
Il conflitto di coppia: strategie per superarlo efficacemente.
Il conflitto di coppia mette a dura prova tutte le coppie, non esistono situazioni nelle quali non vi è conflitto, anche se non espresso ma comunque presente. Imparare a superarlo è la sfida delle relazioni affettive, proprio per l’aiuto che rappresenta: lo stesso conflitto, laddove gestito, aiuta anche a crescere, ad evolvere e cambiare. Ecco perché desidero accompagnarti in questo mondo per aiutarti a guardare al litigio con occhi diversi.

5 segnali essenziali per investire in una relazione di coppia
Vivere relazioni efficaci di coppia ha degli effetti decisamente importanti per la vita di ogni persona: migliora la qualità della vita e rende più efficace anche la gestione del tempo libero e quotidiano.
Troppo spesso ascolto storie di persone che non vivono relazioni sane, con una dubbia idea di sé e con l’autostima che viene costantemente minata. Sicuramente ci sono anche storie, per fortuna, di relazioni sane e che aiutano a rendere la vita decisamente migliore.
Come mai le relazioni sono così importanti?
- Non siamo delle isole, per quanto a volte alcune persone lo possano desiderare, il più delle volte l’isolamento è una risposta alla delusione o alla paura della sofferenza relazionale. L’essere umano è un animale sociale e per questa ragione ha bisogno di comunicare con i propri simili. È nella nostra indole il ricercare il contatto sociale, il vivere con i nostri simili e il condividere con loro le nostre azioni ed emozioni.
- Il senso del sé dipende anche dalle relazioni. Infatti, quando siamo piccoli le relazioni con i nostri genitori sono le prime esperienze sociali e affettive che, se funzionano sufficientemente bene, ci assicureranno una solidità relazionale nella vita affettiva.
- L’identità ha bisogno di relazioni. Amicizie, sia infantili che adulte, ci aiutano a costruire la nostra identità attraverso la somiglianza e la differenza: ecco perché anche le relazioni tra pari sono fondamentali.
Come iniziano le relazioni per noi importanti?
-VICINANZA: ci piacciono le persone più vicine a noi. La vicinanza accende la simpatia e l’attesa di incontrare qualcuno la aumenta, perché le nostre vite sono piene di persone con cui abbiamo bisogno di un’interazione continua.
-SOMIGLIANZA: ci piacciono coloro che sono simili a noi. Essa determina la piacevolezza delle persone e qualcuno agisce come noi, ci piace.
–RECIPROCITA’: ci piacciono coloro a cui piacciamo. La simpatia di solito deve essere reciproca. L’impegno della relazione deve essere preso da entrambe le parti, funziona solo se le persone si riconoscono. Quest’ultima regola, in particolare, non vale solo per le relazioni affettiva ma anche per quelle amorose. Per poter costruire una relazioni amorosa è importante che vi sia l’impegno nel costruire qualcosa di futuro. Troppo spesso , oggi, ci si trova a vivere relazioni disimpegnate ovvero relazioni dove il tipico progetto “NOI” fatica ad avviarsi.
Quali sono i segnali che ti indicano se è sano o meno investire in una specifica relazione?
- Reciprocità: una relazione per essere sana , anche all’inizio, necessità di tale caratteristica. La reciprocità ti aiuterà a sentirti in sintonia con l’altro, a sentirti in connessione e intimità. Senza questo aspetto sarai probabilmente tu a trascinare la relazione ed a investirci. Non potresti però trovare di peggio: un conto è buttarsi in una relazione e poi magari scoprire che non ha funzionato. Altro contro è il trovarsi da soli in una presunta relazione di coppia.
- Rispetto: senza di esso non può esserci una relazione. Prima, però, di poter pretendere del rispetto è necessario che tu stessa impari a rispettarti e l’esempio migliore del rispetto per te stessa è la scelta delle persone di cui ti circondi.
