brutto. Piuttosto si sopportava e si sperava che passasse tutto.
Ho scelto di scrivere questo pensiero di D., persona che ho seguito per difficoltà relazionali, al fine di introdurre il tema della famiglia d’origine e del suo ruolo nella gestione ed espressione emotiva.
La famiglia d’origine gioca un ruolo determinante nel mondo delle emozioni: alcune sono permesse, altre vietate spesso implicitamente nel corso delle azioni quotidiane. Ad esempio messaggi come “non piangere perché lo fanno i deboli” è un messaggio che ti lascia intendere che piangere non sia per persone forti…
Perché la rabbia è necessaria nelle relazioni
E’ impossibile avere una relazione e non arrabbiarsi, a prescindere dalla sua natura che sia amicale, affettiva, familiare o lavorativa.
Se però prendiamo le relazioni tossiche, la rabbia ti aiuta a mettere un confine tra te e l’altro, a permetterti di sentire ciò che ti ferisce e difendere la tua persona. Saper dire “Quello che hai detto/fatto/pensato mi fa star male/mi fa arrabbiare” può essere un forte strumento contro le incomprensioni e l’impotenza nella relazione.
La rabbia, affinché ci regali il suo lato positivo, è necessario saperla gestire. Ecco alcuni passi che ti consentiranno di utilizzare al meglio la rabbia nelle tue relazioni:
- temporeggia, non rispondere immediatamente alla rabbia
- ascolta te stesso, mentre prendi tempo chiediti cosa ti fa arrabbiare e come ti senti (spesso se ascolti la rabbia sentirai altre emozioni/sensazioni come tristezza, paura, solitudine, delusione ecc…)
- comunicala successivamente e esprimi chiaramente come ti sei sentita/o nel momento della rabbia
A tutti coloro che affermano di non riuscire a sentire la rabbia, ricordo che tutti, prima o poi la proviamo. E’ necessario però allenarci a riconoscerla. Per chi vive spesso momenti di tristezza e di rassegnazione, ad esempio, allenarsi a sentire la rabbia è un buon modo per recuperare anche energie utili per riuscire a cambiare la situazione.
Come puoi fare dunque per imparare a riconoscere la rabbia? Basta una semplice domanda che potrai iniziare a farti: “Avrei dei buoni motivi per arrabbiarmi?”
Ricorda: la rabbia ti è utile e se la ascolterai saprai anche riuscire a prendere delle migliori decisioni a tuo beneficio e non a quello degli altri. Chi non si concede di esprimere la rabbia, spesso non conosce i propri bisogni.
Vuoi saperne di più o vuoi entrare in contatto con me? Compila il form qui sotto!

Il ciclo della dipendenza affettiva
La dipendenza affettiva è una forma di relazione patologica, detta anche tossica, che ti fa sentire imprigionata. Parlo al femminile perchè è una forma di dipendenza maggiormente presente nel mondo femminile, sicuramenti per aspetti di vissuti emotivi e familiari.
Come tutte le dipendenza per sconfiggerle è importante riconoscere il problema e conoscere il processo che si attiva.
Le 9 fasi emotive nella Dipendenza Affettiva:
- Fase dell’attrazione e della seduzione che tanto attrae il dipendente affettivo. Infatti il partner che esercita la seduzione fa sentire il Dipendente Affettivo forte e importante;
- Fase della fantasia del salvatore che fa vedere il partner come il salvatore, come se fosse idealizzato e spesso perfetto così come lo si ricercava;
- Fase del sollievo dal dolore che porta il Dipendente Affettivo a sentire che le dolorose sensazioni di vuoto, solitudine e assenza di valore ed importanza, cessano momentaneamente. Questa fase del ciclo viene chiamata «romance».
- Fase dell’incremento del bisogno e di negazione della realtà nella quale il Dipendente Affettivo inizia a percepire e manifestare un crescente bisogno di attenzioni, contatto e presenza e diventa maggiormente richiedente. Il partner evitante inizia a sfuggire diventando sempre meno presente nella relazione, ma il Dipendente Affettivo non vuole vedere questi segnali e ne nega l’evidenza giustificando il partner: «è molto impegnato a lavoro», «ha il diritto di stare un po’ con gli amici», ecc.
