
Relazioni Tossiche: riconoscerle ed uscirne

“Le relazioni sono uno specchio di come ci vediamo, pensiamo e comunichiamo”
Si sa che le relazioni non sono sempre facili. Spesso addirittura ci si può trovare immersi in relazioni di coppia o familiari anche molto complesse e poco soddisfacenti, a tratti anche pericolose.
Oggi vi parlerò dunque di “relazioni tossiche”. Partiremo dalla loro definizione passando a come poterle riconoscere e superare.
Le relazioni sono lo specchio di come ci percepiamo, pensiamo e viviamo ed è per questo che è importante non darle per scontate.
Per “relazioni tossiche” si intende una relazione disfunzionale che persiste nel tempo e che sopravvive anche ai tentativi di interruzione. Esse possono minare la salute, limitare la libertà della persona e dar vita ad un circolo vizioso dal quale non è facile uscirne. Ecco che ci si ritrova in relazioni insoddisfacenti e con un legame di coppia spesso logorato, come una corda che si è tirata troppo e che è in procinto di spezzarsi, anche se ciò poi non accade mai.
Come si sviluppano le relazioni tossiche?
Cadere in relazioni tossiche non è poi così difficile. Si inizia infatti con legami d’amore, quindi relazioni che un tempo hanno anche avuto, seppur a livello spesso solo illusorio, un effetto benefico sulla persona.
Spesso le due persone si sentono affini, simili e quasi “fatti l’uno per l’altro”. Sono per lo più relazioni basate su di un benessere apparente, spesso frutto di unioni di coppia (incastri di coppia in termini psicologici) che sfruttano una relazione di potere da parte di uno dei due partner, tendenzialmente quello vissuto come il più forte.
Ne sono un esempio il sadismo e il masochismo, o la relazione tra un narcisista e una persona insicura (due quadri che spesso si sovrappongono). Sono relazioni in cui vige un’asimmetria di potere e responsabilità, e dove la sofferenza è strettamente legata al piacere. Ovviamente è bene sottolineare che l’unione di coppia e la scelta del partner, non è mai casuale ma è dettata da modalità relazionali acquisite dalla propria famiglia d’origine.
Quali sono le relazioni tossiche?
Dipendenza affettiva: è una relazione nella quale l’oggetto della dipendenza è “l’altro”. La persona che soffre di tale dipendenza tenderà a mettersi da parte e a vivere in totale dedizione all’altro, così come un tossicodipendente fa con la sostanza. Ecco che la persona dipendente spesso ridurrà le sue attività per vivere per l’altro, anche se la relazione è fonte di insoddisfazione.
Lotta di potere: sono relazioni basate sulla “distruzione dell’altro” e sul concetto di “vittoria”. In queste relazioni non si giunge mai ad un confronto positivo. Si basa tutto sull’affermazione di se stessi e spesso anche sull’affermare la propria famiglia d’origine. In questo caso non c’è una asimmetria di ruoli, ma piuttosto la tendenza di entrambi i membri della coppia ad assumere un ruolo dominante.
Anche se la relazione di questa coppia sembra giunta al termine, i due continuano comunque a stare insieme. Non c’è davvero una progettualità e la gioia di stare insieme è ormai scemata. Si parla di ” legame disperante” con delle ripercussioni gravi anche sui figli. I continui conflitti spesso celano vissuti depressivi latenti: insomma, tra rabbia e disperazione, i due scelgono di esternare la rabbia.
Il ricatto e la paura come aspetti dominanti nella coppia: sono coppie che utilizzano il ricatto emotivo come strumento di controllo dell’altro e la paura sappiamo che, se sfruttata, blocca la persona e la rende schiava anche solo a livello emotivo.
L’altro idealizzato: Questo tipo di relazione tossica si palesa quando comincia a diventare evidente che uno o entrambi i membri della coppia non si sono innamorati della persona con cui condividono l’affetto, ma con una versione idealizzata di esso.
Sebbene questo fatto possa essere già stato intuito durante i primi mesi della relazione, è possibile che venga data poca importanza ad esso e che, in ogni caso, questa dissonanza cognitiva sia stata risolta sopravvalutando la capacità dell’altro di cambiare in futuro e conformarsi alle nostre aspettative. Questo può portare a vivere relazioni idealizzate e non reali.
Come riconoscere le relazioni tossiche?
Le relazioni tossiche hanno delle caratteristiche tipiche, tra le quali troviamo: ansia, violenza fisica o verbale, paura, elevata conflittualità di coppia, gelosia estrema, paura, senso di essere in trappola e sensazione di non valere abbastanza… Queste possono cambiare di situazione in situazione ma di norma sono quasi sempre presenti. Proprio per la pesantezza della relazione non è da escludere che possano esserci implicazioni anche per i figli, laddove coinvolti nel conflitto o nelle dinamiche disfunzionali dei genitori. Inoltre in uno dei due partner possono svilupparsi sintomatologie ansioso-depressive o fobiche.
Come uscire dalle relazioni tossiche?
