
Adolescenza e sostanze: cosa fare come genitori.
Kurt Cobain
Non si può parlare di dipendenza senza parlare di famiglia, non perchè essa sia la causa ma perchè essa è il punto di svolta e di guarigione, è la risorsa per eccellenza. L’adolescente che abusa di sostanze mette a dura prova l’intero sistema familiare e chiede, indirettamente, ai genitori di mettere tutto da parte al fine di concentrarsi sulla dipendenza. Come genitori diversi sono i vissuti che possono emergere in tali situazioni, in primis il senso di fallimento e di impotenza.
Ecco perché è importante agire tempestivamente nella prevenzione di comportamenti a rischio e di costruire una sana relazione genitoriale che sia supportiva e di orientamento al mondo e alle scelte funzionale al proprio benessere.
L’adolescenza è una fase di transizione molto complessa ma indispensabile alla formazione dell’identità, alla conoscenza dei propri limiti, alla sperimentazione dei bisogni e della frustrazione. Quello che accade a livello relazionale e familiare è un progressivo allontanamento o almeno la minaccia di allontanarsi dalla casa familiare per esplorare il mondo. E’ qui che i genitori sentano aumentare spesso l’ansia e la preoccupazione per il timore che i figli si mettano in pericolo. Ricordate che il gruppo dei pari è influente ma la scelta di un adolescente è fortemente influenzata dal rapporto con i genitori.

Quindi cosa si può fare come genitori?
- assumere posizioni di autorevolezza nei confronti dei figli;
- costruire una buona relazione basata su ascolto e comunicazione;
- interessarsi alla loro vita e alle loro amicizie;
- non giudicarli, piuttosto fate loro domande riflessive che li spingano a cambiare e a riflettere;
- mantenere una coerenza educativa e condivisione tra i genitori;
- condivisione di valori familiari e pro-sociali e una genitorialità supportiva e dunque emotiva, cognitiva e sociale;
- parlare di sostanze, discuterne ed informare i propri figli;
- proteggere i figli dai conflitti di coppia.
Questi sono alcuni fattori di protezione sui quali i genitori possono lavorare per fornire uno zaino pieno di strumenti per i propri figli; potrà accadere che loro inizialmente non capiranno, sembreranno allontanarsi, rifiutare e alzare muri, ma il genitore supportivo è colui che si siede accanto a questi muri e attende, prima o poi si sgretoleranno. E’ inoltre utile ricordarsi che i figli non rifiutano i genitori ma il ruolo che essi assumono nell’adolescenza, ecco che un loro rifiuto non è più distruttivo per il genitore.
Inoltre, rispetto all’uso di sostanze è necessario ricordare che l’intervento familiare e soprattutto genitoriale per l’adolescente risulta essere il più efficace per prevenire situazioni potenzialmente a rischio perché consente alla famiglia di fare fronte compatto alla dipendenza, che spesso viene sottovalutata e illusoriamente gestita dal figlio. Accompagnarlo laddove lui non arriva è il primo modo per aiutarlo, ma uscendo dall’idea che sia lui il problema e remando verso una direzione comune.
Dott.ssa Lisa Sartori Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico relazionale.

Uscire dalla dipendenza da sostanze con EMDR
“Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto; porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto quanto quello della schiavitù. L’unica differenza è che si paga con piacere e con un sorriso… anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime” Paulo Coelho
La dipendenza da sostanze ( alcol, marijuana, cocaina, eroina, crack, anfetamine, ecstasy, ketamina, speed…) è una forma patologica di abuso di sostanze che implica un’alterazione del comportamento che da semplice abitudine diviene una ricerca spasmodica del piacere attraverso sostanze, strumenti o comportamenti che conducono alla condizione patologica. Sia che si parli di dipendenza da sostanze sia che si parli delle nuove dipendenze ( internet, gioco, affettiva, sesso) esse hanno comunque alcuni aspetti in comune:
- Tolleranza: ovvero il bisogno di dosi notevolmente più elevate della sostanza ( oggetto della dipendenza) per raggiungere l’intossicazione o l’effetto desiderato, l’effetto è notevolmente diminuito con l’uso continuativo della stessa quantità della sostanza;
- Astinenza: la stessa sostanza (o una strettamente correlata) è assunta per attenuare o evitare i sintomi di astinenza che si presentano come fisici e psichici;
- Craving o uso compulsivo: una grande quantità di tempo viene spesa in attività necessarie a procurarsi la sostanza, ad assumerla o a riprendersi dai suoi effetti. In questa fase, avviene l’interruzione o la riduzione di importanti attività sociali, lavorative o ricreative a causa della dipendenza.