- Fase del crollo della negazione ovvero, gradualmente, il Dipendente Affettivo realizza i comportamenti di allontanamento e la distanza posta dal partner evitante. Inizia a guardare la realtà e la negazione cessa, si accorge di non essere centrale nella vita del partner. Iniziano litigi e conflitti così come scelta di chiusura del legame che viene subita dal Dipendente Affettivo.
E’ qui che iniziano i comportamenti ossessivi del controllo del partner, soprattuto perché il Dipendente Affettivo nega la realtà al fine di mantenere il legame. - La fase del ritiro: il Dipendente Affettivo finalmente comprende di essere stato lasciato per qualcuno o qualcosa più importante per il partner. Entra nella fase del ritiro in seguito alla rimozione della «droga» (partner).
Ma se nelle dipendenze da sostanza la cessazione dell’assunzione porta al recupero, nella Dipendenza Affettiva no: si riattivano le antiche emozioni di vuoto, abbandono, paura, gelosia, rabbia e insieme ad esse, quelle più concrete e relative al momento presente di perdita di una persona, della sicurezza economica, di una casa o altri beni materiali, di un ruolo sociale ecc.
E’ qui che si crea il SOVRACCARICO EMOTIVO che porta la persona a non vivere bene con pensieri depressivi. Ansia e panico, insonnia, ossessione… - La fase dell’ossessione dove il Dipendente Affettivo sposta il fuoco dell’ossessione dal partner idealizzato a come riportare indietro il partner o su come vendicarsi.
- La fase dell’acting-out compulsivo: il Dipendente Affettivo a questo punto agisce compulsivamente comportamenti atti a avere sollievo dal dolore come un Nuovo ciclo emotivo con un altro partner, Recupera la relazione con il partner evitante e ricomincia il ciclo precedente, Comportamenti provocatori per avere l’attenzione dell’ex, Tentativi di seduzione dell’ex, Minacce per ottenere attenzioni…
- La fase di Re-Innesco dove si riprende il ciclo con lo stesso partner iniziale o si attiva per ricercare altro partner.
Questo ciclo ti aiuta a capire come si arriva alla dipendenza affettiva e anche come i suoi sintomi si nutrono di alcune attivazioni emotive che risultano di difficile gestione per la persona. Ovviamente il tutto può presentarsi con diverse intensità. La capacità del terapeuta deve essere quella di accompagnare la persona a spezzare questo circolo vizioso attivando altre strategie di gestione emotiva.
Se senti di essere vittima della Dipendenza Affettiva, chiamami al 349.786.7274 o compila il modulo qui sotto per fissare una prima chiamata conoscitiva gratuita o compila il modulo qui sotto:
Come liberarsi delle relazioni tossiche
Che cos’è una relazione tossica e come la riconosco? Rispondere a queste domande non è sempre semplice perché parlare di relazioni vuol dire parlare anche di una storia relazionale. Essere in relazione è necessario ed inevitabile ma spesso il malessere che ne può derivare è significativo. Ecco perché in questo articolo ti spiegherò come riconoscere una relazione tossica e come uscirne.
Che cos’è una relazione tossica?
La relazione diventa tossica quando ti ferisce, quando senti che non trovi benessere in essa e quando le dinamiche che prendono vita sono tossiche. Tipicamente si parla di relazioni amorose ma può avvenire anche nelle relazioni amicali e familiari, seppur con intensità e dinamiche diverse. Apparentemente nella relazione d’amore tossica, le cose sembrano funzionare bene, si parte con buone premesse (spesso magiche) e si arriva a vivere una relazione del tutto inaspettata.
Ma come mai si finisce in relazioni sbagliate e tossiche?
La scelta del partner non è una scelta casuale, è una scelta che avviene attraverso bisogni e aspettative che hanno radici nel passato, e nella propria storia di vita. Più sei consapevole della tua storia relazionale e quindi di come sono state e come hai vissuto le tue relazioni, maggiormente libero sarai nel scegliere chi avere al tuo fianco e quindi di fare una scelta il più adatta possibile a te e ai tuoi desideri.
Ma quali sono le relazioni tossiche?