E’ fondamentale anzitutto avere la consapevolezza di star vivendo una relazione tossica. Il secondo step è il chiedere aiuto a professionisti in grado di aiutare la persona ad acquisire maggiore sicurezza in se stesso e nella propria forza.
Ecco alcuni suggerimenti per iniziare a mettere in discussione la vostra relazione tossica:
Comprendere e rivedere la propria storia familiare per liberarsi di ruoli, miti ed aspettative relazionali che possono ad oggi alimentare una relazione tossica.
Rivedete i comportamenti passati. Quando siete con il vostro partner sentite che il tempo è speso bene e che ne vale la pena? O sentite le vostre energie prosciugate e state con lui/lei solo per senso del dovere?
Analizzate il presente. Come vi sentite nella relazione? Quali emozioni prevalgono (gioia, rabbia, paura o senso di colpa)?
Recuperate le attività sacrificate per la relazione tossica. Quante cose avete messo da parte per difendere questa relazione?
Cercate persone con atteggiamenti diversi e fate attenzione a non innescare di nuovo il circolo vizioso.
Lavorate sulla parte di voi che alimenta il circolo vizioso della relazione grazie ad un percorso di psicoterapia.
Elaborate i traumi psicologici e fisici collegati a tale relazione con l’EMDR al fine di aumentare l’autostima e migliorare il benessere.
Se vuoi maggiori informazioni o vuoi iniziare un percorso di psicoterapia, contattami!

Come superare un tradimento.
“Nasce dal colore di una rosa appassita un’altra vita”.
(Tiziano Ferro)
“In amore si dice che nulla è per sempre o quasi” dice Angela (nome inventato) appena arrivata in terapia. Ha gli occhi colmi di lacrime e il cuore “ferito” dalla persona che più amava e da colui che reputava essere la persona che l’avrebbe accompagnata per il resto della vita. Quello che accade è che le cose non sono andate come si aspettava e che la relazione che prima era il suo posto sicuro ora era il posto da cui scappare; con lei c’è Mario ( nome inventato) avvilito e senza parole.
Questa è solo una delle tante storie di coppie in crisi a seguito di un tradimento, scoperto o dichiarato, il quale può diventare la goccia che fa traboccare il vaso. In terapia arrivano coppie che sentono di non poter “permettersi di lasciarsi” perché vi sono impegni in comune, figli e altre possibili motivazioni oppure uno dei due viene trascinato in terapia, spesso da colui che ha tradito e che però vuole recuperare la relazione. E’ in questi casi che si declina una terapia di coppia volta a comprendere la dimensione coppia, ad affrontare emozioni e pensieri che vincolano la relazione attualmente e che hanno bisogno di tempo e di essere espresse. Poi ci sono situazioni dove il tradimento diventa l’occasione per finire una relazione, ma in questo articolo ci soffermiamo su coloro che non si fermano al tradimento.
Perché si tradisce?
Rispondere a questa domanda è un compito molto importante e spesso non trova una sola risposta. Per prima cosa è importante concepire il tradimento come una sorta di “sintomo” che comunica qualcosa alla coppia. Vedere il tradimento con gli occhi di chi tradisce ci può portare a formulare differenti ipotesi:
- Problemi con il partner;
- Mancanza di attenzioni;
- Difficoltà di comunicazione;
- Insoddisfazione (emotivo, sessuale, incompatibilità caratteriale, mancanza di comunicazione, ecc.);
- Stanchezza;
- Difficoltà a ridefinire i bisogni individuali;
- Desiderio di provare emozioni forti;
- Paura di farsi coinvolgere da una relazione in particolare;
- Paura d’amare;
- accordo implicito alla coppia ( dovuto a vantaggi per entrambi).
Queste sono alcune delle motivazioni che possono spingere verso il tradimento. Ovviamente ciò che consente di fare la terapia è di trasformare tale “evento” in occasione di rinascita per la coppia laddove possibile. Una buona percentuale di tradimenti avviene per soddisfare dei propri bisogni personali, che non trovano soddisfacimento all’interno del rapporto.
Come superare il tradimento?
Per superare il tradimento, da entrambe le parti, è importante costruire uno spazio neutro nel quale affrontare le rispettive “Responsabilità” per mantenere viva la coppia anche nel momento di difficoltà. Facile è entrare in dinamiche di colpa che sono utili per scaricare l’aspetto emotivo ma sono sterili per la ricostruzione della coppia. Ecco che con un percorso di coppia è possibile affrontare differenti aspetti:
- L’aspetto emotivo e la ferita che tale evento porta con sé;
- i segnali non visti e non comunicati alla base del tradimento;
- gli obiettivi futuri e i desideri;
- la costruzione di un nuovo patto di coppia che consideri la coppia per quello che è oggi;
- vedere il tradimento come “sintomo” di una difficoltà di coppia e individuale nel momento in cui la persona usa il tradimento per non parlare di sé e delle sue difficolta.
Inoltre il tradimento intacca l’identità individuale e risuona nelle corde di ogni individuo diversamente a prescindere dalla propria storia individuale e relazionale.
