
5 modi per superare l’ansia.
La nostra ansia non viene dal pensare al futuro, ma dal volerlo controllare.
(Khalil Gibran)
L’ansia non è altro che uno stato d’animo del tutto normale e anche uno strumento utile che vive di preoccupazioni e paure che vengono alimentate nel tempo e di esse si alimenta. Il fatto che essa sia normale deriva dal fatto che è impossibile non provare mai ansia e non sarebbe positivo dal momento che ci fornisce informazioni su qualcosa che pensiamo o facciamo e che non è positivo per noi.
In questo articolo desidero fornire alcuni spunti per poter superare l’ansia, in quanto anche se essa sembra incontrollabile e la persona che ne soffre ha l’impressione di esserne governata attraverso la psicoterapia è possibile imparare a gestirla, come?
- Attraverso specifiche tecniche per aiutare la persona a gestire l’ansia e ad abbassare il livello di attivazione emotiva;
- una volta abbassato tale livello è possibile accedere al significato che l’ansia assume per il singolo individuo alla luce anche delle relazioni familiari e del suo effetto sulla famiglia e sulle relazioni.
Questo aspetto relazionale diventa importante e molto significativo dal momento che chi ha l’ansia ha spesso bisogno di un punto di riferimento che lo aiuti a gestire le situazioni problematiche. Ad esempio Andrea (nome inventato) non riusciva a guidare l’auto in strade sconosciute e tendenzialmente di notte quindi chiedeva sempre a suo fratello di guidare al posto suo, viveva male le situazioni in cui lui era solo e spesso evitava di uscire. L’evitamento è la strategia più istintiva ed utilizzata dalle persone con disturbi d’ansia ma è ciò che paradossalmente ne aumenta il potere ansiogeno.
Come si evince da questa immagine, i pensieri e le sensazioni collegate al comportamento ansioso sono fondamentali punti di partenza per un processo di cambiamento e di gestione dell’ansia. Quindi al fine di riuscire a gestirla, perché come abbiamo visto un po’ di ansia non è del tutto disfunzionale ma può essere anche necessaria in quanto ci dice che qualche situazione o evento ci attiva in maniera significativa, è possibile partire da almeno 5 punti:
- ricorda a te stesso che il potere all’ansia lo si alimenta attraverso pensieri e tentate soluzioni non utili e non funzionali ( ricerca di rassicurazioni, evitamento e controllo eccessivo che aumentano paradossalmente la sensazione di non uscirne);
- nessuno è mai morto per ansia o panico quindi per riuscire a gestire meglio tali situazioni prova a fare respirazioni diaframmatiche;
- riduci l’utilizzo di alcol o droghe in quanto spesso aumentano il livello di ansia successivo all’assunzione;
- investi in corsi di rilassamento come training autogeno, arteterapia o yoga, in quanto ti aiutano a migliorare la qualità della vita;
- Ultimo ma a mio avviso il più importante e indispensabile anche per gli altri punti, rivolgersi ad uno psicoterapeuta.
Grazie alla psicoterapia, ad esempio ad orientamento sistemico relazionale, si lavora sul sintomo ( ansia ) e sulle tecniche per gestirlo di tipo comportamentali e strategiche, attraverso l’emdr. Il valore aggiunto di tale terapia è il significato che viene attribuito al sintomo in chiave relazionale e dunque maggiormente legato alla sua risoluzione nel lungo termine.
Dott.ssa Lisa Sartori, Psicologa _ Psicoterapeuta Sistemico Relazionale

Gruppo creativo sulle relazioni affettive

“Gruppo espressivo per adulti” per esprimere se stessi e ritrovare il benessere.
“Nel nostro inconscio niente è da rifiutare, ma semplicemente da risintonizzare e trasmutare” (C.Jung)
Nella vita di tutti i giorni siamo chiamati a svolgere ruoli ben definiti e a rispondere alle molteplici aspettative che provengono dall’ambito sociale, familiare e lavorativo. Anche quando siamo soddisfatti della nostra vita quotidiana, spesso, ci rendiamo conto di non riuscire a dedicare abbastanza tempo al nostro benessere personale e alle nostre fantasie, sogni ed emozioni. Uno spazio per sé è invece importante per sentirsi davvero in equilibrio, con se stessi e con gli altri, e per riuscire a dare il meglio di sé poiché, prima di tutto, si è dato spazio alle nostre esigenze.