- Dipendenza affettiva: una relazione patologica basata sulla dipendenza dall’altro e molto simile , per come si manifesta, alla dipendenza da sostanze. Appartiene alle nuove dipendenze e si manifesta anche a livello amicale o familiare. Sicuramente quella amorosa è la dipendenza più diffusa proprio perché tipicamente scambiata per amore ma non è tale. Per leggere qualcosa in più sulla dipendenza affettiva, SCARICA ONLINE IN MANIERA GRATUITA IL MIO EBOOK: http://bit.ly/32h5ZH4
- Lotta di potere: è una tipica dinamica di potere dettata dalla tendenza ad assumere ruoli di potere e dominanti nella relazione, a tal punto da non riuscire a scendere a compromessi. E’ una relazione distruttiva perché spesso porta a conflitti irrisolvibili, spesso alimentati reciprocamente e diventa quasi un obiettivo primario quello di dominare l’altro. Non si parla di amore infatti ma di lotta.
- Relazione sado-masochista: è una relazione di tipo autodistruttivo. Si arriva alla relazione autodistruttiva spesso per esperienza di violenza psicologica o fisica vissuta in età infantile: spesso sono le donne a scegliere uomini sadici.
- Innamorarsi delle persone sbagliate che non ricambiano l’affetto o non non sono disponibili, ma tu ti convinci che non sia così. Ovviamente l’innamoramento necessita di tempo per essere superato e colui/colei che prova tale sentimento vivrà nella speranza fino a quando non riuscirà ad accettare la realtà.
Come liberarsi dalle relazioni tossiche?
Per superare tali aspetti di relazioni difficili e patologiche è importante non andare alla ricerca del colpevole ma entrare in una logica di responsabilità personale. L’autostima è spesso la chiave di lettura, perché se non sei tu a prenderti cura di te le tue scelte rispecchieranno questo. Ecco che uscirne si può attraverso una psicoterapia sistemica-relazionale perché lavora sulla:
- storia familiare;
- idee di sé;
- relazioni;
Ecco che uscirne è possibile, è necessario ripartire da sé.
Se vuoi intraprendere un percorso di psicoterapia o se hai bisogno di maggiori informazioni contattami al 349.7867274 e via mail a psylisasartori@gmail.com

Relazioni Tossiche: riconoscerle ed uscirne

“Le relazioni sono uno specchio di come ci vediamo, pensiamo e comunichiamo”
Si sa che le relazioni non sono sempre facili. Spesso addirittura ci si può trovare immersi in relazioni di coppia o familiari anche molto complesse e poco soddisfacenti, a tratti anche pericolose.
Oggi vi parlerò dunque di “relazioni tossiche”. Partiremo dalla loro definizione passando a come poterle riconoscere e superare.
Le relazioni sono lo specchio di come ci percepiamo, pensiamo e viviamo ed è per questo che è importante non darle per scontate.
Per “relazioni tossiche” si intende una relazione disfunzionale che persiste nel tempo e che sopravvive anche ai tentativi di interruzione. Esse possono minare la salute, limitare la libertà della persona e dar vita ad un circolo vizioso dal quale non è facile uscirne. Ecco che ci si ritrova in relazioni insoddisfacenti e con un legame di coppia spesso logorato, come una corda che si è tirata troppo e che è in procinto di spezzarsi, anche se ciò poi non accade mai.
Come si sviluppano le relazioni tossiche?
Cadere in relazioni tossiche non è poi così difficile. Si inizia infatti con legami d’amore, quindi relazioni che un tempo hanno anche avuto, seppur a livello spesso solo illusorio, un effetto benefico sulla persona.
Spesso le due persone si sentono affini, simili e quasi “fatti l’uno per l’altro”. Sono per lo più relazioni basate su di un benessere apparente, spesso frutto di unioni di coppia (incastri di coppia in termini psicologici) che sfruttano una relazione di potere da parte di uno dei due partner, tendenzialmente quello vissuto come il più forte.
Ne sono un esempio il sadismo e il masochismo, o la relazione tra un narcisista e una persona insicura (due quadri che spesso si sovrappongono). Sono relazioni in cui vige un’asimmetria di potere e responsabilità, e dove la sofferenza è strettamente legata al piacere. Ovviamente è bene sottolineare che l’unione di coppia e la scelta del partner, non è mai casuale ma è dettata da modalità relazionali acquisite dalla propria famiglia d’origine.