- Comunicazione: senza comunicazione non c’è alcun tipo di relazione. Si dice che è impossibile non comunicare: se non comunichiamo a parole comunica infatti per noi il nostro corpo. Un rapporto per essere produttivo e fruttuoso necessita di condivisione e comunicazione: è facile sorvolare su questi aspetti nelle prime fasi di un rapporto ma facendolo si può minare il successo stesso della relazione sul lungo periodo.
- Intimità: ci possono essere diverse forme di intimità, tante quante sono le aree importanti di vita affettiva (sessuale , intellettiva, fisica ecc…). Essere intimi significa, in linea generale, essere intimi a tal punto da poter condividere diversi aspetti della propria quotidianità. L’intimità viene spesso scambiata per sessualità ma sono due cose ben diverse e sono entrambe necessarie per un rapporto sano e soddisfacente.
- Impegno: senza di esso di che relazione potremmo mai parlare?! Non volersi impegnare in una relazione o nelle relazioni vuol dire farsi esclusivamente trascinare dagli eventi finché tutto va bene. Ma non sempre possiamo semplicemente osservare solo le cose che succedono da sole. Perchè una coppia funzioni viene richiesto implicitamente una certa dose di sano impegno, quell’impegno che ti sprona per te e per l’altro, che ti spinge a ricercare soluzioni anziché a lasciare la relazione al primo momento di crisi.
Occorre precisare che non esiste una “ricetta unica” per un sano rapporto di coppia, dal momento che ogni rapporto assume caratteristiche ben precise in base alla personalità dei due partner, tuttavia è possibile individuare tre elementi fondamentali per il benessere di una coppia:
Attrazione: è praticamente la base della vita in coppia, in quanto aiuta ad accrescere l’intesa e la complicità tra i partner.
Empatia: che consente di vedere ogni cosa dalla propria ottica e dall’ottica dell’altro, e permette quindi di agire sapendo sempre cosa all’altro è gradito e cosa invece è sgradito.
Impegno: l’ultimo di questa lista ma il più importante ed indispensabile, anche per aiutarti a capire se è giusto continuare ad investire o meno nella relazione.
Solo tu puoi sapere come ti fa SENTIRE un rapporto e solo tu puoi scegliere se investirci o meno. In questo articolo ho però cercato di aiutarti ad individuare alcuni aspetti indispensabili che non possono non esserci e che, se presenti nella relazione, ti aiuteranno a vivere con maggiore serenità il tuo legame.
Se desideri maggiori informazioni o se vuoi fissare un appuntamento per migliorare alcuni aspetti di te o della tua coppia coppia, compila il form qui sotto:

Quando l’altro non possiamo cambiarlo, però possiamo accettarlo.
Quante volte ti è capitato di non tollerare più la persona che un tempo ti faceva battere il cuore? Di non accettare alcuni comportamenti e abitudini dell’altro? E di desiderare di cambiarlo/a?
Sicuramente almeno una volta nella vita ti è capitato e probabilmente ha dato origine a sensazioni ed emozioni vicine alla rabbia e alla frustrazione. Ecco che stai leggendo l’articolo che fa per te.
Cosa c’e’ all’origine di tali sensazioni?
Per prima cosa abbiamo tutti il desiderio di stare in una relazione soddisfacente e che porti benessere. Ci viene più spontaneo pensare a ciò che ci aspettiamo piuttosto che a quello che dovremmo fare in prima persona per tale benessere.
Nello specifico scegliere un partner vuol dire vedere molti vantaggi nello stare insieme a quella persona, esserne innamorati e immaginare che continuerà nel tempo. Ecco che nell’innamoramento sei attirato/a dall’altro per alcune caratteristiche che ti aiutano a sentirti bene, a svolgere un ruolo, a soddisfare un tuo bisogno come il prenderti cura, l’affidarti, dare o ricevere protezione e tanto altro.
Con il passare del tempo ciò che accade a tutte le coppie e in tutte le relazioni è la “disillusione” di ciò che ti aspettavi verso ciò che in realtà è l’altro. Accettarlo diventa un processo indispensabile per la prosecuzione del rapporto di coppia.
