“Come mai fa così la differenza comunicare qualcosa a qualcuno?” ( Fosha 2000).
La comunicazione è il processo che consente di trasmettere informazioni e comunicare in modo efficace significa sapersi esprimere in ogni situazione con qualunque interlocutore sia a livello verbale che non verbale (espressioni facciali, la voce e la postura), in modo chiaro e coerente con il proprio stato d’animo.
Partiamo dal primo assioma della teoria della comunicazione, elaborato dalla scuola di Palo Alto, che afferma che è impossibile non comunicare; di tutto quello che diciamo solo il 7% viene recepito. La maggior parte di ciò che comunichiamo lo esprimiamo infatti attraverso il linguaggio del corpo (ben il 55%) e con il tono/volume della nostra voce (38%).
Dunque partendo da tali premesse emerge che comunichiamo sempre qualcosa, anche quando pensiamo di non farlo, perché ogni comportamento invia messaggio agli altri attraverso la nostra postura, lo sguardo, il tono della voce e com ci poniamo nel contesto.
Quali sono i livelli della comunicazione?
- Verbale, ciò che si dice o che si scrive, nel caso di una comunicazione scritta;
- Paraverbale, cioè il modo in cui qualcosa viene detto. Ci si riferisce al tono, alla velocità, al timbro, al volume, ecc. della voce. Nella scrittura possiamo pensare all’uso della punteggiatura, capace di infondere un certo ritmo a quello che si legge;
- Non verbale, tutto quello che si trasmette attraverso la propria postura, i propri movimenti, ma anche attraverso la posizione occupata nello spazio (quale zona di un ambiente si occupa, quale distanza dall’interlocutore, ecc.) e gli aspetti estetici (il modo di vestire o di prendersi cura della propria persona).
Quando una comunicazione è efficace?Una comunicazione è efficace se i tre livelli (verbale, paraverbale, non verbale) sono congruenti, una comunicazione efficace serve per entrare in contatto con l’altro, dare e ottenere fiducia, affermare, tranquillizzare, coinvolgere, affascinare, ottenere consenso. Essa dipende dalla nostra storia e dalle nostre esperienze in situazioni interattive, dipende dal soggetto, dall’altro, dal contesto ed è determinata da:
- empatia
- ascolto
- flessibilità
- feedback
- spontaneità
Tutto ciò si traduce in un atteggiamento di ascolto attivo: accogliere e incoraggiare l’altro rispetto al messaggio che mi invia, restituire all’altro ciò che mi arriva (“ho capito che”), rinunciare ad atteggiamenti sabotatori della comunicazione e della relazione (giudizio, critica, squalifica).
Cos’è la comunicazione assertiva?
Rappresenta quella competenza relazionale che permette di riconoscere le proprie emozioni, i propri bisogni e le proprie opinioni e di comunicarli agli altri nel rispetto reciproco, e di impegnarsi a risolvere positivamente le situazioni e i problemi. Tale modo di comunicare nasce dall’armonia tra abilità sociali, emozioni e razionalità: chi è assertivo sa esprimere in modo chiaro e efficace emozioni, sentimenti, esigenze e convinzioni, sa esprimere e difendere il proprio punto di vista, con calma e pacatezza, riducendo ansia e aggressività, sempre recependo l’espressione delle posizioni altrui.
Obiettivo della comunicazione assertiva è la capacità di ridurre le proprie componenti aggressive e passive. Chi ha uno stile comunicativo aggressivo impone i suoi diritti violando quelli altrui e suscita così sentimenti di offesa e umiliazione nell’altro. Chi ha uno stile comunicativo passivo, tende invece a non esprimere i propri sentimenti e desideri, a subire tacitamente prevaricazioni e richieste irragionevoli.
Usare ad esempio frasi come “dal mio punto di vista penso che… se ho capito bene…” lascia spazio allo scambio reciproco e alla possibilità di non utilizzare toni giudicanti. Inoltre il tono che si utilizza può aiutare o mettere in difficoltà l’interlocutore ed è importante concedersi una pausa e riprendere quando si è calmi se si manifestano situazioni di collera o rabbia.
La metacomunicazione, intesa come il comunicare sugli aspetti della comunicazione stessa, è utile da utilizzare in casi di conflitto e malintesi, ma anche nelle relazioni di coppia e familiari. Alcune patologie possono avere alla base anche modalità di comunicazioni ambivalenti e confusive che, se non accompagnate dalla possibilità di accedere ad un livello meta, non hanno via di uscita.
Per mettere in pratica quanto espresso fino ad ora è utile poter pensare che attraverso come e cosa comunichiamo definiamo il mondo che ci circonda.
Dott.ssa Lisa Sartori- Psicologa.