“Non fa molta differenza come la pittura viene applicata fintanto che qualcosa viene detto. La tecnica è solo un mezzo per arrivare a una dichiarazione.”
(Jakson Pollock)
Questi lavori sono il frutto dell’utilizzo della tecnica di Pollok conosciuta come il “dripping“. Con lui nasce l’action painting – la pittura-azione – inserita nell’ambito della definizione di “espressionismo astratto”, ovvero una violenza deformante nella rappresentazione che produce quadri nei quali non è riconoscibile alcuna forma di figurazione, ma una sorta di primitivo trasferimento di violenta energia psichica, che combatte, con il riempimento di tutta la tela un’altrettanta primitiva “paura del vuoto” (horror vacui). Ogni dipinto dell’artista si presenta come un “tutto pieno”. Pollock racconta: “”Quando sono nel mio dipinto, non sono cosciente di ciò che sto facendo. È solo dopo una sorta di fase del “familiarizzare” che vedo ciò a cui mi dedicavo. Non ho alcuna paura di fare cambiamenti, di distruggere l’immagine, ecc., perché il dipinto ha una vita propria. Io provo a farla trapelare. È solo quando perdo il contatto con il dipinto che il risultato è un disastro. Altrimenti c’è pura armonia, un semplice dare e prendere, ed il dipinto viene fuori bene. »
E’ a partire da tali parole cheb il dripping di Pollock ha dato un forte contributo ai laboratori di arteterapia da me condotti con persone con dipendenze da sostanze; l’azione, il colore, l’imperfezione, l’accessibilità al lavoro sono tutte caratteristiche di tale tecnica che la rendono fortemente immediata ed energetica. In particolare ogni colore è il colore che il singolo “artista” fornisce allo stato d’animo che compone la tela, il muoversi attorno ad essa genera l’andamento, e la sua creazione fornisce liberazione e partecipazione.
Come nell’arteterapia, il vissuto gettato nella tela è un vissuto personale ed intimo, dove solo chi l’ha creato può ritrovarsi e se vuole può far accedere il gruppo a tale emozione. L’esposizione di tale opera fornisce riconscimento personale e collettivo a tale laboratorio, fornendo soddisfazione personale e un senso di efficacia.
Ritengo che sia uno strumento utile proprio per la sua componente forte e primitiva, immediata ed emotiva, che aiuta chi dipende da sostanza a lasciarsi andare al puro piacere del colore e alla combinazione di esso, libertà troppo poco esperita.
Sarebbe importante che, a prescindere dalla difficoltà singolare della vita, l’arte possa rappresentare una modalitù di auto-cura e di espressione interiore e relazionale importante.
Dott.ssa Lisa Sartori _ Psicologa.