Concludo con la storia di Angela e con l’ultimo incontro di coppia:
” A coloro che mi chiedono come ho fatto a perdonarlo dopo tutto quello che abbiamo costruito e che ha distrutto io ora rispondo che io dovrò perdonarlo per il tradimento ma io devo farmi perdonare da lui per ciò che prima non andava e che non vedevo. Io ho riversato tale difficoltà nella dipendenza lui nel tradimento”.
Dott.ssa Lisa Sartori, Psicologa _ Psicoterapeuta sistemico – relazionale.

L’utilità del conflitto di coppia per la coppia.
“Abbiamo smesso di litigare perché abbiamo smesso di sperare che potesse cambiare qualcosa, e ci siamo ritrovati più lontani di prima” (Daria Bignardi)
Spesso si è abituati a considerare il conflitto come evento negativo e distruttivo tralasciando l’aspetto evolutivo che in esso è racchiuso: ci consente, se utilizzato in maniera adeguata, di definirci e di comunicare bisogni, aspettative ed emozioni all’altro. Ciò che accomuna le coppie, oltre alla fase dell’innamoramento è la presenza del conflitto e può accadere di raggiungere una situazione di stallo, ovvero una situazione dalla quale sembra non esserci via d’uscita. Questo accade inevitabile quando ciascuno dei due partner rimane fermo sulla propria posizione, sulle proprie convinzioni, rifiutandosi di comprendere il punto di vista altrui per giungere ad un compromesso. Quando la coppia è sul punto di scoppiare può accadere che i litigi vertano su aspetti a volte banali, futili e che non sarebbero mai stati oggetto di discussione in altri momenti. Ecco che costruire un momento di incontro nel conflitto diventa impossibile e qualsiasi iniziativa e/o tentativo diventa la conferma dell’idea su come funziona la coppia o la relazione: rabbia, sentimenti di noia e frustrazioni, fallimento, tristezza, disgusto, impotenza sono alcuni tra le emozioni e i sentimenti maggiormente vissuti da chi vive una situazione di coppia alle prese con conflitti ripetuti e quotidiani.
La sensazione di non poterli superare e i circoli viziosi che prendono vita portano i partners a sentirsi “bloccati” e a non sapere come muoversi nella coppia.
Quali sono alcune delle possibili cause che portano ad un conflitto insanabile e bloccante?
- Deficit nella comunicazione: la chiave di ogni relazione sta nella comunicazione sia verbale che non verbale e sulla possibilità di fare giungere in maniera efficace il messaggio;
- Rigidità: la persone tende a considerare come buone le proprie idee e le proprie azioni sostenendole in maniera rigida privando se stessa della possibilità di mettersi in discussione;
- Bisogni e aspettative personali disilluse: quando quello in cui si crede e ciò di cui si sente di avere bisogno non si realizza o non trova un determinato riconoscimento la persona si sente ferita e tradita senza considerare la sua responsabilità nella costruzione di tale situazione.
Come trasformare il conflitto in momento di incontro?
Per riuscire a “sbloccare” una situazione di stallo di coppia è importante partire da se stessi e non dal pensiero giudicante verso l’altro. E’ importante leggere il conflitto in chiave evolutiva e comprenderne l’aspetto trasformativo perchè spesso è nel conflitto che comunichiamo a noi stessi e agli altri cosa funziona, cosa necessita di ulteriore manutenzione e ciò per cui vale la pena lottare.
Ecco qui alcuni punti salienti per riuscire a costruire una “svolta” di coppia:
- Calma le emozioni: il vecchio detto “contare fino a 10 prima di parlare” in questi casi potrebbe risultare utile dal momento che comunicare in preda alle emozioni non è efficace sia a livello di “contenuto” ( che non arriva in maniera chiara) sia per la lucidità nel cogliere potenziali risposte e risvolti;
- Conosci te stesso e la tua storia familiare: sapere quali sono i propri bisogni e le proprie aspettative consente di soffermarsi su ciò che parte da se stessi senza farsi governare da essi e la propria storia familiare è la chiave di lettura anche delle difficoltà relazionali;
- Comunica il tuo stato d’animo e le tue emozioni: quello che è utile è comunicare il “come ci si sente” nella determinata situazione piuttosto che concentrarsi sull’altro, su cosa dice o fa. Ad esempio quando ci si sente feriti da ciò che l’altro ci comunica sarebbe utile dire ” Quello che dici mi ferisce/ mi sento ferito..”, piuttosto che ” TU sbagli, giudichi, ferisci ecc..”. Questo vi permetterà di abbassare il livello di attivazione ed accedere ad un canale emotivo;
- Mettiti nei panni dell’altro: potrai provare ad osservare la situazione dal suo punto di vista provando a metterti nei suoi panni;
- Ricordarsi i buoni motivi per cui si è scelto il partner…
Questi sono punti di partenza per provare a trasformare il conflitto ma a volte può essere necessario uno spazio neutrale nel quale riuscire, grazie all’aiuto di uno psicoterapeuta di coppia, ad osservare la propria storia e se stessi al fine di dare voce e significato al conflitto, ricostruendo una dimensione “NOI”.