Cosa ti serve per accettare l’altro?
Rapportarsi agli altri significa lasciarsi sorprendere, vivere in modo nuovo i sentimenti, le abitudini e le emozioni, che però non sempre siamo pronti ad affrontare per la paura del passato o del cambiamento.
Un vero incontro amoroso è rivoluzionario, è una forza che trasforma, e amore non è fondersi con l’altro e nemmeno assorbirlo, ma produrre qualcosa di nuovo, lasciandosi sorprendere.
Il modo migliore è confrontarsi e chiedersi dove si è sbagliato, che cosa non abbiamo capito e cosa possiamo fare per entrare in sintonia. Insomma una sana autocritica che porta alla crescita del rapporto.
Accettare l’altro vuol dire:
- imparare che non tutto va come desideri
- mediare i tuoi bisogni
- comunicare
- ascoltare
- costruire insieme
- gestire la frustrazione
Inoltre ricorda che la coppia è un progetto fatto da un “Noi” non da un “Io” e accettare l’altro è indispensabile per costruire insieme e non divisi. La capacità di costruire progetti insieme dipende molto dalla tua famiglia d’origine e da come hai vissuto le relazioni affettive.
Se senti che come coppia o nelle tue relazioni hai delle difficoltà ad accettare e vivi come attacco personale e intimo ciò che nelle relazioni non funziona, non esitare a contattarmi, via mail Psylisasartori@gmail.com o via telefono 3497867274

7 vantaggi del conflitto nelle relazioni
Come esseri umani siamo portati a non apprezzare il litigio e ad evitarlo. Così facendo, però, ci perdiamo la vera essenza delle relazioni umane. Attenzione: questo non vuol dire che puoi permetterti insulti, atteggiamenti prevaricatori e bullizzanti nei confronti dell’altro.

In questo articolo desidero accompagnarti verso una visione differente del conflitto più arricchente che distruttivo, più avvicinante che distanziante. Ecco perché imparare a confliggere in maniera efficace può portarti enormi vantaggi in qualsiasi tipo di relazione, da quella affettive e familiari a quelle sociali e lavorative.
Per prima cosa è importante parlare di COMUNICAZIONE, in quanto la relazione è di fatto COMUNICAZIONE: si pensi ad esempio ad un assioma della comunicazione che dice che “è impossibile non comunicare“. Si comunica sempre anche nel silenzio, in una smorfia e in una postura, soprattutto nel litigio.
Pensa ai social network e all’impossibilità di litigare costruttivamente su questo mezzo, così come alla libertà di decidere di interrompere bruscamente ogni tipo di conversazione con l’altro. Questa modalità potrebbe essere utile, a volte, soprattutto nelle relazioni distruttive. Gli effetti negativi sul lungo termine sono però legati all’incapacità nel gestire le frustrazioni. Ecco perché affrontare il conflitto diventa ancor più importante.
Come si costruisce un conflitto utile?
Per prima cosa ci sono delle piccole regole di comunicazione che possono aiutarti a fare la tua parte nel conflitto e in maniera positiva. Perché, ad esempio, evitare di dire ciò che ti ferisce, che ti blocca o che ti rende insoddisfatto non è utile al fine della relazione, a prescindere dalla sua natura: credo sia importate aiutarti a migliorare questo aspetto della comunicazione.
Come puoi migliorare la tua comunicazione nel conflitto?
- non usare il TU nella comunicazione questo ti porta a sollecitare l’altro e ad assumere un tono accusatorio;
- parla di come ti senti anziché dell’altro, questo ti aiuterà ad abbassare la rabbia ed a fare in modo che l’altro si connetta alla tua emotività senza sentirsi attaccato;
- se senti che la tua emotività è alta (su una scala da 0 a 10 dove 0 è assente e 10 altissima) ad esempio da 7 a 10, temporeggia comunicandolo in modo da non lasciare fraintendimenti per affrontare l’argomento quando l’emotività sarà scesa;
- ascolta il punto di vista dell’altro e metti in discussione le tue ragioni, che con esse non si va molto distanti.