La dipendenza da sostanza inizia ad emerge fin dalla prima adolescenza ( pre – adolescenza) ed assume spesso un aspetto relazionale e di comunicazione all’interno della famiglia d’origine. Ecco che il giovane adolescente ottiene, per così dire, dei vantaggi secondari dall’uso delle sostanze come la gestione di emozioni dolorose e difficili da sentire e verbalizzare, legami esclusivi con i genitori o almeno con uno di essi e con la sostanza si ferma il tempo familiare: ecco che conflitti, ipotetiche separazioni vengono bloccate dalla dipendenza. Ma la dipendenza può emergere anche in età adulta, seppur già presente nel passato ma può esserci un momento della vita dell’individuo nel quale le sostanze assume un valore importante e decisivo per il presente e il futuro. Ecco che le relazioni e le normali attività ( ricreative e lavorative) cessano a poco a poco di esistere al fine di dedicare sempre più tempo alla propria illusione. Nella dipendenza il sintomo è soltanto la punta dell’iceberg: è invece fondamentale comprendere i motivi per cui la persona è incappata in una forma di dipendenza, indagando la sua storia personale e familiare, professionale, le sue relazioni, i suoi vissuti ed eventuali traumi. Senza fare questo, non è possibile trattare le dipendenze in modo efficace.
Come uscirne?
Per trattare le dipendenze è importante che vi sia la motivazione la trattamento nel caso di una richiesta individuale mentre, spesso negli adolescenti, la richiesta passa per la famiglia che allarmata richiede aiuto. Ecco che gli interventi di psicoterapia , seppur personalizzati, passano dalla presa in carica individuale, di coppia e familiare.
Quali sono i vantaggi dell’emdr nella psicoterapia per le dipendenze?
L’emdr è una tecnica specifica per lavorare sulle memorie traumatiche che persistono nell’individuo e che possono aver contribuito allo sviluppo della dipendenza. E’ stato dimostrato che persone dipendenti sono state esposte a traumi di natura sia psichica che fisica e che tali aspetti spesso nelle dipendenza si perdono perché vengono “soffocati” dalla sostanza. Sentire di non essere desiderati, amati, stimati o ascoltati possono essere solo alcuni delle fratture che persistono nella memoria di ogni individuo. Ecco che grazie all’emdr si ottengono buoni risultati sia sulla dipendenza come comportamento sia sulla dipendenza. A volte la dipendenza stessa porta con sé ricordi traumatici, legati alla storia di abuso e si può lavorare sull’astinenza attraverso diversi protocolli che aiutano la persona ad ascoltare la dipendenza a livello comunicativo e lavorare al fine di installare le risorse utili all’individuo per superare la dipendenza.
Ecco che il lavoro con Emdr all’interno della psicoterapia sistemico relazionale si può così riassumere:
- costruzione della storia individuale, familiare e della dipendenza;
- lavoro con emdr sull’astinenza;
- lavoro con emdr sui ricordi traumatici che necessitano della sostanza per essere controllati;
- si focalizzerà sul futuro, per preparare la persona ad affrontare le situazioni e gli eventi in modo sano senza ricorrere alla sostanza.
Lisa Sartori Psicologa_ Psicoterapeuta sistemico – relazionale

Il disagio adolescenziale e come superarlo.