A volte il conflitto non è sanabile e la coppia sceglie di separarsi: è importante anche in questo caso poter lavorare, soprattutto in presenza di figli, nella tutela del ruolo genitoriale costruendo nuove modalità comunicative e relazionale, elaborando emozioni e vissuti spesso invalidanti.
Dott.ssa Lisa Sartori Psicologa _ Psicoterapeuta sistemico – relazionale.

Relazioni im-possibili.
“Una persona che si adatta completamente all’altra alla fine non piace poi così tanto”
Capita spesso che, nelle difficoltà relazionali, ciò che porta più spesso le persone in psicoterapia è l’incapacità di sentirsi in grado di mantenere una relazione, di scegliere la persona giusta e di scendere a compromessi. Tali situazione può dar vita ad una serie di domande che risuonano nelle mura dello studio e nella mente delle persone e che hanno dato vita a questo articolo: “Perché non riesco a mantenere una relazione?”, “Come mai alla fine finisco per fare come sempre, ovvero per stancarmi?”, “Vorrei poter essere tranquilla/o con una persona ma non ci riesco”, “Scelgo sempre le persone sbagliate, come mai?”…
La richiesta che viene fatta allo psicoterapeuta spesso è quella di avere delle risposte, una spiegazione il più chiara possibile di ciò che vincola la persona nella relazione. Quello che però, da un punto di vista terapeutico assume un significato decisivo, è comprendere da dove abbiamo imparato a reagire/comportarci/ relazionarci in un determinato modo perché gli incontri, la coppia e le relazioni non sono frutto del caso ma si formano in base ai bisogni psicologici e affettivi che ognuno sviluppa fin da piccolo e che spesso non sono consapevoli.
Quindi quando mantenere, costruire una relazione diventa difficile a cosa può essere dovuto?
- modalità di attaccamento insicuro/ambivalente: le figure di accudimento durante l’infanzia ( per svariati motivi) non sono riusciti a fornire una base sicura affettiva e su questa insicurezza si sono sperimentate le prime relazioni; paura dell’abbandono, sentire di non merita l’altro e di non meritare amore possono diventare pensieri che vincolano alla possibilità di vivere le relazioni;
- storia familiare: separazioni, conflitti , aspettativi e miti familiari possono condizionare la libertà di costruirsi una relazione duratura;
- paura delle relazioni e di stare nella coppia: stare nelle relazioni implica la possibilità di sentirsi in balia dell’altro, può portare alla perdita del controllo e necessità della gestione delle emozioni così come di un livello di consapevolezza emotiva;
- bisogni affettivi: cosa ci si aspetta dall’altro/a ( attenzione, cura, sostegno ecc…) rappresentano spesso i bisogni che ogni individuo riversa nell’altro ma senza comunicarlo all’altro, essendo spesso inconsapevoli. Essi però determinano chi ricerchiamo e come mai lo ricerchiamo, cosa ci gratifica e cosa ci infastidisce, e non è un caso.
Questi sono solo alcuni degli aspetti che possono dare senso ad un ipotesi sul come mai sia difficile mantenere relazioni e diventa altrettanto importante comprendere che significato viene fornito a tale difficoltà dal conteso familiare, sociale e amicale nel quale in singolo individuo è inserito.
Come migliorare?
E’ sempre possibile migliorare ma è necessaria la consapevolezza e dunque fare un lavoro psicoterapeutico di costruzione della propria storia familiare, comprendere che ruolo o i ruoli che la persona ha dovuto o scelto di assumere con le relazioni significative e lavorare sui bisogni che spesso sono la chiave di svolta per migliorare partendo da sé stessi, senza aspettare che sia qualcuno a renderci sereni con noi stessi.
Dott.ssa Lisa Sartori Psicologa _ Psicoterapeuta

Quando la coppia infelice non scoppia.
“Gli uomini sono fatti in modo da doversi necessariamente tormentare a vicenda.”
( F.M Dostoevskij)
Essere coppia è una sfida che mette ogni individuo alla prova rispetto ai propri limiti, risorse e modalità di comunicazione e di relazione. La complessità della relazione di coppia sta anche nel momento della disillusione come fase nella quale entrambi in partner si “accorgono” realmente di com’è l’altra persona con i pregi ed i suoi difetti in particolare. Questo perché dopo la fase dell’illusione ( ovvero dell’innamoramento ) quello che accade è che inevitabilmente ( e lo è per tutti ) l’altro viene visto con le proprie lenti di osservazione attraverso i propri bisogni e aspettative.
Cosa succede dopo la fase della disillusione?
La coppia può “ricontrattare” i motivi che li spingono a stare insieme, cercando la realizzazione e il raggiungimento dei bisogni e aspettative che sentono come necessarie sia nella loro idea di coppia (che si forma anche sulla base della propria storia di origine) , sia per il loro benessere individuale.