Quali sono dunque i vantaggi del conflitto costruttivo?
- esprimi te stesso e i tuoi bisogni così da poter vivere bene un rapporto, definendo cosa puoi accettare e cosa no,
- impari ad ascoltare in maniera attiva lavorando sul tuo giudizio, così facendo potrai sentirti meno attaccato nei conflitti;
- ti definisci nella relazione e dunque sarai anche più chiaro agli occhi dell’altro;
- agisci sul presente determinando il tuo futuro;
- dai un segnale all’altro del tuo confine sano e che più in là non può spingersi;
- ti assumi la tua responsabilità nella relazione senza delegare all’altro ed impari a trovare strategie di risoluzione del conflitto;
- cresci nella relazione.
Ma quali sono i fattori che ti possono portare a perpetuare un conflitto distruttivo?
Spesso la tua storia familiare e le esperienze pregresse della vita ti formano sia come essere umano che come comunicatore. Ad esempio, essere cresciuto in una famiglia con forti livelli di conflitto distruttivo spesso ti accecano dal vedere altre possibilità. Inoltre vi sono idee su di te (ad esempio quella di essere buono, passivo, vittima ecc…) che non ti aiutano a definirti in maniera flessibile nelle relazioni e che quindi non sono utili per te.
Grazie alla psicoterapia potrai migliorare molte cose. Lavorando ad esempio sulla comunicazione, puoi migliorare la relazione sia con te stesso che con gli altri.
Per fissare appuntamento o per maggiori informazioni contattami al 349.7867274 o psylisasartori@gmail.com.

Effetti della fine di una relazione: ansia e depressione

Pensare che nulla possa finire e che una relazione duri per sempre, come dico in psicoterapia, non è utile perché ti porta ad adagiarti e non curare la relazione e mantenere vivo il sentimento. Questo perché come esseri umani siamo portati a trovare la via più semplice e pensare che tutto resterà fermo, immobile. Il cambiamento culturale porta con sé anche un cambiamento nella capacità di restare o meno dentro una relazione, con tempi totalmente diversi anche nel vivere le relazioni.
Come si può vivere la separazione?
La fine di una relazione non passa inosservata perché può portarti a vivere una reazione emotivamente importante con il susseguirsi di diverse emozioni come tristezza, paura , rabbia e disgusto.
La reazione ad essa dipende da vari fattori: la personalità, la modalità che porta alla fine, la storia di coppia, la fase del ciclo di vita, la presenza o meno di una rete di sostegno e di figli. Infatti per chi vive una relazione di coppia non è inconsueto chiudersi nella coppia o nella famiglia e lasciare meno spazio all’individualità, senza però considerare l’effetto di ciò di fronte alla fine della relazione.
Quali sono i sintomi più comuni?
Ansia e Depressione sono alcuni sintomi psicologici che emergono con maggior frequenza in caso di separazione, non solo per chi la subisce (laddove non sia consensuale) ma anche per chi l’agisce.
Per la psicoterapia sistemica relazione qualsiasi sintomo non è altro che una forma di comunicazione che ha uno o più destinatari: il compito dello psicoterapeuta è anche di riuscire a cogliere questa sfaccettatura comunicativa e renderla esplicita.
L’ansia è collegata spesso alla separazione anche nella relazione genitori-figli, infatti è tipico dell’adolescenza manifestare sintomi ansiosi in corrispondenza di una maggiore autonomia. Nella relazione di coppia l’ansia può avere come effetto sulla relazione, la possibilità di impedire la separazione, un movimento spesso inconsapevole per tenere l’altro a te vicino.