“Amo gli adolescenti perché tutto quello che fanno lo fanno per la prima volta”
Jim Morrison
L’adolescenza è per eccellenza la fase del ciclo di vita nella quale i cambiamenti fisici, psichici e sociali sono eclatanti, presenti e risuonano in tutto il sistema di appartenenza dell’adolescente, dalla scuola alla famiglia per non tralasciare i tanto importanti amici. Il vissuto dei genitori spesso è di impotenza e smarrimento nonostante ogni genitore sia stato a sua volta un adolescente, ma questo non basta per aiutare il proprio figlio a riconoscere un disagio, comunicarlo e superarlo.
Le espressioni del disagio adolescenziale possono essere differenti, in relazione alle caratteristiche di personalità ed ai diversi contesti sociali, scolastici e familiari. Il disagio si può esprimere attraverso sintomi e reazioni come:
- depressione;
- disturbi d’ansia;
- anoressia nervosa e bulimia;
- ritiro sociale;
- dipendenze da internet;
- autolesionismo;
- comportamenti aggressivi nei contesti familiari, scolastici e sociali;
- problemi o abbandono scolastico;
- reati;
- disturbi della condotta;
- abuso di alcol o di droga;
- sensation seeking (ovvero attività estreme e pericolose).
Questi sintomi non sono così sporadici nell’adolescente, anzi, in questo particolare periodo storico anche la soglia del disagio adolescenziale sembra iniziare ancora prima, ovvero nel periodo preadolescenziale. Gli eventi stressanti in questo periodo della vita possono essere svariati, e ciò che protegge l’adolescente è la capacità di fronteggiare tale stress in maniera funzionale.
Tale capacità si acquisisce nel contesto familiare in primis, partendo da come i propri genitori affrontano lo stress e insegnano a riconoscere limiti e risorse nel proprio figlio. L’adolescenza però non è solo disagio e difficoltà ma anche un momento di estrema curiosità, leggerezza e ricerca di identità che consente ai giovani di sviluppare i loro interessi, coltivare le relazioni e ricercare se stessi attraverso l’aiuto anche del gruppo dei pari. Per ritornare però alle fonti di stress esse possono essere ( citandone alcuni e i più frequenti):
- difficoltà scolastiche;
- pensieri e sentimenti negativi su se stessi;
- solitudine e bullismo e cyberbullismo;
- isolamento sociale;
- cambiamenti nel proprio corpo;
- Difficoltà relazionali intra ed extra familiari;
- separazione dei genitori;
- lutto e malattie;
- eccessive aspettative familiari;
- cambiamento di contesto, trasloco.
Cosa fare se un adolescente soffre di disagio?
I disagi dell’adolescente suggeriscono una presa in carico familiare: la storia di vita della famiglia intera, la fase di vita della famiglia, la comunicazione e la qualità delle relazioni presenti al suo interno sono elementi importantissimi dai quali non si può prescindere per una valutazione corretta del disagio che l’adolescente presenta.
Il contributo dei genitori è dunque determinante nell’accompagnare l’adolescente a superare le proprie difficoltà: dunque essi sono risorsa per il cambiamento dei propri figli e per il superamento di difficoltà specifiche anche fuori dal nucleo familiare.
Per questi motivi è dunque opportuno rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta famigliare per una valutazione attenta della problematica in atto e un eventuale trattamento terapeutico. Di elezione in questi casi è infatti la psicoterapia familiare ad orientamento sistemico-relazionale in quanto terapia breve e pragmatica con l’obiettivo di aiutare tutto il sistema familiare e riscoprire nuovi equilibri.
Alla psicoterapia familiare può essere utili affiancare un lavoro individuale con il figlio e di coppia per i genitori, al fine di trattare specifiche tematiche in quanto spesso necessitano di un loro spazio che poi può trovare un senso anche all’interno di una terapia familiare.
Dott.ssa Lisa Sartori Psicologa e Psicoterapeutica Sistemica _ Relazionale

5 modi per aiutare tuo figlio ad uscire dalla dipendenza da sostanze.