Ritengo necessaria questa breve introduzione al mondo della coppia al fine di comprendere come si può essere infelici nella coppia e non riuscire a separarsi. In questo articolo citerò anche alcuni aspetti emersi dalla mia tesi di ricerca su tale argomento. A tal proposito emerge come necessario sottolineare alcuni aspetti implicati nella capacità di separarsi in maniera adeguata:
- l’influenza dei miti familiari; emerge infatti come decisivo l’aspetto del mito familiare ( ad esempio sacrificio, rivendicazione, lavoro, famiglia unita ecc…) che incide sulla modalità con la quale si legge anche il conflitto includendo anche come una possibile separazione venga vissuta dalla famiglia;
- aspetti individuali legati all’idea che ogni individuo ha di sé: ad esempio persona in grado di meritare amore, persona che vale ecc…;
Questa è la base nella quale si appoggia la crisi di coppia, ma cosa spinge le persone a non separarsi e restare infelici? Dalla mia esperienza clinica e dalle ricerche in letteratura si possono individuare alcuni motivi possibili:
- L’impossibilità di vivere un fallimento; quando finisce una relazione ciò che accade è che essa può essere paragonata ad un lutto, con tutte le sue fasi di passaggio. Il fallimento è di coppia, relazionale e individuale nonché sociale perché la coppia appartiene comunque ad un gruppo che in qualche modo viene a conoscenza del fallimento. Inoltre la famiglia d’origine assume un ruolo decisivo perché verso di essa possono esserci aspetti di rivendicazione e risarcimento importanti che però non trovano risoluzione nella coppia;
- L’incapacità di reinvestire su di sé: nella coppia può capitare che uno dei due partner si metta da parte al fine di tutelare l’equilibrio della coppia ( seppur precario ) ed è proprio questa persona che spesso potrebbe sentirsi smarrita all’idea di percepirsi senza qualcuno o senza la coppia / famiglia;
- I figli; questo aspetto è di cruciale importane in quanto si tende a pensare che sia meglio per i figli avere genitori in lotta ma insieme piuttosto che genitori felici ma separati. Quello che accade è che non è un problema la separazione in sé quanto piuttosto come essa viene gestita, comunicata e vissuta sia dalla coppia che dal nucleo familiare. I conflitti dei genitori, che siano insieme o separati, possono avere serie ripercussioni emotive sui figli che li metteranno in difficoltà nella vita adulta. Ad esempio, accade spesso che adolescenti con dipendenze da sostanze, abbiano situazioni fortemente conflittuali a casa a prescindere dalla separazione o meno dei genitori;
Cosa poter dunque fare per riuscire a separarsi?
Ad esempio potrebbe essere utile chiedere aiuto e rivolgersi ad uno psicoterapeuta di coppia per riuscire a parlare e riflettere sulla possibile o impossibile separazione. Ecco che si procederà al fine di attivare uno spazio neutro per entrambi nel quale affrontare la paure, la rabbia e le altre possibili emozioni vissute nell’arco della vita di coppia anche al fine di aiutarli nella gestione della genitorialità.
Dott.ssa Lisa Sartori_ Psicologa e Psicoterapeuta.

5 modi per costruire relazioni efficaci
La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione.
(Carl Rogers)
Le relazioni mettono a dura prova le persone in quanto richiedono cura, impegno e attenzione. Il come una persona vive le relazioni e le percepisce è frutto anche dei modelli relazionali che ha avuto modo di vivere e sperimentare nella vita quotidiana ed affettiva: ecco perché le relazionali non sono così automatiche e banali e possono diventare occasione di confronto e scoperta rispetto ad alcune difficoltà o peculiarità individuali.
Per relazioni efficaci si intende la capacità di costruire relazioni importanti e la capacità anche di interrompere quelle disfunzionali. Come essere efficace nella costruzione delle relazioni?
Il primo passaggio d’obbligo ed inevitabile è la “consapevolezza” rispetto alla propria storia relazionale e allo stile utilizzato. Per storia relazionale si intende la storia familiare e le relazioni che hanno caratterizzato la vita dell’individuo, mentre per stile relazione si intende:
- aggressivo: queste persone tendono ad agire in maniera competitiva e spesso sono incapaci nel gestire le proprie emozioni, cercano di umiliare gli altri e faticano ad esserne interessati;
- passivo: sono persone che tendono a “subire” e non riescono a mettere dei confini rispetto agli altri, sia in abito familiare, sociale e lavorativo. Tendono ad accumulare rabbia e frustrazione derivante dalla difficoltà di gestione delle emozioni e di ciò che è trattenuto;
- assertivo: è la persona capace di sostenere le proprie idee senza prevaricare, comunicando in maniera efficace e tutelando se stesso ma non a discapito degli altri. Riesce a gestire le emozioni e costruire relazioni funzionali.
Ovviamente coloro che presentano stili assertivi/passivi tendono ad essere maggiormente in difficoltà nelle relazioni interpersonali in quanto, anche se in maniera differente, manca la capacità di connettersi agli altri in funzione di se stessi. L’assertività si costruisce nel tempo, essendo consapevoli rispetto a ciò che mettiamo in atto nelle relazioni e lavorando, con specifici esercizi, per costruire uno stile assertivo.