La depressione è spesso presente in storie di appartenenze negate ovvero di persone che hanno perso il proprio ruolo, posto o gruppo di riferimento. Questo succede anche nel momento in cui avviene la perdita di qualcuno come nel lutto e per la separazione può essere anche la stessa cosa. Ovviamente ci sono processi diversi per superare le due situazioni ma il senso di abbandono e di perdita è molto simile anche nella separazione. E’ un vero e proprio cambio di status , da coppia a individuo e questo ha degli effetti anche sulla tua identità.
Come superare la fine di una relazione?
Ecco alcuni passaggi importanti:
- La separazione si può superare: tutto dipende anche dal tuo livello di flessibilità e di capacità a riorganizzarti che comunque puoi sviluppare a qualsiasi età.
- Pensa che non sei il solo a la sola a soffrire.
- Il come vivi la fine ha molto a che vedere anche con le tue relazioni e l’idea che hai di te: ecco che quindi puoi usare questo momento per rivedere alcuni tuoi funzionamenti.
- Ricostruire la tua identità è un passaggio utile sempre, quando devi riorganizzarti ancora di più.
- Se sei genitore ricorda che il legame genitoriale non si scioglie nella vita ma è un dovere che continua anche nel conflitto
Ecco che in questo articolo ho voluto parlarti di quello che puoi vivere se attraversi una separazione: come viverla sta a te!
Se desideri avere un aiuto in questo momento oppure alcune informazioni, contattami per fissare un’appuntamento chiamandomi al 349.7867274 o via mail.

La tua relazione non funziona: ecco i 3 segnali
Ascolta o la tua lingua ti renderà sordo.
Proverbio Cherokee
Le relazioni sono all’ordine della vita di tutti i giorni e come tali hanno un peso importante nella nostra quotidianità. Vivere in relazioni distruttive diventa logorante ed è spesso difficile accorgersi di questo continuo logorio proprio perché si parla di emozioni e sensazioni.
Capire che una relazione non funziona è importante al fine di aiutarti a mettere ordine nella tua vita e a provare a realizzare il tuo benessere: io in psicoterapia e anche in alcuni miei post uso spesso la frase “di relazioni ci si ammala, di relazioni si guarisce“.
A prescindere dal tipo di relazione, dalla durata e dall’intensità, ci sono relazioni che non funzionano e potranno mai funzionare. I fattori che causano tale malfunzionamento sono molteplici ma spesso si parte da un presupposto molto semplice e basico: semplicemente non si è fatti per stare insieme.
Valori e priorità differenti, famiglie in opposizione, obiettivi discordanti rispetto al percorso di coppia: sono solo alcune delle difficoltà che spesso causano difficoltà. Oltre a questi elementi vi è anche il sentimento ovvero l’indicatore per eccellenza che ci indica se una storia potrebbe funzionare o meno.
Una relazione che non funziona: ecco i 3 segnali
- manca la comunicazione, elemento indispensabile per farti incontrare con lui o con lei
- assenza di condivisione di progetti che sono spesso il motore della vita di coppia o relazionale
- intolleranza al contatto fisico ed evitamento sono spesso segnali che la passione o l’attrazione non è più qualcosa di positivo o almeno non è più vissuto come tale
Questi sono alcuni segnali che fungono da indicatori che qualcosa potrebbe non funzionare nella tua relazione. Se li stai sperimentando sarebbe opportuno che tu iniziassi a porti delle domande sulla tua relazione.
Prima ancora di questo indicatori ci sono almeno altre 5 situazioni, pregresse, che possono portare a difficoltà nella coppia. Vediamole:
- L’amore verso l’altra persona non viene dimostrato correttamente
- Un partner ostacola la realizzazione dell’altro
- Vengono lesi i propri principi o valori
- Perdita della propria autonomia: si è creata una situazione di squilibrio tale per cui ci si trova addirittura a dover chiedere all’altro il permesso per esistere e per essere se stessi. Niente di più alienante.