Quali sono le relazioni tossiche?
Dipendenza affettiva: è una relazione nella quale l’oggetto della dipendenza è “l’altro”. La persona che soffre di tale dipendenza tenderà a mettersi da parte e a vivere in totale dedizione all’altro, così come un tossicodipendente fa con la sostanza. Ecco che la persona dipendente spesso ridurrà le sue attività per vivere per l’altro, anche se la relazione è fonte di insoddisfazione.
Lotta di potere: sono relazioni basate sulla “distruzione dell’altro” e sul concetto di “vittoria”. In queste relazioni non si giunge mai ad un confronto positivo. Si basa tutto sull’affermazione di se stessi e spesso anche sull’affermare la propria famiglia d’origine. In questo caso non c’è una asimmetria di ruoli, ma piuttosto la tendenza di entrambi i membri della coppia ad assumere un ruolo dominante.
Anche se la relazione di questa coppia sembra giunta al termine, i due continuano comunque a stare insieme. Non c’è davvero una progettualità e la gioia di stare insieme è ormai scemata. Si parla di ” legame disperante” con delle ripercussioni gravi anche sui figli. I continui conflitti spesso celano vissuti depressivi latenti: insomma, tra rabbia e disperazione, i due scelgono di esternare la rabbia.
Il ricatto e la paura come aspetti dominanti nella coppia: sono coppie che utilizzano il ricatto emotivo come strumento di controllo dell’altro e la paura sappiamo che, se sfruttata, blocca la persona e la rende schiava anche solo a livello emotivo.
L’altro idealizzato: Questo tipo di relazione tossica si palesa quando comincia a diventare evidente che uno o entrambi i membri della coppia non si sono innamorati della persona con cui condividono l’affetto, ma con una versione idealizzata di esso.
Sebbene questo fatto possa essere già stato intuito durante i primi mesi della relazione, è possibile che venga data poca importanza ad esso e che, in ogni caso, questa dissonanza cognitiva sia stata risolta sopravvalutando la capacità dell’altro di cambiare in futuro e conformarsi alle nostre aspettative. Questo può portare a vivere relazioni idealizzate e non reali.
Come riconoscere le relazioni tossiche?
Le relazioni tossiche hanno delle caratteristiche tipiche, tra le quali troviamo: ansia, violenza fisica o verbale, paura, elevata conflittualità di coppia, gelosia estrema, paura, senso di essere in trappola e sensazione di non valere abbastanza… Queste possono cambiare di situazione in situazione ma di norma sono quasi sempre presenti. Proprio per la pesantezza della relazione non è da escludere che possano esserci implicazioni anche per i figli, laddove coinvolti nel conflitto o nelle dinamiche disfunzionali dei genitori. Inoltre in uno dei due partner possono svilupparsi sintomatologie ansioso-depressive o fobiche.
Come uscire dalle relazioni tossiche?
E’ fondamentale anzitutto avere la consapevolezza di star vivendo una relazione tossica. Il secondo step è il chiedere aiuto a professionisti in grado di aiutare la persona ad acquisire maggiore sicurezza in se stesso e nella propria forza.
Ecco alcuni suggerimenti per iniziare a mettere in discussione la vostra relazione tossica:
Comprendere e rivedere la propria storia familiare per liberarsi di ruoli, miti ed aspettative relazionali che possono ad oggi alimentare una relazione tossica.
Rivedete i comportamenti passati. Quando siete con il vostro partner sentite che il tempo è speso bene e che ne vale la pena? O sentite le vostre energie prosciugate e state con lui/lei solo per senso del dovere?
Analizzate il presente. Come vi sentite nella relazione? Quali emozioni prevalgono (gioia, rabbia, paura o senso di colpa)?
Recuperate le attività sacrificate per la relazione tossica. Quante cose avete messo da parte per difendere questa relazione?
Cercate persone con atteggiamenti diversi e fate attenzione a non innescare di nuovo il circolo vizioso.
Lavorate sulla parte di voi che alimenta il circolo vizioso della relazione grazie ad un percorso di psicoterapia.
Elaborate i traumi psicologici e fisici collegati a tale relazione con l’EMDR al fine di aumentare l’autostima e migliorare il benessere.