Il Laboratorio condotto dalla Dott.ssa Lisa Sartori, Psicologa e Psicoterapeuta, vuole costituire un momento di pausa dove ri-trovare se stessi, attraverso l’uso libero e spontaneo della propria creatività, per creare un luogo privato e personale rigenerante. In esso avviene un processo creativo che esplora il nostro mondo interno alla ricerca di immagini inedite; è un linguaggio non verbale dunque, che ha la capacità di trasformare l’intensità emotiva che vive in noi, in immagini esterne che hanno corpo e vita propri. Nel laboratorio espressivo verranno analizzate, in ogni incontro, tematiche riguardante se stessi e la relazione con gli altri e con i diversi ruoli che si è chiamati a volgere nella quotidianità. Le immagini, i colori, la tranquillità aiuta la persona a connettersi con se stesso e a dare voce a ciò che spesso è innominabile o distante. La conduzione del gruppo avverrà attraverso la tecnica dell’arteterapia.
Obiettivo: consentire al singolo partecipante di ritrovare se stesso e di lavorare su di sé attraverso un linguaggio visivo e creativo, sviluppando riflessività e benessere.
A chi si rivolge? Adulti che hanno il desiderio di lavorare su di sé attraverso l’espressività e che necessitano di ritrovare un luogo di pace e tranquillità. Verrà dato spazio alle emozioni spesso nascoste, trattenute e controllate nella vita di tutti i giorni.
Dove e quando?
Inizio Aprile 2019, presso Psichè ( Poliambulatorio San Gaetano)
Modalità:
5 incontri di gruppo della durata di 1 ora e mezza;
1 colloquio individuale conoscitivo pre gruppo;
1 colloquio individuale di restituzione a conclusione del gruppo.
Costi ( totale 7 incontri).
210 euro ( materiale incluso)
Il Gruppo avverrà in orari serali dalle ore 20.30 alle ore 22.00 presso Pischè ( Poliambulatorio San Gaetano), le date verranno comunicate a breve a cadenza settimanale.
Per maggiori info:
3497867274 / psylisasartori@gmail.com
Dott.ssa Lisa Sartori
Action-painting ed emozione.
“Non fa molta differenza come la pittura viene applicata fintanto che qualcosa viene detto. La tecnica è solo un mezzo per arrivare a una dichiarazione.”
(Jakson Pollock)
Questi lavori sono il frutto dell’utilizzo della tecnica di Pollok conosciuta come il “dripping“. Con lui nasce l’action painting – la pittura-azione – inserita nell’ambito della definizione di “espressionismo astratto”, ovvero una violenza deformante nella rappresentazione che produce quadri nei quali non è riconoscibile alcuna forma di figurazione, ma una sorta di primitivo trasferimento di violenta energia psichica, che combatte, con il riempimento di tutta la tela un’altrettanta primitiva “paura del vuoto” (horror vacui). Ogni dipinto dell’artista si presenta come un “tutto pieno”. Pollock racconta: “”Quando sono nel mio dipinto, non sono cosciente di ciò che sto facendo. È solo dopo una sorta di fase del “familiarizzare” che vedo ciò a cui mi dedicavo. Non ho alcuna paura di fare cambiamenti, di distruggere l’immagine, ecc., perché il dipinto ha una vita propria. Io provo a farla trapelare. È solo quando perdo il contatto con il dipinto che il risultato è un disastro. Altrimenti c’è pura armonia, un semplice dare e prendere, ed il dipinto viene fuori bene. »
E’ a partire da tali parole cheb il dripping di Pollock ha dato un forte contributo ai laboratori di arteterapia da me condotti con persone con dipendenze da sostanze; l’azione, il colore, l’imperfezione, l’accessibilità al lavoro sono tutte caratteristiche di tale tecnica che la rendono fortemente immediata ed energetica. In particolare ogni colore è il colore che il singolo “artista” fornisce allo stato d’animo che compone la tela, il muoversi attorno ad essa genera l’andamento, e la sua creazione fornisce liberazione e partecipazione.