“La cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro.” (Frank A. Clark)
La dipendenza da sostanze quando arriva alla porta di casa non bussa per entrare e non chiede il permesso, non entra in punta di piedi e non si accomoda silenziosamente. Al contrario entra con irruenza, inizialmente senza farsi sentire ma pronta ad esplodere come un vulcano, come un onda che precede lo tsunami includendo l’intero nucleo familiare. Ecco che il figlio, con la dipendenza tiene apparentemente in scacco la famiglia, fratelli e sorelle incluse: tutte le attenzioni si riversano, soprattutto da parte dei genitori, al controllo del figlio dipendente che a volte include anche la famiglia allargata. Lottare contro le sostanze diventa una battaglia familiare e ciò che accade è che si perde di vista la persona, con le sue fragilità e con le sue difficoltà in nome della lotta alla sostanza.
Dalla mia esperienza clinica con le dipendenze mi sento di condividere alcune riflessioni sull’importanza del ruolo genitoriale nel processo di guarigione dalla dipendenza sottolineando come siano proprio i genitori, nella maggioranza dei casi, ad essere una risorsa indispensabile per il trattamento efficace. Nell’ottica sistemica relazionale ogni sintomo, dipendenza inclusa, assume un significato decisivo ed importante in ottica familiare: con la sostanza vi sono degli effetti evidenti al nucleo familiare, ci sarà chi si preoccupa maggiormente, chi meno, chi era distante o indaffarato e che ora interrompe ciò che fino a poco prima faceva per dedicarsi totalmente al figlio dipendente, genitori in conflitto che smettono di litigare perché presi da altro e fratelli che si fanno da parte o fungono da sostegno. Ho avuto modo di ascoltare storie di genitori smarriti, increduli, arrabbiati, sconcertati ed anche rassegnati al destino del proprio figlio, disarmati perché non informati sulle sostanze e sulla dipendenza, così come sulle modalità di intervento necessari ed efficaci.
Di seguito tratterò alcuni passi fondamenti per entrare in comunicazione con un figlio dipendente da sostanze e poter gettare le basi per un intervento di cura efficace:
- non giudicate ma ascoltate, sotto gli abiti del dipendente vi è un figlio fragile, esposto a traumi e in una fase di difficoltà;
- le sostanze assumono il ruolo di portatori di informazioni ( a prescindere dal tipo di sostanza) ci dicono che qualcosa non funziona e che ciò che forse funzionava un tempo ora non è più adatto al benessere dei figli;
- il gruppo dei pari ha una sua fondamentale importanza e non è del tutto negativo, anzi, diventa il luogo per eccellenza di crescita e messa in discussione dei figli. La scelta rispetto alle amicizie o ai bisogni sociali nasce sempre all’interno del nucleo familiare ed è importante educare i figli alla costruzione di relazioni sane ed efficaci così da consentirgli di avere strumenti di orientamento nel mondo delle relazioni;
- i limiti e le regole familiari sono importanti e necessari laddove però essi sono frutto di un accordo genitoriale educativo e non frutto di spinte individuali e di conflitto genitoriale;
- rendetevi disponibile per interventi familiari: la terapia familiare è la più indicata per il trattamento delle dipendenze e questo per diversi motivi: per prima cosa spesso i figli sono restii ad andare da uno psicoterapeuta o, nel caso di una dipendenza avanzata, il primo intervento richiesto sarà quello farmacologico che potrà fornire il serD, ed inoltre l’intervento familiare consente a tutti di dare un contributo al processo di guarigione entrando in una dimensione di ascolto e confronto tra punti di vista e aspettative così come possibili soluzioni; il sostegno genitoriale in questi casi è importante e può essere affiancato alla terapia individuale del figlio, oltre alla terapia familiare.
Questi sono alcuni punti chiavi per la gestione e il possibile intervento della dipendenza da sostanze e quello che è importante è entrare in una dimensione di cura e aiuto piuttosto che di colpa e giudizio. La dipendenza assume, a livello psicologico e psicoterapeutico, un senso così come ansia, depressione, disturbi alimentari pur mettendo in gioco differenti aspetti sia morali, che socio culturali. I genitori diventano il punto di svolta alla dipendenza e, più l’intervento di aiuto e cura inizia in età precoce o ai primi segnali, più i risultati saranno migliori.
Dott.ssa Lisa Sartori, Psicologa e Psicoterapeuta sistemica – relazionale.