“La cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro” (F.A. Clark)
Quanto spesso vi capita di sentirvi incapaci di sintonizzarvi con i vostri figli, di comprendere la via di accesso più adatta e sentire che il conflitto potrebbe essere sempre imminente? Queste sensazioni possono caratterizzare l’approccio che il genitore di figli adolescenti metti in atto nella relazione e che possono influenzare l’andamento familiare. Il tiro alla fune non è che altro che una metafora del “gioco” che avviene tra genitore e figlio soprattutto in età adolescenziale: il rischio è che la corda si spezzi. In questo articolo parleremo di conflitto e di come fare in modo che la corda si muova ma senza spezzarsi ed aiutare il genitore con le nuove sfide che deve sostenere.
Per prima cosa non dobbiamo dimenticarci il difficile compito che l’adolescente deve portare a termine, ovvero la costruzione della propria identità, passando anche attraverso la messa in discussione delle certezze avute fino ad ora. La prima relazione che viene messa in discussione è quella genitoriale: il genitore, proprio per il ruolo che ricopre, viene percepito in maniera ambivalente dal figlio/a così come il modo che hanno di relazionarsi.
Dal punto di vista familiare e di coppia quello che accade è che l’equilibrio raggiunto fino ad ora sembra essere messo in crisi dai tentativi di “svincolo” del giovane che possono essere vissuti in diverso modo:
- famiglie aperte al cambiamento in grado di essere flessibili con i confini e di riuscire a riorganizzarsi;
- famiglie con confini rigidi e tendenti a non accogliere i cambiamenti.
E’ proprio in queste famiglie che spesso si manifestano patologie come ansia, dipendenze, disturbi alimentari (ad esempio) come forma di comunicazione ad un sistema di appartenenza.
Questa breve introduzione era del tutto necessaria al fine di comprendere cosa accade ad un sistema famiglia nel momento in cui il conflitto è all’ordine del giorno. Per prima cosa ci dobbiamo confrontare con la società e il modo di intendere il conflitto, come qualcosa di negativo e da dover evitare perché associato, il più delle volte, ad aspetti di personalità negativa. Ecco che si perde così la vera essenza del conflitto e la sua reale funzione evolutiva.
Il conflitto consente alle persone di accedere a contenuti relazionali importanti come bisogni, aspettative, emozioni che determinano la relazione e a comunicarli all’altro. Ciò che fa la differenza è come si comunica e non tanto il contenuto e dunque che cosa. Inoltre soprattutto nella fase adolescenziale il conflitto è necessario per definirsi agli occhi prima degli altri e poi di se stessi: ovviamente per accogliere tale aspetto “utile” del conflitto è necessario osservarlo da una diversa prospettiva
L’adolescente confliggendo si definisce, entra in relazione ed è del tutto normale che ciò accada;
- Non scendere a giochi di potere con loro: in questo momento hanno bisogno di genitori ” in grado di reggere la fune e che stiano al gioco senza però mollare la presa”;
- Pensate che non mettono in crisi la vostra identità come persone e genitori ma ” attaccano” il ruolo che ricoprite;
- Esprimete le vostre emozioni come paura, rabbia, tristezza piuttosto che utilizzare solo una regola specifica;
- Ascoltateli in maniera non giudicante;
- Concedete a voi stessi di sbagliare, siete del tutto umani ed un figlio ha bisogno di un genitore umano e non di un supereroe!!!
Questi sono alcuni punti chiave per svoltare il conflitto perché in esso spesso è racchiuso un significato comunicativo e relazionale importante che, se non ascoltato, rischia di essere un’opportunità perduta per entrambi, genitori e figli.
Dott.ssa Lisa Sartori, Psicologa e Psicoterapeuta sistemico relazionale.