Come nell’arteterapia, il vissuto gettato nella tela è un vissuto personale ed intimo, dove solo chi l’ha creato può ritrovarsi e se vuole può far accedere il gruppo a tale emozione. L’esposizione di tale opera fornisce riconscimento personale e collettivo a tale laboratorio, fornendo soddisfazione personale e un senso di efficacia.
Ritengo che sia uno strumento utile proprio per la sua componente forte e primitiva, immediata ed emotiva, che aiuta chi dipende da sostanza a lasciarsi andare al puro piacere del colore e alla combinazione di esso, libertà troppo poco esperita.
Sarebbe importante che, a prescindere dalla difficoltà singolare della vita, l’arte possa rappresentare una modalitù di auto-cura e di espressione interiore e relazionale importante.
Dott.ssa Lisa Sartori _ Psicologa.

Le linee della vita: laboratorio espressivo che unisce arte ed emozione.
“Le linee della vita” è il titolo del laboratorio espressivo condotto in comunità terapeutica con lo scopo di unire arte ed emozioni.
Il tutto parte dall’idea di poter accedere, anche senza un bagaglio artistico, all’arte nelle sue varie sfacettature, a partire dal concetto di “arte astratta” nata dalla scelta degli artisti di negare la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti attraverso forme, linee e colori.
Per poter dunque creare qualcosa di astratto è importante associare forme, linee e colori ma è necessario che vi sia alla base un vissuto emotivo che guida la creazione dell’opera. Partendo da tali presupposti, il laboratorio prende vita dalla consegna di “pensare ai momenti significativi della propria vita e attribuire ad ognuno di loro un colore, espressione dell’emozione ad esso collegata. Successivamente, immaginandosi al centro della tela, iniziare a riversare tali momenti su di essa, sotto forma di linee.”
Dopo la conclusione della tela, viene chiesto di pensare ad un titolo al fine di dare un identità a tale opera, spiegandone la creazione, il pensiero e le emozioni ad esse collegate.
Le linee passano da essere semplici forme a diventare espressione di vita, del mondo interiore, un mondo che spesso si trova intrappolato in parole, connotazioni linguistiche negative che non lasciano spazio ad ulteriori significati.
L’arte fa proprio questo: lascia libero ognuno nell’espressione con la consapevolezza che cio che sta dietro ad una linea, ad un colore, ad una forma, non è scontato ma è il frutto di un pensiero, desiderio, emozione che forse non sarà accessibile a tutti ma di sicuro lo sarà per la propria anima.
Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima.
(George Bernard Shaw)
L’albero della vita_ racconti relazionali
“L’albero della vita_ racconti relazionali” prende vita all’interno di un laboratorio espressivo in comunità terapeutica;
l’arte può diventare un mezzo attraverso il quale comunicare e con persone con problemi di dipendenza diventa un canale espressivo importante.
Tutto è iniziato partendo da un pensiero ” per poter creare qualcosa di significativo, è necessario parlare di sè” e quale modalità migliore dell’espressività.
Così nel gruppo espressivo in comunità, si parte con il pensiero di creare un albero della vita che racconti storie, relazioni così che ogni singolo ramo rappresenta un relazione importante, ciò che fa la differenza nella vita. Il numero di rami rappresenta dunque quanto relazioni importanti segnano ogni individuo e il colore è attribuito in base a ciò che tale relazioni suscita nel singolo.
Ecco che i colori, i rami, il tronco, le radici, contribuiscono a narrare le storie; attraverso tale modalità si abbassano le barriere che si utilizzano a volte con le parole.
Anche il linguaggio non verbale entra in gioco a costruire la narrazione: come mi comporto davanti alla tela da disegno? Che espressioni del viso accoppavano la mia creazione? quale postura assumo? Queste sono alcune osservazioni da fare per osservare il comportamento non verbale e arricchire il significato del lavoro.
Il momento della discussione di gruppo è quel momento in cui poter confrontarsi e condividere, sopratutto cercando di comunicare a parole quello che con l’arte si è rappresentato.
Il titolo diventa la metafora di un mondo relazionale, lo riassume e dona ad esso esistenza.