- Non posso però, come psicoterapeuta sistemica, non considerare anche il tuo ruolo in questa dinamica di coppia non soddisfacente. Poniti la domanda “cosa faccio io per contribuire a mantenere viva questa insoddisfazione? Vedrai che la risposta può aiutarti a prendere maggiore consapevolezza della tua “componente”, ” deresponsabilizzando l’altro e centrandoti di più su te stesso/a.
Prendere una decisione, ma quale?
Per decidere se una relazione deve continuare o meno, non bastano solo i segnali ma è necessario fermarsi e porsi alcune domande utili a favorire la consapevolezza:
- Chiediti quanto tu senti di aver fatto per questa storia da 0 a 10… se la risposta è elevata allora forse puoi permetterti di non fare più nulla
- Prova a fare un elenco dei pro e dei contro nel restare nella tua relazione o nel chiuderla. Elenca anche le migliori speranze, in entrambi i casi. Valuta poi, di pancia, quale delle opzioni senti più adatta a te in quel momento
Solo tu puoi decidere di uscire da una relazione che non funziona, sapendo che saper lasciare è importante come saper iniziare qualcosa. Ma, come farlo?
Beh, non esiste un manuale per dirti cosa fare. Sarebbe anche poco utile perché ciascuno di noi, fortunatamente, è diverso e necessita di cose diverse.
Gli unici saggi suggerimenti che posso darti sono:
- ascolta te stesso
- non giudicarti
- accetta che non hai il potere di cambiare gli altri, ma solo te stesso
Per avere maggiori informazioni o per prendere appuntamento contattami al 349.7867274 oppure via mail a psylisasartori@gmail.com
Dipendenza affettiva e amore nella coppia: quali differenze?
La dipendenza affettiva è una forma di relazione definita “tossica” proprio perché ha aspetti in comune con la dipendenza più classica (da sostanze) come l’astinenza, la tolleranza, la ricerca spasmodica della persona oggetto della dipendenza e il cambiamento del comportamento.
E’ importante affrontare tale tematica proprio perché, dalla mia esperienza clinica, mi rendo sempre più conto di quanto sia facile pensare che la dipendenza affettiva sia amore e affetto… ma in realtà così non è. Essa non rende liberi. La persona che soffre di tale dipendenza è spinta non dall’affetto ma dal bisogno di dipendere, di ricevere conferme e di attribuire un senso alla sua vita attraverso l’altro. Ovviamente, essendo una dipendenza “relazionale”, trova la sua maggiore espressione nella relazione di coppia e ne condiziona il funzionamento.
Si dice infatti che nella vita possiamo innamorarci più volte ma amiamo molto meno.
Vediamo insieme come mai e soprattutto come il vero amore sia diverso dalla dipendenza affettiva.
Che cosa si intende per amore?
Lo psicologo Sternberg definisce l’amore come quel sentimento che è composto da tre elementi:
1. L’intimità intesa come la capacità della coppia di prendersi cura uno dell’altro attraverso la condivisione e affinità;
2. La passione ovvero la vicinanza fisica;
3. L’impegno definisce l’impegno nel scegliere di stare nella relazione e decidere di amare.
Si dice che ci si innamora spesso nella vita ma si ama molto poco, proprio per la complessità di questo sentimento. Già dalle tre caratteristiche qui sopra espresse, si può notare come l’amore sia diverso dalla dipendenza, che concepisce l’altro come una mera necessità.
Come distinguere una dipendenza “sana” da una dipendenza “tossica” nella relazione?
Fin da quando siamo piccoli impariamo a dipendere dagli altri per nutrirci, per camminare, per imparare via via ad essere sempre più autonomi. Questo tipo di “dipendenze” sono sane proprio perché funzionali al nostro benessere e alla nostra evoluzione. In età adulta, quando amiamo qualcuno, sentiamo che nella relazione vi è reciprocità e siamo in un certo modo “dipendenti” anche dal benessere dell’altro ma è amore vero poiché ci sentiamo liberi e lasciamo libero l’altro, sia nei pensieri che nei sentimenti.
