“Le linee della vita” è il titolo del laboratorio espressivo condotto in comunità terapeutica con lo scopo di unire arte ed emozioni.
Il tutto parte dall’idea di poter accedere, anche senza un bagaglio artistico, all’arte nelle sue varie sfacettature, a partire dal concetto di “arte astratta” nata dalla scelta degli artisti di negare la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti attraverso forme, linee e colori.
Per poter dunque creare qualcosa di astratto è importante associare forme, linee e colori ma è necessario che vi sia alla base un vissuto emotivo che guida la creazione dell’opera. Partendo da tali presupposti, il laboratorio prende vita dalla consegna di “pensare ai momenti significativi della propria vita e attribuire ad ognuno di loro un colore, espressione dell’emozione ad esso collegata. Successivamente, immaginandosi al centro della tela, iniziare a riversare tali momenti su di essa, sotto forma di linee.”
Dopo la conclusione della tela, viene chiesto di pensare ad un titolo al fine di dare un identità a tale opera, spiegandone la creazione, il pensiero e le emozioni ad esse collegate.
Le linee passano da essere semplici forme a diventare espressione di vita, del mondo interiore, un mondo che spesso si trova intrappolato in parole, connotazioni linguistiche negative che non lasciano spazio ad ulteriori significati.
L’arte fa proprio questo: lascia libero ognuno nell’espressione con la consapevolezza che cio che sta dietro ad una linea, ad un colore, ad una forma, non è scontato ma è il frutto di un pensiero, desiderio, emozione che forse non sarà accessibile a tutti ma di sicuro lo sarà per la propria anima.
Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima.
(George Bernard Shaw)