Oltre a tale aspetto e alla storia di vita familiare e relazionale che, se trattata in sede di psicoterapia, consente alla persona di comprendere a 360 gradi il suo mondo relazionale, ridefinirlo e rinarrarlo attraverso nuove prospettive e nuove storie, è mia intenzione fornirvi alcuni punto di riflessione per iniziare a lavorare sulle relazioni efficaci:
- Costruisci relazioni ” fisiche e personalmente” e non affidandoti a social o a relazioni virtuali: la relazione indubbiamente passa attraverso anche tali canali ma è preferibile se iniziata di persona;
- Sii curioso rispetto al mondo e agli altri: prova ad uscire dalla tua confort zone ed entrare in nuove realtà ( sociali, sportive, intrattenimento) che ti consentano di sperimentare nuove parti di te;
- Sii consapevole rispetto a dove arrivi tu e dove invece iniziano gli altri, così da riuscire a tutelarti e ad essere empatico;
- Accetta le persone per ciò che sono e ricorda che puoi lavorare solo su di te per migliorare, non abbiamo il potere di controllare o cambiare gli altri;
- Allenati ad ascoltare e ascoltarti in maniera attiva e senza giudizio, ricorda che non esiste una realtà univa e giusta ma diverse storie e diversi significati.
Ultima ma non meno importante, le relazioni contribuiscono a costruire il benessere e la soddisfazione della vita passa anche per esse: se così non fosse e se ritieni di poter migliorare e desideri farlo, la psicoterapia è la strada giusta che, in maniera efficace di aiuterà a gestire emozioni, rabbia e sviluppare una nuova modalità di relazione a a partire anche dal ruolo occupato nella propria famiglia.
Dott.ssa Lisa Sartori, Psicologa_ Psicoterapeuta

Il conflitto di coppia diventa opportunità per la coppia: una proposta di intervento clinica efficace!
“Alle volte, un litigio può essere la scintilla che accende la fiamma. Lo scontro, due strattoni, spesso finiscono in inebrianti notti d’amore”.
Paolo Crepet, Sull’amore, 200
Il pensare alla coppia include sia aspetti di romanticismo, illusione e amore ma anche disillusioni, conflitti e separazioni. In questo articolo affronterò il tema del conflitto ma come utile alla coppia perché evolutivo e trasformativo. Il senso comune porta a spaventarsi di fronte al conflitto, perché porta con sé aspetti aggressivi, imprevedibili e catastrofici. Ma è nel conflitto che si formano i sistemi e nelle battaglie che si scoprono le risorse.
Prima di entrare nel vivo del conflitto è importante sottolineare che la scelta del partner non diventa casuale ma ha una forte implicazione da parte della famiglia d’origine. Possiamo infatti scegliere il partner al fine di “Ripetere” un copione familiare o per ” Compensazione/Riparazione”.
Tale scelta determina l’incastro di coppia, i bisogni e le aspettative che i partner si riversano reciprocamente e spesso determinano situazioni paradossali: ad esempio una persona può ricercare protezione e cura nell’altra che al momento della nascita della coppia è ben disposta a farlo. La difficoltà nasce nel momento in cui uno dei due partners, per fasi della vita o eventi, cambia bisogni, priorità o aspettative ma esse non trovano spazio di comunicazione e condivisione con l’altro, a volta soprattutto perché il tutto avviene in maniera inconsapevole. Quello di cui qui sopra ho parlato come incastro di coppia, più specificatamente viene detto ” quid pro quo di coppia” ed è anche una possibilità di lettura da utilizzare in psicoterapia di coppia e individuale. Ecco che il conflitto che può generarsi nella coppia non avviene a casa ma per la perdita spesso della dimensione coppia e per la mancata comunicazione.
Cosa rende un conflitto negoziabile?
Nella mia ricerca si evidenzia che alla base di un conflitto “insanabile” ci siano storie di partner con il mito del riscatto ( sociale e famigliare) e che vivono il cambiamento della coppia ( ad esempio con la nascita del figlio) come se nulla fosse cambiato prima, quando invece ciò che è importante è il fare un nuovo “patto di coppia” che includa l’aspetto di genitorialità. Invece, ciò che rende un conflitto “sanabile” sembra essere il raggiungimento dello svincolo dalla famiglia d’origine e il mito del sacrificio che tiene insieme la famiglia con il rischio, se non adeguatamente trattato, di bloccare i figli al momento dello svincolo all’interno del conflitto.
Come rendere il conflitto opportunità?
Per prima cosa è utile uscire da una dimensione di colpa e pensare alle responsabilità individuali e vedere il conflitto come l’opportunità per evolvere, cambiare e migliorare anche rispetto ai bisogni, alle aspettative e ai desideri del singolo e della nuova coppia.
Il contesto di psicoterapia di coppia è uno spazio di terapia nel quale, si esce da una logica di colpa e giudizio, per accedere ad una dimensione di cura e di narrazione diversa, attraverso l’utilizzo di storie familiari, individuali e adeguati strumenti per attivare la comunicazione e rendere la relazione più soddisfacente e il sistema famiglia flessibile. Ovviamente affinché sia possibile lavorare in maniera sana e utile nel conflitto e renderlo opportunità entrambi i partner devono esserne convinti e disposti a mettersi in discussione.