Una dipendenza “tossica” si sviluppa in età adulta (anche se alcune manifestazioni si possono vedere già in tarda adolescenza e prima età adulta) e colui che dipende perde tutti gli interessi, si modula in base all’altro e spesso rinuncia a tutto per questa relazione. Non è sana proprio perché è in opposizione a ciò che costruisce il benessere nella coppia, ovvero la libertà, la soddisfazione individuale e reciproca e la consapevolezza di sè.
Quali sono gli effetti della dipendenza affettiva nella coppia?
Vivere in una relazione con dipendenza affettiva non è un vivere sano e produttivo perché , a lungo andare, questa situazione diventerà distruttiva per entrambi i partner.
Inizialmente chi “dipende” trova sicurezza nella relazione, nell’altro e tende a dare tutto se stesso tanto da essere “visto” come ” accudente e presente” nella relazione. Essendo per natura delle relazioni la fase iniziale quella dell’innamoramento ed essendo una fase spesso simbiotica della relazione, qui la dipendenza apparirà funzionale alla costruzione della coppia.
Però ben presto si arriva alla fase della differenziazione, fase nella quale si tende ad allargarsi verso l’esterno, essere meno simbiotici e maggiormente individuali. Se però questo non è tollerabile da almeno uno dei due partner, iniziamo i problemi.
- assenza di libertà: la persona che è oggetto della dipendenza a lungo andare sente di essere soffocata nella relazione e spesso è la prima a minacciare la rottura.
- ricatti emotivi: per tenere a sé la persone si arriva a mettere in atto ricatti che hanno come risultato lo sviluppare il senso di colpa.
- ritiro sociale: inizialmente la coppia può vivere il ritiro sociale e viverlo come aspetto positivo in quanto ci si basta, ma quello che accade successivamente è che vi sarà sempre meno vita al di fuori della coppia. Colui che dipende sarà disposto anche a perdere il lavoro pur di stare a casa, esserci per l’altro e ridurre la rete sociale.
- rottura con i legami familiari: sono relazioni che, anche per alcune difficoltà familiari già presenti, vanno a minare i rapporti con la famiglia. Famiglia che fa da specchio ed inizia a far notare alcuni aspetti negativi o di problematicità nella coppia.
- ridotta autostima: più si dipende e meno impariamo a volerci bene, quel bene che è necessario al fine di riuscire a tutelarci nella relazione e nella vita.
Questi sono solo alcuni aspetti che possono emergere e che condizionano l’andamento di coppia andando a distruggere il vero senso di “fare coppia”. Assenza di confronto, impossibilità a pensarsi senza l’altro ci pongono in una relazione nella quale entrambi i partner vivranno una senso di costrizione, di profonda paura per l’abbandono e a volte anche un senso di soffocamento che nutre le emozioni come rabbia e impotenza.
Come nelle maggior parte delle difficoltà di coppia, chiedere aiuto è il primo passo perché si possa guarire dalla dipendenza affettiva. Non è però possibile farlo da soli.
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Essere genitori quando si smette di essere coppia
Le difficoltà di coppia incidono in maniera importante nella relazione genitoriale rendendola, a volte, complicata e luogo di conflitti e rivendicazione.
Imparare a gestire la genitorialità è un fattore protettivo al benessere della famiglia e dei figli.
Leggi l’articolo per saperne di più e contattami per informazioni.
La coppia tra legami inscindibili e separazioni possibili

La vita di coppia è spesso travagliata, altalenante e messa a dura prova dalle sfide evolutive. Cambiamenti, lavoro, trasferimenti, figli e genitori sono solo alcuni di questi possibili cambiamenti che mettono la coppia di fronte alla necessità di riorganizzarsi o, quantomeno, di adattarsi.
In questo articolo tratterò alcuni aspetti collegati alle relazioni tossiche e all’impossibilità di “interrompere” il legame, vissuto come esclusivo e quasi di possesso.
Quello che accade in queste relazioni è che l‘altro non viene visto per ciò che è. L’altro viene piuttosto vissuto solo in funzione alla realizzazione del proprio sé.