“Non possiamo pensare di mandare indietro il tempo o di cambiare l’altro ma solo di comprendere noi stessi e trasformare questa comprensione in comunicazione verso l’altro”.
Dott.ssa Lisa Sartori_ Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico – Familiare

Come superare il conflitto di coppia.
In amore non esiste un vincitore o un perdente, ma o si vince entrambi o si perde entrambi (G.Nardone)
Il conflitto di coppia è inevitabile ed è presente nella vita di coppia soprattutto quando la relazione non è più alla fase iniziale di innamoramento ma quando si avvicina la fase della disillusione: ecco che la persona amata, desiderata e idealizzata viene vista con gli occhi ” reali” ed “obiettivi”, emergono aspetti che fino a quel momento non si erano percepiti.
Ecco che in questo articolo desidero affrontare tale tematica non solo da un punto di vista teorico, ma soprattutto pratico, cercando di sollecitare riflessioni e visioni differenti del conflitto, soffermandomi su alcuni aspetti che elencherò qui di seguito.
- Il conflitto di coppia è prima di tutto un problema di comunicazione;
- E’ IMPOSSIBILE NON CONFLIGGERE nella relazione di coppia. Il conflitto non è sempre negativo, a volte è evolutivo, produttivo e necessario al migliora e migliorarsi individualmente e nella coppia. Ecco però che capita di imbattersi in coppia che sono in una fase di stallo, ovvero in una sorta di blocco, quasi come se fossero paralizzati dal conflitto. Il partner è concentrato nel trovare la conferma alla sua visione, opinione ed emozioni, alimentando posizioni poco produttive nei confronti del conflitto;
- Il conflitto và letto all’interno della FASE DEL CICLO DI VITA della coppia e/o della famiglia. Ad esempio è molto frequente che una coppia che si è dedicata tutta la vita ad accudire i figli e a coltivare la genitorialità, al momento dello svincolo dei figli ormai giovani adulti, la coppia si trovi a rimettersi in discussione con molte emozioni anche contraddittorie;
- Il conflitto ci comunica molto rispetto ai singoli partner: bisogni, aspettative, paure, ferite antiche prendono vita all’interno della dinamica del conflitto e trovano la loro massima espressione.
Ciò che accade quando ciascuno dei due membri della coppia punta a difendere a spada tratta la propria posizione è un blocco, o impasse, che a volte può apparire senza soluzione. Tuttavia è possibile recuperare qualsiasi incomprensione ed andare avanti assieme nel progetto di coppia gestendo in modo diverso e più accurato la comunicazione tra le due parti in causa.
Come riuscire dunque a superare il conflitto di coppia?
- Ascoltate il conflitto e ciò che in esso si esprime: non è facile ma è un buon modo per valorizzare ciò che accade e per dare voce ad emozioni e sentimenti che solo con il conflitto possono emergere, anche se in modo sbagliato. Dunque questo vi aiuta ad accettare il conflitto e l’esistenza del problema;
- Interrompere il circolo vizioso e prendere tempo: per uscire dal circolo vizioso ciò che almeno uno dei due partner può fare è lasciare andare, mollare la lotta non lasciando il campo d’azione ma chiedendosi : “ cosa stiamo facendo?”, “Per cosa stiamo litigando in realtà?;
- Lasciate fuori i figli dalle vostre discussioni: capita che i figli siano il braccio armato dei conflitti e che, per la posizione difficile che si trovano a dover sostenere e per la paura di far soffrire entrambi i genitori, emergano dei sintomi come ansia, tristezza, iperattività che distrae i genitori dai conflitti;
- Prendetevi del tempo con il vostro partner per parlare e discutere di questioni che comunemente evitate;
- Dimenticatevi come eravate e pensate a come potreste essere in un futuro vicino: non si può tornare al passato perché le cose cambiano e le persone evolvono, ma si può costruire un presente più sereno e nuovo;
- Ultimo punto ma non per questo meno importante, la terapia di coppia è consigliata per migliorare la comunicazione e lavorare su aspetti familiari ed emotivi che possono interferire con l’armonia e il benessere della coppia. La terapia maggiormente indicata è la terapia sistemico – relazionale che consente di comprendere la coppia da maggiori punti di vista, osservando il ciclo di vita, le famiglie d’origine e le relazioni. Inoltre verranno forniti esercizi e compiti da svolgere a casa in modo che ognuno dei partner riesca a fare uscire il terapeuta che è in lui.
Nel conflitto ognuno porta la porta storia familiare e il come si è percepito nelle relazioni passate. Provare a trasformare il circolo vizioso in virtuoso è importante e possibile ma a volte può essere necessario rivolgersi ad uno psicoterapeuta.
Dott.ssa Lisa Sartori_ Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale.

“Gli incastri di coppia”: una lettura sistemico -familiare.
“Ci proiettiamo nel presente alla ricerca del passato”.