Quando viene minacciato l’abbandono, la persona che nella coppia vive la relazione con più dipendenza, sarà messa a dura prova. Questo sia nel reagire ai conflitti, sia nel riuscire a risolverli.
La fine di un rapporto, invece, non deve essere vista sempre come negativa. A livello evolutivo può essere infatti anche fonte di benessere, nel momento in cui riusciamo ad accettare che è venuto meno il tempo per lo stare in coppia e che entrambi i partner sono sono liberi di ricostruirsi una vita.
Nonostante questa riflessione, la fine di un rapporto viene spesso vissuta come una sorta di “lutto“, come un fallimento del proprio progetto di vita.
Quando ci troviamo di fronte a coppie che, nonostante siano oggettivamente giunte al “capolinea”, continuano la loro relazione in modo indissolubile, possiamo parlare di “legame disperante“.
Questo tipo di legame impedisce, di fatto, alla coppia di giungere ad una fine.
Nonostante in molti casi vi sia di mezzo una separazione o un divorzio, quello che accade nei “legami disperanti” è che non si riesce a mettere in campo anche il necessario “divorzio emotivo“. L’ex coniuge, infatti, continua a riemergere nel corso del tempo e viene mantenuto/a in vita da costanti conflitti e ricorsi legali e giudiziari.
Spesso in questo legame vi sono nel mezzo dei figli che, di certo, non trascorrono del tempo sereno dentro le mura domestiche. Questo proprio a causa della difficoltà genitoriale nel mettere limiti e confini ai propri litigi chiedono, sia direttamente che implicitamente ai figli, di schierarsi dalla parte di uno dei due genitori.
Sicuramente non vi è mai l’intendo di far del male ai propri figli ma, così facendo, il genitore lo sta di fatto danneggiando giorno dopo giorno.
In questo contesto i figli diventano spesso i “sostenitori” o i “postini” della coppia, con il rischio, a loro volta, di ripercussioni anche nella propria vita relazionale.
Non meno importante riveste il ruolo della famiglia d’origine, la quale in questo legame spesso ha avuto un ruolo decisivo: sono infatti famiglie invischianti e che tendono a considerare i figli (ovvero i membri della coppia) ancora troppo figli propri.
Cosa caratterizza un legame disperante?
• Impossibilità ad accedere al divorzio emotivo
• Essere intrappolati nel legame anche a distanza di anni
• Affidarsi alle vie legali Difficoltà a ricostruirsi una vita
• Rabbia e frustrazione anche a lungo
Cosa ci vuole per costruire una sana separazione?
Per giungere ad una sana separazione è fondamentale la capacità di negoziare il conflitto, la capacità di fare un passo indietro e di giungere ad una sorta di “resa”. Queste capacità dipendono da molti aspetti tra cui:
• le caratteristiche personali e la capacità introspettiva del singolo partner;
• la capacità di mettere dei confini familiari che tutelino la coppia anche nel momento della separazione e che consentano di mantenere lontana la famiglia d’origine in questa scelta;
• la capacità di realizzazione personale e l’autostima;
• i miti familiari e i valori.
Non è facile mettere da parte sentimenti, emozioni, frustrazioni legati al fallimento del legame di coppia. Grazie ad una psicoterapia di coppia, però, si può lavorare per giungere a tale decisione con un maggior livello di consapevolezza.
Come dico spesso: quando si intraprende un percorso di psicoterapia di coppia, la separazione è una delle opzioni possibili e non l’unica. Sta poi alla coppia la facoltà di valutare quella più fattibile.
Se ritieni che un percorso di psicoterapia di coppia possa esserti utile, contattami. Scrivi o chiama il: 349.786.7274
Conflitti di coppia: una strategia risolutiva
la coppia, cambia e cresce, necessita di rivedere gli obiettivi e le finalità. Due innamorati di 20 anni non possono chiedere a 50 di essere come un tempo, possono però cercare di amarsi per ciò che sono ora.