In questo articolo affronterò il tema da me trattato nella tesi di specializzaizone come Psicoterapeuta dal titolo: ” Il quid pro quo di coppia incontra la crisi di coppia: confronto tra casi ad invio coatto e casi ad invio spontaneo presso il Consultorio Familiare. “
L’ottica sistemica familiare sarà la chiave di lettura per tali incastri di coppia detti anche “quid pro quo di coppia“ovvero “qualcosa per qualcosa altro” e si riferisce a un accordo o a un contratto, in cui ogni parte deve ricevere qualcosa per ciò che dà o crede di dare. In psicoterapia si parla di “incastro di coppia” quando ci si sofferma, spesso al fine di aiutare la coppia nel momento di conflitto, a comprendere il motivo per il quale si sono scelti ed essa è anche una delle prime domande in psicoterapia. Spesso tale domanda lascia perplessi perchè, sopratutto nel momento del conflitto, essa consente di ritornare indietro ai tempi della scelta e dunque andrà a smuovere la memoria e l’emozione passata.
Già S.Freud nell’ “Introduzione al Narcisismo” (1914) sottolinea che la scelta del partner avviene secondo modalità che hanno a che fare con la relazione che ognuno ha avuto con la propria famiglia di origine. Ecco il come mai dell’importanza dell’orientamento sistemico familiare nel trattamento delle difficoltà di coppia, dal momento che da un punto di vista relazionale emergono due modalità di possibile scelta del partner ( Mosconi A):
- che ci permetta di ripetere o proseguire una esperienza se questa è stata soddisfacente;
- che ci faccia vivere una esperienza compensatoria e/o di risarcimento se questa è stata insoddisfacente.
Quindi si intuisce l’importanza che la famiglia d’origine e le relazioni in esse vissute hanno nella formazione della coppia ed è importante averlo presente in modo da riuscire a leggere il conflitto in maniera utile ed evolutiva. Infatti in terapia ognuno porta la propria storia ed ognuno porta tutte le persone che per lui sono significative.
Per entrare nel vivo dell’incastro di coppia è utile parlare anche delle relazioni e del modo che ognuno di noi ha di definirsi in esse. Gran parte del mio lavoro di tesi si è soffermato ad analizzare 10 casi di coppie e ad analizzarle il come si sono incastrare, a partire dalle loro storie familiari, ed emergono alcune possibilità:
1. relazioni di dipendenza : ovvero uno dei due partner decide di dipendere ( posizione down) mentre l’altro decide di guidare (posizione up). Tendenzialmente questa scelta può essere per compensazione o rivendicazione, ad esempio posso “innamormi dell’altro perchè ha la famiglia che avrei sempre desiderato avere”;
2.relazioni di paritaria down-down: ovvero i due coniugi hanno storie di poco prestigio familiare e hanno vissuto posizioni non importanti , quando ad esempio entrambi non sono stati visti nelle famiglie d’origine. Spesso queste coppie fanno fatica a manifestare conflitti accesi ed è più probabile che manifestano alcuni sintomi come dolori fisici, insonnia, ansia;
3. relazioni paritarie up-up: ovvero entrambi escono con posizioni importanti nella famiglia d’origine e spesso con un forte legame con i rispettivi genitori. I partner vivono come perdente colui che lascia, cede o scende a compromessi e tale aspetto deriva anche da come, colui che perde, viene visto nella famiglia d’origine. In questo incastro entrambi non sono disposti a mettere qualcosa da parte per il funzionamento della coppia ed arrivano più facilmente ai tribunali.
Queste modalità up o down di definirsi nelle relazioni sono presenti non solo nelle coppie ma anche in contesti lavorativi, familiari e sociali. E’ importante, al fine di lavorare per costruire il benessere, che tali posizioni non siano rigide ma flessibili.
Il mio lavoro di ricerca ha evidenziato come ci siano, nel corso della vita della coppia, degli eventi importanti e che incidono con possibili cambiamenti che mettono i partner alla prova, come ad esempio la genitorialità. E’ spesso in questo momento che le coppie più burrascose arrivano presso i tribunali perchè uno dei due non è riuscito a comprensare o risarcire le aspettative presenti nell’altro e che sono intoccabili. Anche la famiglia d’origine ha un ruolo chiave nel conflitto di coppia ma di tale argomento parlerò nei prossimi articoli.
Alla luce di quanto detto risulta importante per la coppia sviluppare uno spazio nel quale poter lavorare su alcuni modi di mettersi nella relazione e pensare al conflitto non come una sorta di ” tribunale nel quale trovare la verità e giudicare colui che è colpa” ma vedere il conflitto come utile, perchè quando si litiga spesso emergono tutti gli aspetti familiari di cui abbiamo parlato in questo articolo e che portano i coniugi/partner a sottovalutare o ipitizzare come sbagliata la scelta del compagno/a.
Attraverso un percorso di psicoterapia di coppia ad orientamento sistemico familiare si lavoro su tali aspetti relazional, familiari, e di comunicaizone, non giudicando ma accettando le storie che vengono portate in terapia e sollecitando la coppia a trovare delle nuovi narrazioni possibili più utili per il loro benessere.
Dott.ssa Lisa Sartori_ Psicologa-Psicoterapeuta Sistemica Familiare.